di Carlo Malvestio
Quando corre così, c’è solamente da alzarsi in piedi ed applaudire. Nel 2021 Simon Yates non si era ancora visto a questi livelli, ma al Tour of the Alps abbiamo ritrovato il corridore che vinse la Vuelta a España 2018, che regalò spettacolo al Giro d’Italia dello stesso anno, e che l’anno scorso dominò la Tirreno-Adriatico. Il capitano del Team BikeExchange ha fatto il vuoto nella seconda tappa, conquistando in solitaria l’arrivo tirolese di Feichten im Kaunertal, ha conquistato la maglia verde di leader - che ha sostituito la storica maglia ciclamino - e l’ha portata fino a Riva del Garda, senza troppi problemi.
FORMULA TOTA. Il Tour of the Alps è una corsa che non mente e, se la tradizione verrà rispettata, Simon Yates sarà uno dei grandissimi protagonisti del prossimo Giro d’Italia. D’altronde le strade dell’Euregio, tra Tirolo austriaco, Alto Adige e Trentino, possono essere domate solamente da atleti sopra la media, perché non c’è spazio per nascondersi con i 13.000 metri di dislivello complessivi affrontati in cinque giorni di gara. Un percorso moderno, ben disegnato, con il biglietto da visita di tappe corte e intense, tanto amate da corridori e addetti ai lavori, e ideali anche per chi si guarda la gara in televisione. Se c’è una cosa certa, è che al TotA non ci si annoia mai e nulla viene lasciato al caso.
Spostare una carovana di oltre 600 persone attraverso un confine di Stato, in piena pandemia, era cosa tutt’altro che facile, anche considerando la poca offerta alberghiera di questo periodo nefasto, ma gli organizzatori sono riusciti una volta di più a far quadrare il tutto e offrire un bello spettacolo a tutti gli appassionati. Anche dal punto di vista della sicurezza nulla da eccepire: tampone alla partenza di Bressanone per tutta la carovana e poi un altro a Feichten im Kaunertal, prima di rientrare in Italia. L’improvvisa emergenza derivante dalla positività ad un tampone di un membro dello staff della Uno-X, inoltre, è stata gestita alla perfezione come da protocollo, con la squadra norvegese che ha dovuto lasciare subito la competizione e la corsa che è proseguita regolarmente e senza frenesie.
Quest’anno l’unico dispiacere è stato rappresentato dai forfait di Egan Bernal prima, per i problemi alla schiena che ormai si porta avanti da quasi un anno, e di Vincenzo Nibali poi, caduto in allenamento con conseguente frattura del polso e partecipazione al Giro in dubbio. Per fortuna, la starting list era talmente di alto livello che ci si è dimenticati in fretta della loro assenza. E poi, sinceramente, contro un Simon Yates così sarebbe stato difficile anche per loro mettergli il bastone tra le ruote.
SIMON IMPRENDIBILE. Dicevamo, rivedere il gemello d’arte in questa condizione ci ha fatto tornare in mente quel corridore che, nelle prime due settimane del Giro 2018, faceva il bello e il cattivo tempo, attaccando e vincendo in qualsiasi maniera, anche se poi non c’era stato il lieto fine. In vista del Giro d’Italia, se non è lui il favorito numero uno poco ci manca: «È motivante poter cambiare avvicinamento di tanto in tanto, visto che di solito facevo un lungo ritiro in altura prima di andare al Giro - ha spiegato il capitano del Team BikeExchange -. L’anno scorso la Tirreno-Adriatico mi era servita molto in avvicinamento alla corsa rosa, anche se poi il covid non mi ha permesso di raccogliere i frutti. Così abbiamo deciso di provare a replicare quest’anno con il TotA che mi ha dato risposte importanti. Ho scoperto una zona bellissima dell’Italia in cui mi auguro di poter tornare in futuro, ma come turista e non come ciclista professionista».
È proprio nel nostro Paese che il ventottenne di Bury ha mostrato alcune delle cose più belle della sua carriera: «Mi piace correre in Italia, ci sono tanti percorsi adatti alle mie caratteristiche e spero di poter andare forte anche al Giro. Mi piace fare la corsa attivamente, per quello spesso attacco anche dalla media distanza senza aspettare le mosse degli avversari. I percorsi, in Italia, spesso mi permettono di farlo».
Un elemento da non sottovalutare, inoltre, è la grande solidità mostrata dalla formazione australiana durante i cinque giorni sulle strade dell’Euregio. Come ben si sa, per vincere un Grande Giro è imprescindibile avere attorno compagni fidati e in forma: «Sono davvero contento della prestazione della squadra al TotA, perché è stata una corsa dura, mai facile, e quando le tappe sono brevi e intense non sai mai cosa può succedere. A fine gara ho abbracciato tutti, perché la gran parte di questa squadra verrà con me al Giro d’Italia e questo era un passo importante».
Dopo l’eccezionale stagione 2018, culminata con la vittoria alla Vuelta a España, Simon non è più riuscito a ripetersi nei Grandi Giri, quantomeno in termini di classifica generale, ma ancora ci si chiede cosa avrebbe potuto fare l’anno scorso senza il covid. Nonostante ciò, l’inglese è pronto ad assumersi i galloni di grande favorito in vista della Corsa Rosa: «Sinceramente non so indicare chi saranno i miei rivali, lo scoprirò in gara dopo le prime tappe. Ogni corsa è diversa, perché il percorso è diverso, gli avversari diversi e la condizione fisica diversa. Non c’è nulla di standard, quindi è sempre difficile poter dire come andrà, perché effettivamente non lo so nemmeno io».
Un dubbio, però, sorge spontaneo: non sarà entrato in forma troppo presto? «Non lo so, e in ogni caso sarebbe troppo tardi per cambiare preparazione, quindi andiamo avanti e vediamo cosa succederà. In vista del TotA sapevo di stare bene, ma non così bene, sono uscito in forma dal ritiro in altura ma è anche vero che il mio grande obiettivo, il Giro d’Italia, è lontano qualche settimana. Dovrò sapermi curare, non ammalarmi come lo scorso anno, e tenere la forma».
Qualche giorno di relax nella sua casa di Andorra, ultime rifiniture atletiche in altura e poi per Simon sarà caccia alla Maglia Rosa.