Editoriale
UN BEL PASSO VANTI. Il governo mondiale del ciclismo ha cambiato padrone, ma al di là della notizia, non so assolutamente se questo sia per tutti noi un bene o un male: sarà la storia a rivelarcelo. Una cosa però è certa, la parentesi segnata da Pat Mc Quaid non è stata delle più felici, anzi, molte sono le cose che non sono andate per il verso giusto: dalla più veniale, diciamo pure venale dei figli procuratori di ciclisti di rango e di corse di cartello, alle “leision” molto ardite e pericolose avute con Lance Armstrong. In mezzo, tanta confusione in materia di regolamenti, calendario World Tour, punteggi che sembrano solo e soltanto cosa loro e controlli antidoping che andrebbero affidati ad enti terzi. Chissà se Cookson ha voglia di metterci mano.
Per anni non mi sono mai sottratto a muovere critiche, rivendicando «l’utilità del dissenso», teorizzata qualche settimana fa in Laterano anche da Papa Francesco. E oggi, dopo tanto penare, ecco che alcuni solerti “saggi” dell’Uci ci propongono una bella riforma. Da quanto abbiamo saputo, il CCP, riunito qualche giorno fa a Firenze, ha deciso di sottoporre al Comitato Direttivo dell’Uci le proposte avanzate da un gruppo di lavoro «per una riforma ambiziosa del ciclismo professionistico». Le proposte - frutto di idee raccolte nel 2011 e nel 2012 - sono il risultato di raccomandazioni di uno studio realizzato dall’Institut des Sciences du Sport de l’Université di Losanna. E a cosa sono giunti i nostri geni? Hanno compreso che sarebbe bene evitare gli accavallamenti delle gare principali, di avere competizioni tutti i weekend (specialmente la domenica) e sei settimane consecutive di Classiche di primavera. Viene inoltre proposta la creazione di una «Prima» e di una «Seconda Divisione» del ciclismo, con meno corridori per squadra e meno giorni di corsa per ogni corridore in una stagione. In più, l’attuale sistema di valutazione dovrebbe essere sostituito da un sistema di promozione e retrocessione automatiche e la stagione dovrebbe essere strutturata su un calendario più compatto (da febbraio a ottobre). Ben arrivati tra i comuni mortali. Per anni ho chiesto a gran voce queste semplici riforme e, forse, saranno fatte. Come si dice? Meglio tardi che mai. Per questo saluto con grande speranza il neo presidente Brian Cookson, il quale mi auguro possa avere la forza di recepire questi elementari principi di buonsenso per fare un fondamentale passo indietro, che poi sarebbe nella sostanza un gran bel passo in avanti. Forse non per l’umanità, ma per chi ha a cuore le sorti del ciclismo, questo si.

DOPING LIBERO. Se il mitico 007 ha da sempre «licenza di uccidere», ci sono sportivi con il gene UGT2B17 che hanno «licenza di doparsi». Sì, proprio così, per gli sportivi nati e cresciuti in certi Paesi e con un determinato gene il doping in pratica è libero.
Lo studio, che per noi che non siamo degli scienziati ha dell’incredibile, dice a chiare lettere che c’è un numero significativo di sportivi e sportive che sono geneticamente predisposti al doping. La percentuale varia da circa uno su 10 per atleti di origine europea, ad uno su cinque per gli africani fino a un incredibile 2 su 3 dei nati in paesi asiatici, in particolare in Corea.
Queste statistiche scioccanti, per lo più sconosciute, possono spiegare almeno in parte la grande differenza tra il numero di atleti d’elite che assumono sostanze dopanti e il numero di chi viene pizzicato. La strada per combattere il fenomeno è chiara: i test antidoping devono prendere in considerazione non solo i nuovi farmaci, ma anche certe differenze genetiche.
Il tipo più comune di test analizza oggi urine per confrontare i livelli di testosterone (T) ed epitestosterone (E) per stabilire un rapporto T/E. Questo test può scoprire l’uso di doping, tra cui agenti anabolizzanti, che sono i farmaci più comunemente utilizzati: il 50 per cento dei positivi ai controlli antidoping risulta tale per gli steroidi o per testosterone artificiale.
Quando il rapporto T/E supera il valore di 4-1, significa che c’è possibilità di doping. Ma le persone che hanno una variante del gene chiamato UGT2B17, non risultano positive anche se si sono dopate. Perché questa variante del gene mantiene il rapporto T/E a basso livello e questo significa che enormi fasce della popolazione possono avere la “licenza di doparsi”.
Christiane Ayotte, una veterana nella lotta contro il doping, che ha lavorato in passato come esperta nei laboratori antidoping del Comitato olimpico internazionale, alla commissione medica della IAAF e gestisce un laboratorio accreditato dalla WADA in Canada, dice che il dato è allo stesso tempo scioccante e frustrante perché esistono test che possono smascherare i dopati, compresi quelli il cui patrimonio genetico permette di drogarsi impunemente, ma non sono utilizzati dalle organizzazioni antidoping o dalle federazioni sportive nazionali.
Alcuni scienziati svedesi suggeriscono che gli atleti debbano avere un “passaporto endocrinologico” per evitare che sfruttino la scappatoia. Impossibile sapere quanti atleti godano della «licenza di doparsi», ma le statistiche ufficiali della WADA parlano chiaro: da alcuni laboratori accreditati - quelli asiatici in particolare -, escono molti meno atleti positivi rispetto ad altri laboratori. Fino ad oggi si pensava che il doping fosse una piaga generalizzata. Invece è di gene.

