Si ama Coppi perché un campione (e ancora di più il Campionissimo) del ciclismo appartiene alla strada, alle montagne, alla gente, a tutti. Si ama Coppi perché si ha il bisogno fisico, la necessità morale, perfino l’urgenza spirituale di amare chi può, chi vuole, chi esce e ci riesce, chi fa e ce la fa. Si ama Coppi perché era sport, che è l’arte della fatica, e letteratura, che è l’arte della poesia anche in prosa, e musica, che è l’arte del silenzio, e insomma la vita.
Si ama Coppi perché era il Novecento, perché era lo spazio diviso per il tempo, perché era qualsiasi tempo, perché era l’Abetone e la Crespera, il Sella e il Pordoi, il Vars e l’Izoard, il Vigorelli e tutti gli anelli, perché era un uomo solo anche quando stava in gruppo, perché era una maglia biancoceleste ma anche rosa o gialla o tricolore o azzurra o iridata, perché era un signore e non un dottore, perché alle poltrone preferiva le selle, perché la morte gli ha regalato giovinezza ed eternità.
Il 2019 sarà l’anno di Coppi: il centesimo dalla nascita, il 15 settembre 1919. Giacinto Bevilacqua e Renato Bulfon regalano il primo dei libri – quanti? tanti – che per l’Airone (diritti d’autore a Orio Vergani) saranno immaginati e pubblicati sui suoi colpi di pedali e di vita, le sue dichiarazioni di esistenza e resistenza, i suoi voli in cielo e a terra. “Cento Coppi” (Alba Edizioni, 156 pagine, 15 euro, con una sentita prefazione di Carlo Delfino) è un modo semplice, svelto, pratico per ricordarlo 10 volte in 10 modi: le 10 imprese leggendarie, le 10 maglie gloriose, le 10 biciclette, i 10 grandi avversari, i 10 momenti difficili, le 10 persone influenti, 10 belle copertine, 10 cartoline rare, 10 ritratti e caricature, 10 pubblicità di successo, nonché – in appendice – 100 figurine e 100 (più altri sei) compagni di squadra.
Bevilacqua, giornalista appassionato di ciclismo, aveva già misurato la grandezza con “Gino Bartali – 100 anni di leggenda” e l’umiltà con “Pietro Polo, il più forte gregario di Francia”. Bulfon, proprietario di un negozio di bici innamorato di ciclismo, continua a collezionare giornali e riviste, fotografie e cartoline, maglie e biciclette, nel tentativo di fermare il tempo e impadronirsene. In “Cento Coppi” Bevilacqua e Bulfon hanno selezionato e scelto, individuato e illustrato, documentato e tramandato, elencato e riprodotto le prime pagine della “Gazzetta dello Sport”, “Tuttosport”, “Corriere dello Sport” e “Stadio” il giorno dopo le imprese, le copertine della “Domenica del Corriere” e del “Vittorioso”, un volantino di propaganda della Democrazia Cristiana, la confezione delle lamette da barba, la pubblicità di un ricostituente energetico e depurativo e quella di un liquore alla crema all’uovo e al cognac… in cui Coppi è protagonista, testimone, massimo comune divisore.
Così si ama Coppi perché, a 100 anni dalla sua nascita, è ancora un uomo solo, ma non più tanto solo, al comando.
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