Davide Cassani, il team dell’Emilia Romagna Team l’ha pensato come ct della Nazionale o come presidente Apt?
«L’idea iniziale era fare qualcosa per promuovere l’attività giovanile in una terra in cui le squadre si erano ridotte. Poi l’abbiamo sviluppata: siamo la regione che punta sul turismo sportivo, questi ragazzi sono le nostre guide».
Perchè la bici?
«Perché ha un legame solidissimo con il turismo: i bike hotel sono nati qui più di vent’anni fa. Si è capito subito che il ciclismo legato al turismo sarebbe stato un business: se la Nove Colli è diventato un evento mondiale è perché il territorio ci ha creduto».
A pedalare in Emilia Romagna sono soprattutto gli stranieri: come si spiega?
«Gli italiani pensano prima di tutto alle nostre spiagge. E invece, appena vai nell’entroterra, trovi borghi favolosi e paesaggi incantevoli, che gli stranieri frequentano facendo sport: ora che la bici è di moda sarà più facile anche per i nostri connazionali scoprirli».
Cosa si aspetta dalla squadra?
«Intanto permetterà ad alcuni giovani di fare attività vicino a casa: sei di questi atleti sono nati nel 2000 e vanno ancora a scuola. Poi mi auguro che diventi una vetrina importante: raccontando le storie di undici ragazzi, vogliamo invitare la gente a venire qui perché si pedala e si vive bene».
L’obiettivo successivo?
«Essendo la prima regione a fare un’esperienza del genere, sarebbe bello essere imitati. Possiamo dimostrare che, mettendo insieme pubblico e privato (la squadra ha sponsor importanti come Winny’s, Pinarello, Banco Bpm, ndr), si può sostenere un progetto sportivo per i giovani».
Da presidente Apt cosa la farebbe felice?
«Se questi ragazzi diventassero il volano per affrontare temi come sport, turismo, mobility e salute: la loro attività può toccare tanti aspetti, perché il ciclismo non è soltanto agonismo. Un euro speso per fare sport ne fa risparmiare tre in salute: vi sembra poco?».
da Il Resto del Carlino
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