A come anticipo. Nel senso di muoversi prima del previsto. E’ la scelta fatta da Dumoulin, Nibali e Roglic alla vigilia della crono: anziché gareggiare per ultimi, hanno preferito farlo qualche ora prima, per evitare brutti scherzi dal meteo. Ha addirittura esagerato Davide Cassani, uno che col tempo ha ormai dimestichezza perché con tutti gli impegni che riesce ad onorare ha già battuto il primato dell’ora: in una riesce a farne stare tre. Sul percorso della crono di San Luca, il ct si è presentato addirittura domenica scorsa, beccandosi una delle giornate più fredde e bagnate dell’anno. Lapidario il commento: ‘Ho capito di dover lavorare ancora su un altro tipo di tempo’.
D come dispetto. Nel senso di gesto fastidioso. Particolarmente irritante quello rivolto dalle squadre ai telecronisti, costretti ad affrontare veri e propri scioglilingua. Ha cominciato la Quick Step, non una squadra qualsiasi, ma la prima al mondo: andava tutto così bene, e invece si è scelta un nome che impasta la lingua a chiunque lo avvicini. Si scrive Deceuninck, azienda che costruisce telai: per finestre e non per bici, ma siamo lì, perché ci sono bici che nulla hanno da invidiare a cancelli e serramenti. Da inizio stagione l’hanno chiamata in tutti i modi: Dekoening, dekunik, diseuinink, dekonig a seconda di chi è al microfono. Un po’ come accadeva ai tempi di Cruyff, chiamato Craif, Kruiv, Croiff e Creiff almeno fino a quando non è arrivato il mitico Ciotti a ribattezzarlo il Profeta del gol. Adesso al Giro c’è un esame più tosto della prova costume, che pure si affronta in questi giorni: pronunciare correttamente nomi di concorrenti che sembrano esercizi di logopedia. In gara ci sono Geoghegan Hart, Irizar Aramburu, Andemeskel, i giapponesi Hatsuyama e Hiroki Nishimura: se vanno in fuga insieme, il telecronista può darsi alla pastorizia. Poi c’è Gehereigzabher Werkilul, eritreo che corre con l'africana Dimension Data: quando ai suoi dirigenti è stato chiesto come lo chiamino, la risposta è stata immediata: ‘Ehi’.
P come provocazione. Nel senso di frase di sfida. Alla vigilia del Giro, Simon Yates ha mandato un messaggio agli avversari: ‘Fossi in loro, me la farei sotto’. Dumoulin l’ha presa male: dopo il pit stop sullo Stelvio, quando fu costretto a fermarsi in un campo per un attacco intestinale, c’è da capirlo.
R come Roglic. Nel senso di Primoz, uno dei grandi favoriti e prima maglia rosa. Arriva dagli sport invernali: la sua specialità era il salto con gli sci dal trampolino. Campione del mondo juniores della specialità, in bici ha già vinto tappe al Giro e al Tour, dove ha pure sfiorato il podio: si può dire che non abbia accusato il salto da uno sport all’altro. Da quando si è dato al ciclismo, si è asciugato fisicamente perché è molto rigoroso con l’alimentazione: a cena come massimo sfizio si concede un saltimbocca, altrimenti salta. Grazie ai risultati ottenuti, si è accreditato tra i possibili vincitori di un grande giro, a cominciare da questo: non è il classico salto nel buio. Quando gli è stato proposto dai tecnici di puntare subito al Tour, li ha frenati: un passo alla volta, ha detto, meglio evitare salti in avanti. E’ consapevole, ma anche molto umile: a un giornalista che gli ha chiesto se poteva intervistarlo in albergo, ha risposto garbatamente ‘non ti preoccupare, faccio io un salto da te’. Al Giro si presenta dopo tre brevi corse a tappe nelle quali ha sempre fatto centro: dopo il salto con gli sci e il ciclismo, forse ha un futuro nel tiro a segno.
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