Pier Augusto Stagi
Copyright © TBW
TBRADIO

00:00
00:00
Van Der Poel fa tre su tre e conquista anche la sesta prova della Coppa del Mondo di Ciclocross per elite che si è svolta a Gavere in Belgio. Dopo la prova di Coppa a Zonohoven, e il Superprestige a...


Ha destato scalpore, e non poteva essere altrimenti, l'arrivo di Mathieu Van Der Poel al ritrovo di partenza di Gavere, in Belgio, dove oggi è in programma la sesta manche della Coppa del Mondo di Ciclocross Elite. VDP si è...


L'iridata Fem Van Empel ha vinto la sesta prova della Coppa del Mondo di Ciclocross per donne elite che si è svolta a Gavere in Belgio. La olandese della Visma Lease a Bike, che aveva saltato le manche di Hulst...


«Cane vecchio sa…». E lo sa soprattutto Riccardo Magrini, che ha saputo pedalare fin qui, su strade scosse e mosse, tortuose o dritte, scoscese e ardite come le risalite di battistiana memoria e lui che di Battisti Celentano Mina Baglioni...


Quella che sta per iniziare, sarà per Geraint Thomas l’ultima stagione da professionista e ancora una volta lo vedremo correre al Tour de France. Inizialmente per il gallese si era pensato anche alla Parigi-Roubaix, poi la Ineos Grenadiers, attraverso un...


Sono due dei talenti più interessanti del ciclismo italiano: Edoardo Zamperini e Sergio Meris hanno chiuso il 2024 sul palco degli Oscar tuttoBICI, da cui vedono un futuro ancora tutto da scrivere ma che è già roseo. Il primo è...


Ma che cosa buffa! Ma che cosa tragica! Mi urge dentro sempre tanto - e tutto quasi nuovo, nel senso di ritrovato - da scrivere sul mio ciclismo, una sorta di enorme debito che cresce e cresce, e non so...


La bicicletta di Frank Zappa, provata, sperimentata, suonata, primo violino ma anche strumento a fiato e percussioni varie in un concerto trasmesso in tv ed entrato nella storia per quei suoni pizzicati e ticchettati, stridenti e sorridenti, sempre sorprendenti. La...


Torna questa sera alle 20.30 sulle frequenze di Teletutto l'appuntamento con Ciclismo Oggi, lo storico appuntamento dedicato al ciclismo giovanile. La puntata natalizia ci propone tre storie a cavallo fra la stagione appena conclusa e quella che sta per incominciare.Ad aprire la puntata...


Berk-Composites è un’azienda slovena che in questi anni sei è distinta per la realizzazione di selle innovative e leggerissime costruite sempre sfruttando la fibra di carbonio. Lupina Monocoque Open è una sella in cui la fibra di carbonio diventa del tutto protagonista e...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024