Tutti pazzi per Mathieu Van der Poel

di Francesca Monzone

Il ciclismo ce l’ha nelle ossa, nel sangue e lo dimostra in ogni colpo di pedale che con forza dà quando corre con la sua bici. Era un predestinato, la sua strada in qualche modo era già segnata dalle sue origini, con il nonno Ray­mond Poulidor che di certo non ha bisogno di presentazioni e suo padre Adrie, che di grandi gare ne ha vinte tante anche lui. Mathieu van der Poel è il rampollo di una famiglia che alla bici ha legato gran parte della propria vita. De­ter­minato come pochi, Mathieu non molla mai e quando ha preso una decisione, è difficile che cambi idea: questo in qualche modo è anche il segreto del suo successo, che si basa su un talento naturale straordinario, arricchito da tenacia e voglia di vincere sempre.
È lui il portabandiera del ciclismo olandese ma, viste le origini ma­terne, piace tanto an­che ai francesi. Con il suo fascino Mathieu Van der Poel ha conquistato anche i belgi ed è proprio in questo Paese che ha deciso di vivere ed è qui che nel 2021 ha conquistato un nuovo titolo Mondiale nel ciclocross.
La sua crescita è stata straordinaria e in poco tempo è diventato uno dei corridori più forti, uno di quelli che in corsa non puoi mai perdere di vista, perché quando decide di attaccare devi essere pronto a seguirlo per non vederlo scappare via. Ha vinto l’Amstel Gold Race nel 2019 e l’anno dopo ha conquistato quella corsa che fin da piccolo sognava: il Giro delle Fiandre nel 2020 è di­ventato suo al termine di un appassionante testa a tesa con Wout van Aert.
«Vincere il Fiandre è qualcosa che de­sideravo fin da bambino - aveva detto Mathieu a Oudenarde -. La volata con Wout è stata pazzesca, ho dovuto chiedere dieci volte se avevo vinto, tanta era l’incertezza...».
Quella tra Wout e Mathieu è una rivalità nata sul fango del ciclocrosss in da quando erano ragazzini e con il passare degli anni si è trasferita sulla strada. «Io non ho problemi con Van Aert, sia­mo due professionisti e ci rispettiamo».
Sicuramente il rispetto tra questi due corridori c’è ed è tanto ma la loro rivalità, che qualche volta si è tinta con i toni della leggenda, è qualcosa che fa impazzire il pubblico, sia quando lo scontro avviene su strada sia quando si affrontano nel fango del ciclocross.
Con la conquista del Giro delle Fian­dre, Van der Poel è diventato un idolo del ciclismo, ma nella sua vita esiste anche un altro momento che lo ha portato ad essere in qualche modo il corridore più amato di tutti. Bisogna tornare indietro di quasi un anno per capire di cosa stiamo parlando, esattamente al Tour de France partito da Brest in Bre­ta­gna. Van der Poel e la sua Alpecin Fenix si erano presentati al via con una maglia diversa dal solito, una tenuta viola e gialla uguale a quella indossata per tanti anni da Raymond Poulidor. Mathieu ha avuto sempre un rapporto speciale con suo nonno, un rapporto fatto di amore e rispetto e per questo voleva rendere omaggio alla sua memoria nell’unico modo che conosceva,  vincendo in bici. Anzi, di più: l’obiettivo era conquistare quella maglia gialla che il nonno, nonostante tante vittorie, tanti podi alla Grande Boucle e una carriera lunghissima, non era mai riuscito a indossare.
L’impresa è riuscita Mathieu il 27 giugno quando ha vinto la seconda tappa della Grande Boucle: quel giorno è riuscito a fare il regalo a suo nonno.
