Ma dove la trovate una maglia gialla che fra il Giro d’Italia Under 23 (7-16 giugno) e il Giro della Valle d’Aosta (11-15 luglio) trova il tempo e la voglia di dare un esame scritto (Biologia molecolare) all’università (Medicina) e prendere 29? E che lunedì, concluso il Giro della Valle d’Aosta, darà l’orale di Biochimica, così da mettere fine anche agli esami del secondo anno?
Ma dove la trovate una maglia gialla che di sé, scalatore, spiega: “Dovrei essere uno scalatore. La salita è dove vado meno peggio. La salita dimostra quello che sei, quello che vali, ti fa conoscere i tuoi limiti, i tuoi confini. E’ in salita che capisci se puoi tenere la ruota dei migliori: se su una salita che conosci fai un minuto in più o in meno, ecco la risposta, ecco la sentenza. La salita mette a nudo il corridore, lo spoglia, lo rivela”.
Ma dove la trovate una maglia gialla che arriva secondo per una ingenuità, una fesseria, una leggerezza, un errore, una mancanza – perde la volata a due perché non conosce il finale – e lo ammette: “Non sapevo niente, non avevo visto niente, non avevo chiesto niente. Pensavo che l’arrivo fosse in paese, invece era dopo. Non ho notato i cartelli, forse c’erano, forse non c’erano, il traguardo era dietro la curva, mi sono fatto anticipare e addio vittoria. Ma di un secondo posto non ci si può mai lamentare”.
Ma dove la trovate una maglia gialla che racconta “la mia prima bicicletta deve essere stata una Viner, data da Florido Barale, il figlio di Germano Barale, che correva con Fausto Coppi. Negozio e squadra, passione e corse. La prima corsa da esordiente primo anno, in provincia di Novara: caddi e fui portato all’ospedale. Per quella stagione pensai che fosse meglio andare con più tranquillità e fare meno corse. Ricominciai da esordiente secondo anno. Per la prima vittoria dovetti aspettare di correre da allievo primo anno. Ad Acceglio, in provincia di Cuneo: finale in salita, arrivai da solo”?
Ma dove la trovate una maglia gialla che alle domande “programmi?”, “progetti?”, “speranze?”, “obiettivo?”, risponde – sempre - “spero di divertirmi”? E che alle domande “com’è andata?”, “che cos’è successo?”, “come ti senti?”, risponde – quasi sempre – “mi sono divertito”? E che al giornalista, alla fine di un dialogo o di un’intervista, chiede “ma tu ti sei divertito?”.
Ma dove la trovate una maglia gialla che ha letto Italo Calvino, da “Le città invisibili” a “Il sentiero dei nidi di ragno”, da “Il visconte dimezzato” a “Il cavaliere inesistente”, e poi, letto e riletto, “Il barone rampante”? E che commenta “la leggerezza e la fantasia di Calvino si adattano, moltissimo, anche nel modo di andare in bicicletta, dedicarsi al ciclismo, affrontare una salita”?
Ma dove la trovate una maglia gialla che spiega che “due salite le conoscevo perché le avevo fatte in bicicletta con mio padre, e che il bello di andare in bici con mio padre è stare insieme e condividere la stessa strada”?
Ma dove la trovate una maglia gialla che dice che la maglia gialla è più di quello che sperava, visto che lui sperava solo di divertirsi, e che tutto quello che verrà, da adesso in poi, sarà solo in più?
Ma dove la trovate una maglia gialla che, alla domanda “a chi dedichi la maglia gialla?”, comincia a rispondere “ai miei genitori, a mio fratello, alla mia squadra, ai miei compagni…”, e perché smetta di rispondere bisogna portargli via il microfono o fargli subito un’altra domanda?
Ma dove la trovate una maglia gialla che dichiara che “è tutto bello” e di cognome si chiama Bellìa? Già: Matteo Bellìa, 20 anni, piemontese di Domodossola, dorsale 92, maglia bianca della Iam Excelsior svizzera e maglia gialla al Giro della Valle d’Aosta.
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