Claudio Chiappucci ha passato gran parte dei Natale da corridore sul fango dei tracciati ciclocrossistici. Per lui, che era considerato uno stakanovista del gruppo, non esistevano infatti pause invernali o break dalle corse. Sceso dalla bicicletta da strada, prendeva quella per lo sterrato e cominciava a girare l’Europa, continuando a gareggiare appena se ne presentava l’occasione. Niente panettoni o pandori, quindi, e neanche alberi di Natale o regali, solo polvere, sterrato, ruote grasse e competizione.
Tutto ciò non perché fosse obbligato, ma perché stare in sella ad una bicicletta, di qualsiasi tipo, valeva più di un qualsiasi regalo natalizio. E sia chiaro, “El Diablo” non correva solo per fare presenza, ma cercava sempre di lasciare la propria firma, proprio come faceva al Giro d’Italia o Tour de France. Dal 1990 al 1994 (escluso il 1991) conclude sempre in Top 10 la classifica generale della Coppa del Mondo di ciclocross; la preparazione ideale per ripartire più motivato che mai per una nuova stagione su strada.
«La mia famiglia era abituata a dover festeggiare il Natale senza di me - spiega Chiappucci -. Il mio mestiere era quello di correre e il ciclocross mi piaceva troppo. Correvo 12 mesi su 12 e negli anni ’90 era una cosa piuttosto insolita. Soprattutto dalla Francia ricevevo moltissimi inviti per partecipare alle corse: per rispetto di tutti quei tifosi che magari mi avevano supportato durante l’anno su strada, non potevo dire di no».