«Non ho parole per quello che ho fatto - aveva detto Mathieu Van der Poel al termine della tappa -. Ho dato tutto quello che avevo nel mio primo attacco perché dovevo assicurarmi i secondi di abbuono per prendere la maglia gialla. Ho fatto di tutto per conquistarla: oggi era l’ultima possibilità per riuscirci. Fin dall’inizio avevo sentito davvero di ave­re gambe migliori rispetto a ieri. Forse ero un po’ bloccato nella prima tap­pa ma nella seconda sono andato mol­to meglio. Non credo che dormirò molto stanotte, ho pensato a mio non­no  e sono certo che sarebbe orgoglioso di me, è un vero peccato che non ci sia più».
La sua esperienza alla corsa gialla è terminata a Tignes, non per un infortunio, ma perché Mathieu aveva deciso di volare a Tokyo per inseguire l’oro olimpico nel cross country e dimostrare al mondo intero di essere un corridore capace di emergere in tutte le di­scipline offerte dal ciclismo.
In Francia l’olandese aveva scritto un’altra pagina importante della propria carriera  e grazie ai suoi sei giorni in giallo si è già posizionato al quarto nella speciale classifica tra gli olandesi che hanno vestito la maglia di leader al Tour, dietro a Joop Zoetemelk, che in giallo ha trascorso 22 giorni, Wout Wagtmans con 12 giorni e Gerrie Knete­mann con 8.
Archiviato il Tour, ecco l’appuntamento olimpico. Mathieu si era preparato bene, impegnandosi in sessioni di allenamento con temperature elevate, cercando di riprodurre al massimo quell’esasperante calore corporeo con cui avrebbe dovuto fare i conti in Giap­po­ne.
«Abbiamo studiato ogni dettaglio e pen­so che ci siamo preparati molto bene»: così aveva detto Mathieu alla stampa prima della sua gara in mountain bike. Ma le cose non sono andate come lui aveva immaginato, perché a decidere le sorti di quella gara c’è stata una modifica - peraltro annunciata - del percorso: la rampa di legno che durante gli al­lenamenti favoriva un salto, in gara è stata tolta. Mathieu è al quin­to posto quando si trova ad af­frontare quel passaggio, sbaglia nell’impostare il salto e all’improvviso trova il vuoto sotto la sua ruota e cade rovinosamente. Prova a risalire in bici, ma il dolore è forte e ad un giro dalla fine della gara è costretto ad abbandonare.
Quella caduta ha lasciato segni importanti sul corpo dell’olandese, aumentando dei problemi alla schiena di cui soffre già da tempo: deve  stare lontano dalle corse per un lungo periodo, poi ritorna ma fatica. E nell’inverno riesce a disputare solo due gare di cross, anzi una e mezzo, poi è costretto allo stop e alla rinunciare all’obiettivo del Mondiale di ciclocross.
Lo stop è lungo, Mathieu ne approfitta anche per sottoporsi ad un intervent di pulizia al ginocchio, poi torna in sella riprendendo piano piano la preparazione, senza obiettivi dichiarati.
A sorpresa, a metà marzo il ritorno alle corse e non in una prova qualsiasi ma addirittura alla Milano-San­re­mo, la corsa più lunga del calendario internazionale con i suoi 293 chilometri. Mathieu non ama particolarmente la Classicissima, la definisce monotona, quasi noiosa, ma alla fine si convince che vale la pena gettarsi nella mischia anche senza preparazione specifica.
«Mathieu sta bene e abbiamo deciso che correrà la Milano-Sanremo - spiega il comunicato emesso dalla Al­pe­cin Fenix alla vigilia -: i problemi alla schiena sono ormai superati del tutto e quindi, invece di fare un allenamento lungo, abbiamo pensato che potrebbe partecipare alla corsa, anticipando il suo rientro alle gare che era stato fissato per la Settimana Coppi e Bartali».
Alla Sanremo Mathieu dimostra una volta in più di essere un campione e quella Milano-Sanremo che doveva essere un semplice allenamento lungo si trasforma in gara vera: Van der Poel accetta la sfida dei suoi rivali, risponde agli attacchi di Pogacar sul Poggio, si getta con veemenza in discesa e in Via Roma riesce aconquistare il terzo gradino del podio.
