La civiltà degli uomini che vorremmo nostri simili non desidera certo di aspettare la nuova fine giovane di un calciatore per una diversa solidarietà. E lo stop di una banale attività ludica. Ma il perseguire sinistro del calcio oggi, in una giornata di lutto nazionale, e di siffatta entità, è una vergogna che si riverbera su di noi. Uomini e scrittori. O uomini soli.
Che perdano tutti, come i francesi, gli albanesi e gli italiani (non solo i napoletani) caduti senza colpe a Genova. Che per una loro autorete perdano tutti.
E sia ludibrio, perché insegnino qualcosa ai loro figli, a chi applaudirà spudorato a un gol. Ci lascino una traccia bianca, invece del capoverso, per dimostrarci di aver compreso cosa è la vita. 'The theatre must go on', ma il calcio non è una sala operatoria - dove è in gioco, anche se ci è morta una figlia il giorno prima, la vita altrui e operiamo lo stesso - è solo un volgare mercimonio. Che Dio vi perdoni.