L'ABC di COSTA. HALLER, NIZZOLO, GAVIRIA: CORRONO TUTTI PER SPOT
GIRO D'ITALIA | 08/05/2017 | 16:16 di Angelo Costa -
R come riposo. Nel senso di giorno di pausa. Causa spostamenti fra le isole, quest’anno il Giro ne concede uno più del solito: nei bagagli dei partecipanti sono segnalati in forte aumento creme solari e playstation. Qualcuno, vista l’occasione speciale, aveva pensato di portare anche le racchette da ping pong: purtroppo, fra telai e ruote non si è trovato lo spazio in ammiraglia per il tavolo. Il problema è infatti riempire giornate così diverse dall’ordinario: esaurito il ripasso in bici e l’ora di massaggio, il tempo per dedicarsi ai fatti propri non mancherebbe. Si può far di tutto, o perlomeno quel tutto che è consentito a gente che negli altri giorni non si tira certo le dita: curare i propri social, restare ore al telefono con la famiglia, guardare la tv senza il rischio di andare a sbattere contro il Processo. Va male solo a chi cura l’estetica e magari vorrebbe approfittarne per risistemarsi l’acconciatura, specialmente quando te l’hanno guastata tre giorni di vento come in Sardegna: purtroppo, di lunedì il giorno di riposo vale anche per il parrucchiere.
T come testimonial. Nel senso di ciclisti che reclamizzano i prodotti dello sponsor. Ne esistono di due tipi (di ciclisti, non di sponsor): dichiarati e occulti. Tra i primi ci sono quelli che si trasformano in veri e propri attori, bravi a recitare in spot estremi. Uno è l’austriaco Marco Haller, velocista barbuto, che per reclamizzare lo shampoo dell’Alpecin pedala sui rulli con i capelli insaponati: se passa il messaggio che quel prodotto va usato così, aumenteranno anche le vendite di biciclette. L’altro è Giacomo Nizzolo, lui pure velocista: in una pubblicità della Segafredo compare seduto sul letto, con la tazzina in mano. Nulla di strano se non avesse anche la maglia tricolore indosso e il casco in testa: è il suo modo per raccontare che certi caffè non danno solo la sveglia, ma anche più sprint. Poi ci sono quelli che, invece, lo spot lo fanno involontariamente. Fin qui il più bravo si è rivelato l’austriaco Lukas Postlberger: corre per la Bora, che fabbrica cucine, e quando ha vestito la prima maglia rosa del Giro 100 ha rivelato di esser capace di montarle. Dovesse andargli male in bici, ha un futuro assicurato. Con le prime salite, entreranno in scena anche Thomas e Landa: per capire che strategia ha pensato per loro Sky, servirà un decoder. Difficile invece collocare il colombiano Fernando Gaviria, che dopo aver preso la maglia rosa si è vuotato in testa un intero bottiglione di spumante: sarebbe stato più complicato restare nel campo del suo sponsor e rovesciarsi addosso pavimenti in laminato.
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