«Abbiamo deciso che avrei fatto la San­remo perché stavo bene, ma non dovevo inseguire particolari obiettivi, poi la corsa è andata e io mi sono accorto di non avere problemi. Il terzo posto senza dubbio è una vittoria mancata ma Mohoric non ha rubato nulla a nessuno e io sono contento della mia prestazione. Quando sono cambiate le cose? Du­rante il mio training camp in Spagna, ho capito che le cose stavano andando nella giusta direzione e che miglioravo giorno dopo giorno. In quel momento ho pensato che forse avrei potuto correre il Fiandre e in Ita­lia ab­biamo avu­to la conferma».
Van der Poel infatti è andato forte a Sanremo e poi ha dato spettacolo alla Coppi e Bartali, vincendo la quarta frazione della corsa.
«Quello per me è stato un test di avvicinamento alle corse in Belgio - ha spiegato Van der Poel -: inizialmente avevo programmato di prendere parte alle corse in Vallonia, poi mi sono convinto che avrei potuto fare bene all’Amstel Gold Race del 10 aprile. Sono andato a Sanremo e poi alla Cop­pi e Bartali per mettermi alla prova e i risultati ottenuti mi hanno fatto capire che sono pronto per scendere subito nell’agone sulle pietre del Nord e quindi affrontare il Giro delle Fiandre».
Dopo la trasferta italiana, Mathieu ha avuto la prima presa di contatto con il Belgio disputando la Dwars door Vlaanderen e per lui è stata una giornata da incorniciare, con la conquista di un nuovo strepitoso successo. A pochi giorni dalla Ronde il campione della Al­pe­cin Fenix sembra tornato davvero ai massimi livelli e conferma di essere grato alla Coppi e Bartali, dove ha realmente compreso di essere pronto a battersi sui ciottoli fiamminghi.
«Nella quarta tappa della Coppi & Bar­tali, quella che ho vinto a Montecatini Terme, ho sentito che la condizione era quella necessaria per fare bene al Fiandre. In realtà non avevo bisogno della Dwars Door Vlaanderen per convincermi di poter fare bene, ho partecipato perché mi piace correre e basta. Avevo già vinto la At­tra­verso le Fiandre nel 2019, quella era stata la mia prima vittoria nel World Tour e adesso ho replicato quel risultato in una corsa che mi piace molto».
Il Giro delle Fiandre prima e le altre classiche poi torneranno in tutto il loro splendore con il pubblico in festa, quel pubblico che a cau­sa del Covid per due anni non ab­biamo visto sulle strade. Sarà un’emozione per tutti non solo per i tifosi, ma anche per i corridori che potranno tornare ad essere acclamati nelle gare più amate.
Van der Poel questa corsa l’ha già vinta, ma il Fiandre per lui è speciale e ogni sfida ha sempre un sapore diverso.
«Non vedo l’ora di correre con il pubblico. Erano due anni che il pubblico mancava ed è bello sapere che la gente sarà nuovamente lungo le strade. Fortunatamente già correndo in Ita­lia ho potuto sentire il calore del pubblico ed è stato veramente bello».
Prima le classiche e poi la stagione di Mathieu Van der Poel che è iniziata dall’Italia con la Milano-Sanremo, potrebbe svilupparsi ancora nel nostro Paese. Prima della partenza della tappa inaugurale della Coppi e Bartali, il talento olandese della Alpecin Fenix ha confessato che «Non è ancora sicuro al 100%, ma ho in testa l’accoppiata Giro e Tour, con l'obiettivo di portarli a termine entrambi».
Una notizia importante per il Giro: la presenza dell’olandese al Tour era già certa fin dalla presentazione della squadra e del calendario del corridore, ma ora si apre la “pista rosa”. Dopo il Fiandre, Van der Poel disputerà l’Amstel il 10 aprile e la Roubaix il 17. Dopodiché farà un breve stacco e quindi volerà a Budapest per affrontare il Giro d’Italia che scatta il 6 maggio.


 

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