Amadori: «L'Italia sarà pronta per il Mondiale»

di Paolo Broggi

Marino Amadori è in ritiro, sta preparando i Mon­diali con i suoi ragazzi. In altura al Se­striere fino al 9 settembre: il ct ha con sé otto ra­gazzi (Edoardo Affini, Samuele Bat­tistella, Alessandro Covi, Andrea Ba­­gioli, Alessandro Monaco, Cristian Sca­roni, Matteo Sobrero e Paolo Bac­cio), con loro lavora e a loro cerca di trasmettere l’esperienza di una vita in bicicletta. Consigli, suggerimenti, piccole malizie di chi prima è stato buon corridore e ora è un tecnico navigato.
«Siamo qui con cinque dei sei corridori che hanno disputato il Tour de l’Ave­nir: loro stanno recuperando perché dopo una corsa a tappe di dieci giorni, intensa e difficile, è giusto che sia così. E poi dal recupero si passa al lavoro ve­ro e proprio in vista dell’appuntamento mondiale di fine settembre».
Un passo insietro per tornare all’Avenir: qual è il bilancio azzurro?
«Un bilancio in chiaroscuro. Siamo an­dati in Francia con una squadra molto giovane, con il solo Affini che è al quar­to anno da Under, e addirittura un ragazzo del primo anno come Bagioli. Una scelta precisa, per seminare in chiave futura. Ci aspettavamo qualche buon risutato e sono arrivate la vittoria di tappa di Alessandro Covi, un secondo posto di Edoardo Affini e un buon quinto posto nella cronosquadre. Sa­pevamo che avremmo pagato dazio in salita, non avendo portato dei veri specialisti, ma il ventesimo e ventunesimo posto finale di Andrea Bagioli e Ales­san­dro Monaco vanno letti come un se­gnale importante».
E veniamo al mondiale.
«Sarà una gara dura, estenuante, difficile e molto lunga con i suoi 190 chilometri. Affronteremo 2900 metri di di­slivello totale, con le difficoltà concentrate nella seconda parte della corsa: i primo 90 chilometri sono in linea e re­la­tivamente semplici, poi ci aspettano quattro giri di un circuito di 25 chilomeri, caratterizzato da una salita di 8 chilometri con pendenze che vanno dal 5 al 7%. In pratica, degli ultimi 100 chilometri, 32 saranno in salita».
Una salita che conoscete bene.
«Alcuni dei ragazzi l’hanno affrontata correndo in maglia azzurra durante il Tour of the Alps, gli altri avranno mo­do di percorrerla nell’imminenza della prova iridata».
E la crono?
«Il percorso è mosso, ma non durissimo. C’è una salita di due chilometri che rende la prova più impegnativa, di­rei che è adatta a specialisti completi, non ai soliti coronomen».
All’Avenir avete potuto misurarsi con al­cuni dei corridori più attesi nella sfida mondiale degli under 23.
«Proprio così e si tratta di rivali di grande rilievo. Il colombiano Ivan Sosa della Androni ha già dimostrato il suo valore ai massimi livelli del professionismo, gli australiani Hindley e Storer arriveranno dalla Vuelta, Hamil­ton sta correndo il suo primo anno nel World­Tour con la Mitchelton Scott. Da quando il mondiale è aperto a tutte le categorie, il livello è aumentato ancora. Quella di pescare tra i professionisti è un’opzione che abbiamo già scelto an­che noi, ricordo il bronzo di Ma­reczko e il quinto posto di Alba­nese. E in questo ambito sto seguendo con at­ten­zione Ni­co­la Conci, un ragazzo che conosco bene e che sta affrontando per la prima volta la Vuelta con la maglia della Trek Segafredo. Ho parlato con lui, so che dovrebbe fermarsi dopo una decina di tappe e mi ha dato la massima disponibilità a vestire la maglia azzurra quindi valuteremo in­sieme strada facendo. Comunque quello di Nicola è uno dei nomi che ho sul taccuino».
La presenza al mondiale Under 23 di corridori già professionisti è ormai diventata una costante.
«Le cose sono cambiate rispetto al passato e trovo sia giusto così. Il mondiale dà grande motivazione ai ragazzi ed è un’esperienza che risulterà utile per il futuro della loro carriera: un appuntamento così importante va preparato, va studiato e tutto questo lavoro contribuisce alla crescita del ragazzo, gli servirà come esperienza in vista di convocazioni nella nazionale maggiore».
I ragazzi che sono con lei in ritiro costituiscono ovviamente la base della nazionale: anche al mondiale saremo molto gio­vani...
«In effetti ad inizio stagione pensavo che gli atleti del terzo e del quarto an­no facessero molto meglio, così non è sta­to anche se bisogna ammettere che nello scorso anno il serbatoio è stato svuotato dei talenti migliori, che sono passati di categoria. Ma con i ragazzi giovani possiamo fare bene. Noi come Nazionale ci diamo da fare, proponendo loro una attività internazionale che altrimenti non farebbero, o quasi, con i loro club. L’esperienza e il confronto sono importanti, servono per crescere».
L’attività delle formazioni Continen­tal si rivela quindi indispensabile.
«Per puntare in alto, sì. Edoardo Affini è un esempio eclatante: due anni fa ha deciso di an­dare a correre in una formazione olandese e vi assicuro che di botte nei denti ne ha prese davvero tante. Ma la scelta e l’esperienza fatta hanno pagato: in questa stagione ha vinto il prologo del Giro e vestito la maglia rosa, ha conquistato due titoli italiani e vinto la crono dei Giochi del Mediterraneo, ha disputato un grande Ave­nir e si è guadagnato un contratto con la Mitchelton Scott. È un ragazzo che per le corse del Nord può rivelarsi un jolly prezioso, non teme il freddo, sugli strappi è bravo e può crescere ancora».
La stessa strada l’ha scelta Matteo So­brero.
«In pochi mesi l’ho trovato maturato, diverso, plasmato da una bella esperienza con la Dimension Data for Qhu­beka. Non ha fatto l’Avenir con noi perché era al Giro d’Ungheria con la sua squadra, ma è un corridore molto interessante che sta crescendo proprio grazie alla scelta di correre in una Con­tinental».
Sulla stessa falsariga proseguirà anche Alessandro Covi, che ha firmato per la UAE ma passerà professionista solo nel 2020, preferendo re­sta­re alla Col­­pack che sarà Con­ti­nental.
«Una scelta che personalmente approvo. Ales­sandro è un corridore molto forte ma ancora tutto da scoprire. Va bene in salita, è veloce, non ha paura di attaccare e lo ha dimostrato all’A­ve­nir dove ha fatto di tut­to pur di vincere una tap­pa e ci è riuscito. Ha un grande carattere, una forte motivazione che lo sostiene e ampi margini di miglioramento. Mi piace pensare che il suo futuro sia... azzurro».

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