Ormai l'attesa per la conquista del Trofeo senza fine è solo una formalità. Richard Carapaz ha superato anche l’ultima insidia rappresentata dalla tappa di Croce d’Aune e, ormai, non c’è più nulla che possa fermarlo dal conquistare il suo primo Giro d’Italia. L’ecuadoriano non ha praticamente mai sofferto, rispondendo in prima persona agli attacchi dell’Astana e all’allungo in discesa nel finale di Vincenzo Nibali: «L'Astana ci ha provato più volte, il nostro obiettivo era di terminarla più comodamente possibile. La squadra ha risposto nella miglior maniera, supportandomi al meglio e rendendo il mio compito più facile» ha spiegato la Maglia Rosa in conferenza stampa.
Nel finale ha provato anche a lanciare il compagno Landa verso il successo parziale, poi sfuggito a causa della rasoiata di Bilbao: «Landa, Nibali ed io siamo andati d’accordo nel finale, a tutti conveniva staccare Roglic. Ho risposto all’attacco di Nibali in discesa che poi, una volta ripreso Landa, ha fatto il ritmo per riprendere i fuggitivi. Nel finale mi sono messo in testa per vedere se Landa potesse vincere la tappa».
Si può dire che in questa Corsa Rosa, il corridore della Movistar sia stato il più forte in salita, nonostante non ne conoscesse quasi nessuna: «La maggior parte delle salite non le conoscevo, però ho dei grandi direttori sportivi che mi hanno informato su pendenza e durezza generale. Avevo analizzato le tappe e più o meno le avevo memorizzate, questo mi ha aiutato a soffrire e gestirmi al meglio. Oggi eravamo tutti al limite, ma la sofferenza più grande l’ho avuto lo scorso anno sullo Zoncolan». In queste frazioni c’è sempre il rischio di essere vittime della follia dei tifosi, come successo a Lopez: «Ogni tanto la gente non pensa, c’è qualche tifoso che di tanto in tanto perde la testa, e se sei vicino ai corridori rischi di ostacolarli. Non ci si rende conto della pericolosità».
Infine, una battuta sul doppio saluto con Nibali e Landa: «Nibali ha fatto un bel gesto, lo ringrazio. Io e Mikel non ci dimenticheremo di questa giornata, l'abbraccio è stato naturale».
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