di Giorgia Monguzzi
Il Giro Rosa si è da poco concluso ed è già tempo di bilanci. Sono state nove tappe intense che non hanno fatto mai mancare emozioni, frazioni l’una diversa dall’altra che hanno attraversato il centro sud Italia, dalla Toscana alla Puglia mostrando territori ricchi di storia e di emozioni. Lo spettacolo non è mai mancato, sia come percorso, sia come partecipazione di pubblico che, nonostante la paura del contagio, ha voluto essere comunque presente lungo le strade nel rispetto delle distanze. Un bilancio più che positivo per la corsa rosa giunta ormai alla trentunesima edizione. Ne abbiamo parlato con il patron Giuseppe Rivolta.
Il Giro Rosa è appena terminato. Possiamo fare già un primo bilancio?
«Il bilancio è assolutamente positivo. Fino a qualche mese fa ci eravamo rassegnati all’idea di dover rimandare tutto al 2021, poi ci siamo rimboccati le maniche e nel giro di tre settimane abbiamo rimesso in piedi il Giro Rosa. Sono orgoglioso di quello che siamo riusciti a fare, anche questa volta abbiamo dimostrato di essere una grande organizzazione che può fare cose importanti anche grazie agli ottimi collaboratori che mi affiancano. Ogni giorno è stata una grande avventura e ora che è tutto finito mi sento di dire che la soddisfazione è più che massima, siamo riusciti in cose che non mi sarei mai aspettato».
In molti alla vigilia del Giro lamentavano un percorso senza grandi salite, eppure siete riusciti a stupire tutti quanti…
«Quando organizziamo un Giro cerchiamo sempre di farlo ad hoc e quest’anno la nostra priorità era inizialmente quella di tenere presente le Olimpiadi. Già nei mesi di ottobre e novembre, in accordo con il ct Salvoldi, avevamo iniziato a pensare ad una corsa che fosse meno impegnativa ma che potesse preparare al meglio l’appuntamento olimpico. Alla fine, nonostante i Giochi di Tokyo siano saltati, il percorso è rimasto lo stesso. Nonostante sulla carta fossero altri i nostri intenti ci ha regalato un Giro molto impegnativo, ma soprattutto straordinario».
Qual è stato il momento chiave di questo giro?
«Sicuramente la tappa più significativa è stata quella di Maddaloni in cui c’è stata la caduta negli ultimi chilometri. Purtroppo è stato un momento chiave in maniera negativa, mai ci saremmo aspettati che Annemiek Van Vleuten dovesse rinunciare al suo sogno in rosa a causa di una caduta, ci ha colto tutti quanti di sorpresa. Le emozioni, per fortuna anche positive, non sono mai mancate: vedere Elisa Longo Borghini trionfare a San Marco la Catola è stato qualcosa di pazzesco e soprattutto di inaspettato».
Grande Olanda, ma le italiane non sono state da meno...
«Purtroppo, si fa per dire, queste ragazze olandesi sono veramente fortissime e non ci lasciano molto spazio, più volte in modo provocatorio mi hanno chiesto perché non le pago per stare a casa, ma sarebbe come perdere parte dello spettacolo: sono delle atlete fortissime, sono brave, fanno gruppo e regalano emozioni. Anche quest’anno le italiane sono andate fortissime, sempre in fuga, con dei piazzamenti nelle varie tappe e nella generale. E poi, lo devo ammettere, Elisa Longo Borghini mi ha fatto veramente emozionare: l’anno scorso eravamo riusciti a vincere una tappa con Letizia Borghesi, quest’anno abbiamo replicato con lei. Quando una italiana va a trionfare su un percorso che abbiamo disegnato noi è qualcosa di straordinario. Poi è arrivata anche la prima maglia rosa e la terza posizione nella generale, non ci siamo fatti mancare proprio niente».
Si aspettava di vedere così tanta gente sulle strade?
«Costruire questo Giro è stato veramente difficile, anche perché molte prefetture fino all’ultimo avevano minacciato di non farci passare, ma poi per fortuna abbiamo trovato degli accordi. Alcune tappe sono state purtroppo senza molti spettatori, ma poi una volta che siamo giunti al Sud la gente è diventata tantissima. C’era molto pubblico sia alla partenza che all’arrivo, ma soprattutto sulle strade ad accogliere le atlete, sinceramente non lo credevo più possibile e mi sono parecchio emozionato. Vedere questa grande partecipazione è stato il coronamento di un grandissimo lavoro, sono contento soprattutto per le ragazze che in questo modo si sentono importanti e non hanno nulla da invidiare al ciclismo maschile».
A proposito di ciclismo femminile, pensa che si stia facendo abbastanza?
«Quello che si fa per questo sport non è mai abbastanza. Quest’anno il Giro Rosa è stata l’unica corsa a tappe rimasta nel calendario internazionale e quindi automaticamente è diventata ancora più importante, il nostro obiettivo ogni anno è quello di farlo crescere sempre di più, fare sempre un passo in avanti. In questi anni il ciclismo femminile sta crescendo, ma la strada è ancora lunga, il Giro Rosa è stata la corsa che ha dato l’input a questa crescita ed ora altre gare maschili stanno facendo la loro versione al femminile. Da quest’anno ci sarà la Parigi Roubaix, si parla di un ritorno del Tour de France per il 2022, molte corse italiane di un giorno stanno pensando di aggiungere un appuntamento riservato alle donne, ogni nuova corsa che viene aggiunta è ben accetta. Dalla nostra abbiamo una corsa come il Giro Rosa che consideriamo come un vero e proprio gioiello».
Il Giro Rosa 2020 è ormai archiviato. State già iniziando a pensare al 2021?
«Sicuramente. Già nei prossimi giorni ci metteremo al lavoro per la prossima edizione, ci sono già molte idee e molte novità, ma preferiamo mantenere il segreto per poter farvi gustare al meglio la sorpresa. Una cosa però è sicura: sicuramente sarà un percorso ancora una volta emozionante».