Incantevole Figini, puntuale Merlino, da Rolland a Guerra, o viceversa, nella disamina della gerarchia gentile, tanto più non si vince, dei ciclisti che hanno indossato maglia rosa e maglia gialla, per più giornate.
Noi, fortunati del ciclismo, da un atollo sul quale le stelle ci sono amiche e la luna ci scruta anche se al buio tutte le notti, abbiamo però un primato specifico da applaudire per delega, ancora.
Ed è quello di Charly Grosskost, il finisseur francese scomparso per un malore in bici nel 2004, artista dei cronoprologhi, che la prima maglia rosa e la prima maglia gialla le indossò incredibilmente nella stessa annata. Era il 1968, doppia ouverture.
Al Giro d' Italia, a Campione d' Italia, davanti a Bitossi e Dancelli, Al Tour, precedendo Janssen e Poulidor, a Vittel. Maglia Bic, fra Aimar e Desvages, basette strappacuori, un aplomb da cantante anni '70, Gerard Lenorman o Michel Delpech, qualche peccato nel passato da dilettante, Grosskost firmò da autore d' essai quei due prologhi. In rosa e in giallo, brevissimi esordi, un paio di giorni in totale, perché al Tour del '68 riuscì a vincere anche il giorno dopo, battendo Italo Zilioli.
Un inseguitore più volte effimero, i chilometri oltre il quinto - da buon pistard - erano per lui un oltraggio allo stile, alla bella scrittura. Lui, in maglia 'Bic', che di biro banale non siglava nulla. Sanciva i suoi tempi migliori, certo, inforcando come per un elzeviro una stilografica blè.
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