E da domani tutti al bar, a discutere dei se e dei ma, che è in definitiva il nostro sport veramente nazionale. Siamo tutti fuoriclasse imbattibili, nel ramo senno di poi. All’occorrenza, sottopongo questa rapida traccia, per facilitare il lavoro. Niente di vincolante, solo qualche spunto:
Se il nevicone di maggio non avesse costretto il direttore Vegni a tagliare (giustamente, doverosamente) il Gavia? Certo quella altitudine, quel chilometraggio, quella fatica avrebbero fatto bene a Nibali, lo sappiamo per esperienza. Quanto a Carapaz, chi può dirlo. In ogni caso, senza il Gavia pure il Mortirolo ha cambiato innegabilmente il suo peso specifico.
Se la stupida caduta provocata da Puccio a Frascati non avesse eliminato Dumoulin? Certo ci saremmo ritrovati un’altra situazione dopo la crono di San Marino, certo Nibali si sarebbe imbattuto in un nemico – o in un alleato – in più, certo la Movistar si sarebbe sobbarcata un lavoro supplementare.
Se anche Nibali si fosse circondato di uno squadrone del livello Movistar, senza nulla togliere alla sua? Chiunque può comprendere e ammettere che avere un ottimo Caruso è comunque un po’ diverso dall’avere Landa, Carretero, Amador. Poi non parliamo di Roglic, talmente solo da essere pronto per fare l’eremita anacoreta.
Se il direttore Vegni avesse inserito qualche salita in più nella prima metà del Giro, le consuete tappe spaccagambe sui Vulcani o sugli Appennini del Centro-Sud? Magari Carapaz avrebbe guadagnato ancora di più, ma magari Nibali avrebbe compreso prima quale fosse il vero avversario, regolandosi di conseguenza sulle Alpi, certo senza commettere l’asinata sesquipedale di Courmayeur.
Se, il se più gigantesco dell’intero Giro, Nibali non si fosse perso in piccinerie con Roglic, confezionando così la colossale asinata di Courmayeur? Quel giorno, non dimentichiamolo mai, arrivò a 18’’ da Carapaz in fuga, poi buttò tutto in vacca ripiccando con Roglic, fino ad accumulare i famosi 1’54’’ decisivi. Avesse chiuso quell’inseguimento, avrebbe magari affrontato l’ultima cronometro di Verona con la serissima possibilità di intascarsi il Giro, sempre che Carapaz nel frattempo non lo avesse nuovamente staccato su altre montagne.
Se, se, se.
Me ne scappa anche un ultimissimo, non proprio da Giro, diciamo para-Giro, molto para:
Se il Giro non avesse questa dannatissima tappa finale? Quanto meno non dovremmo sorbirci lo straziante rito di ogni singolo inviato Rai, dall’ultimo autista alla più vanitosa primadonna, impegnato nei suoi saluti e nei suoi ringraziamenti personali, con tanto di ciao-ciao con la manina: il commentatore che ringrazia il tecnico audio, il cronista sulla moto che ringrazia il pilota per non averlo ammazzato giù da un tornante, il capodelegazione che ringrazia i seimila uomini della delegazione, tutti bravissimi, tutti insostituibili, tutte persone speciali, come fare senza. Si scrivessero delle cartoline, si mandassero un whatsapp…
Se almeno il saluto Rai non fosse un arrivederci.