Per i due ciclisti uccisi a poche ore di distanza l'uno dall'altro a Torino l'unica voce che ha provato a scalfire il muro del silenzio è stata quella dell'associazione Bike Pride: "Muoversi in bicicletta o a piedi a Torino significa rischiare la vita ogni giorno, nella totale indifferenza delle istituzioni - denuncia Beppe Piras, presidente dell'associazione Bike Pride Fiab Torino - Ci sono stati gravissimi errori del passato che hanno trasformato le strade di questa città in un luogo inospitale per le persone. E gli stessi errori vengono perpetrati nei nuovi progetti. Il solo obiettivo nella pianificazione di Torino è - da sempre - fluidificare il traffico privato e aumentare la velocità delle auto, anche a costo di avere qualche “effetto collaterale”, ma questi “effetti collaterali” hanno un nome e un cognome, sono uomini, padri, fratelli, figli e amici, come Paolo Lorenzati e Dai Shen Shu. L'Amministrazione della città preferisce sacrificare la vita dei suoi cittadini per paura di mettere a repentaglio il proprio consenso elettorale. Si sceglie di salvaguardare qualche parcheggio, invece che ridurre la velocità e dare spazio alle persone, alle donne, agli uomini, ai bambini e alle famiglie. I cittadini sono stanchi di passerelle e promesse. Vogliono vedere il cambiamento promesso, costante e quotidiano. Invece ciò che si ha ora è uno spazio pubblico, la strada, che è solo un luogo di tragedie e di paura. Ma vivere lo spazio pubblico senza paura di morire è un diritto, il più importante dei diritti che le istituzioni e la politica tutta dovrebbero difendere, senza se e senza ma".
Di un altro fatto di sangue che ha coinvolto un ciclista in questi giorni nel leccese ha parlato con grande compostezza e anche tanta lucidità Nando Popu, il leader sdei Sud Sound System. Franco Amati, cicloamatore di 67 anni, sarebbe stato investito volontariamente dopo uno scambio di insulti con un automobilista che aveva appena superato lui e gli altri compagni di passeggiata. L'uomo alla guida dell'auto avrebbe fatto inversione e puntato dritto sugli uomini in bici falciandone due prima di fuggire.
"E' vero, qualche ciclista sbaglia - ha scritto sulla sua pagina fb Nando Popu - Invade la carreggiata. Oppure ostacola il traffico con la sua lentezza antipatica alle vetture. E' vero, la bici non rispetta quella maledetta fretta del mondo in cui viviamo, quella lentezza che ci costringere a spingere sull'acceleratore per essere puntuali evitando i cazziatoni del capo, o per dimostrare di non essere più lenti di chi ci precede. Forse i ciclisti sono antipatici perché pedalano stando per i cazzi loro, intenti a fare i conti con la fatica e se ne fottono del mondo intorno. Posso capire chi non ci sopporta perché il mondo è vario e non posso pretendere che certa gente provi simpatia i ciclisti. Tuttavia, ricordatevi che una bici è una bici e un'automobile è un'automobile... Sorpassatelo e basta. Un colpo di clacson, la freccia e sorpassi. Cosa c'è di strano? Sapete cosa c'è di strano? La nostra società basata sul sorpasso. Quando sei in strada, chiunque tu sia, se sei in auto rappresenti la velocità vincente, mentre se sei su una bici rappresenti la lentezza perdente. Alcuni purtroppo identificano la velocità vincente come una sorta di diritto. Credono che la lentezza perdente debba essere vittima della velocità vincente ed eseguono questo teorema credendo di essere dalla parte della selezione naturale. Sentimenti aberranti. Sentimenti italici, di una nazione poco propensa a proiettarsi in un futuro in cui la bici risolverebbe tanti problemi".
Ecco, questo è un punto su cui riflettere bene: una bici è una bici, un'automobile è un'automobile. Per come è organizzata la nostra mobilità, le utilitarie, i Suv, i furgoni, i camion diventano armi cariche puntate contro i pedoni, i ciclisti, gli scooteristi e - talvolta - anche contro lo stesso guidatore. Bisogna rendere queste armi inoffensive, far tornare i veicoli alla loro unica funzione possibile, quella di utili e inoffensivi mezzi di trasporto. Mercoledì prossimo, alle 13, Bike Pride lo ricorderà a Torino con il presidio #bastamortinstrada di fronte al Palazzo Civico. Sarebbe bene che ce ne ricordassimo tutti. Soprattutto quando giriamo per strada.
Alberto Fiorillo, da L'Espresso