I VOTI DI STAGI. PETER SAGAN, UNO NESSUNO E CENTOmila

TOUR DE FRANCE | 22/07/2018 | 19:29
di Pier Augusto Stagi

Magnus CORT NIELSEN. 10. È veloce, a fare tutto. È veloce ad entrare nella fuga di giornata. È veloce a capire che deve stare lì, il più possibile, nel vivo della corsa, per poi sperare di riacciuffare Majka nel finale. Poi l’allungo, per scrollarsi di dosso un po’ di zavorra e poi per battere Mollema e Jon Izaguirre in volata. Semplice, elementare, efficace.


Jon IZAGUIRRE. 8. Ha poco da rimproverarsi, quasi niente. Fa tutto quello che c’è da fare. Certo, avrebbe dovuto far fuori prima Nielsen, ma se mia nonna avesse avuto le ruote, forse avrebbe vinto un Tour.


Bauke MOLLEMA. 7. Cerca di dare un senso ad un Tour fortemente condizionato dalla caduta di domenica scorsa sulle strade della Roubaix. Ha sofferto per almeno quattro giorni. Ha rischiato di fare le valigie, ora è pronto per soffrire: per risalire qualche posizione in classifica.

Domenico POZZOVIVO. 7. Segue come un ombra Jon Izaguirre, fa in modo che il compagno di squadra porti a casa il risultato migliore per tutti, e già che c’è si porta a casa 13’ in meno in classifica, per risalire un po’ la china e provare a fare qualcosa sui Pirenei. Pollicino, aiutaci tu.

Rafal MAJKA. 4. Fa una bellissima azione, ma poi non ha la forza per resistere non tanto alla reazione dei contrattaccanti che ha alle spalle, ma alla logica accelerazione di Nielsen e compagni. Si gestisce malissimo, con poca lucidità tattica, e questo mi ha sorpreso molto.

Peter SAGAN. 100. Cento volte Peter, cento volte bravo. Nessuno nella storia del Tour e di questa maglia ha vestito tante maglie quanto il campione slovacco. Lui è davvero unico. Quindi: uno (è davvero unico), nessuno (come lui), centomila (maglie).

Liliam CALMEJANE. 6,5. Tra i protagonisti di giornata c'è il portacolori della Direct Energie. Oggi correva sulle sue strade, essendo della provincia di Tarn. Calmejane accelera sull'ascesa del Col de Sié e sta per parecchio in favore di telecamere. Poi lui si stacca e le telecamere staccano. 

TOUR. 5. È una macchina da guerra, un evento che merita di essere visto e seguito, per la sua grandezza, ma anche per come è organizzato. Avranno da migliorare diverse cose, come tutto è migliorabile, ma hanno da insegnare al mondo. Chi ambisce a diventare un punto di riferimento nell’organizzazione degli eventi, non può esimersi di fare un salto al Tour per comprendere i segreti di una macchina organizzativa pazzesca, senza uguali. Detto questo, una piccola nota dolente che va evidenziata: questo fine settimana è stato da taglio alle vene. Due tappe combattute, piuttosto monotone e prevedibili. Una settimana fa, di domenica, hanno messo il pavé della Roubaix: molto bene. Questa volta un fine settimana anonimo. Il Giro, meno blasonato e meno Grand, nei fine settimana ha sempre messo qualcosa di interessante, anche quest’anno. Montevergine e Gran Sasso; Zoncolan e Sappada; Cervinia e Roma. Piccole cose: dettagli. Ma basta così poco.

TOUR. 8. Fanno le loro figure, e l’abbiamo stigmatizzato senza timori reverenziali, ma quando ci si trova davanti ad una organizzazione che non esita a prendere posizione come per il grave problema dei fumogeni che da martedì sono banditi e chi verrà colto in fragrante con un fumogeno in mano sarà arrestato, beh, che dire? Chapeau!

 

 

 

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