Alla fine ci hanno detto che il ciclismo degli anni Novanta e Duemila era poco raccomandabile, come quei due dottoroni: Michele Ferrari e Eufemiano Fuentes. Mica male come scoperta, non l'avrei mai detto. Ci hanno anche fatto sapere che la cultura del doping continua, con l’aiuto di elementi esterni alle squadre. Ma va? Mai accaduto prima. In ogni caso ci hanno confermato ciò che si dice da un po’: in linea generale il doping sembra davvero diminuito, nonostante le micro-dosi dietro l'angolo. Quindi: non c’è da brindare né tantomeno da abbassare il livello di guardia, ma è già qualcosa. E non è comunque poco.
La Commissione per la riforma del ciclismo, composta da tre sommi cacciatori di trifola, ha anche scoperto che l’Uci, in quel periodo, è stata una vera dittatura, che ha potuto fare tutto quello che gli pareva, senza che alcuna persona potesse aprire bocca, al di fuori di quel sant’uomo di Lance Armstrong. Insomma, ci hanno detto cose che avevamo già scritto e denunciato e che tutti oramai sapevano. Ci hanno relazionato di un Verbruggen che fa spallucce, come se non ci ricordassimo delle sue minacce – sì minacce - all'indirizzo di Giorgio Squinzi, l'allora patron della gloriosa Mapei, che sul finire degli anni Novanta ebbe la malaugurata idea di denunciare prima di tutti il doping ematico. Pat Mc Quaid non è stato da meno, anzi, è stato anche qualcosa di più rispetto al predecessore olandese, con i due figli in pieno conflitto d'interessi, che svolgevano sereni funzioni di organizzatore e procuratore (caro Cookson, un consiglio: occhio anche al proprio di figliolo, che da anni fa parte dello staff della Sky, non è bello...).
A questo punto, quindi, ci attendiamo solo una cosa: rispetto per uno sport che in questi ultimi venti anni è stato maltrattato dalle proprie istituzioni. Rispetto per la storia, che fino a prova contraria parla il francese e l’italiano. Rispetto per i corridori e tutto il mondo del ciclismo, che ne avrà anche combinate più di Bertoldo, ma per questo ha pagato e spera ora, che a pagare siano anche i vari Hein Verbruggen e Pat Mc Quaid e i loro ben locupletati sodali. Se vogliamo davvero ricominciare, e bene mettere un punto. Chiudere con il passato e ripartire in maniera chiara con poche regole ma certe. Ma alla base di tutto, ci vuole credibilità. E l’Uci, se davvero vuole essere credibile, deve partire prima da se stessa.
Pier Augusto Stagi
Finally we were told that cycling of the nineties and 2000s was dodgy, as the two doctors, Michele Ferrari and Eufemiano Fuentes. They also indicated that doping culture continues, with the help of external elements to the teams. Oh, really? It never happened before. In any case they have confirmed what was in the general opinion: doping seems really decreased, outside of micro-doses, still here. We don’t have to celebrate nor to lower the alert level, but it is a good news. Not a little one.
The Commission for Cycling Reform, composed of three high truffle hunters, also found that the UCI, at that time, was a real dictatorship, which was able to do everything that it thought, without which no person could open mouth. Outside of that holy man of Lance Armstrong. In short, they tell us things that we had very immodestly already written and denounced. Everybody knew it. Verbruggen who shrugs, and threat - yes threat - Giorgio Squinzi, patron of the glorious Mapei, because at the time he took the trouble to denounce before of anyone else blood doping. Pat Mc Quaid was not outdone, indeed, he act even worst, with his two children to act as organizer and attorney (dear Cookson, a tip: keep an eye on your son's, who is Sky staff, it is not nice...).
At this point, therefore, we expect only one thing: respect for a sport that in the past twenty years has been abused by its own institutions. Respect for history, that until proven otherwise it speaks French and Italian. Respect for the riders, they are no saints but for this they have paid and now they hope, that also Hein Verbruggen, Pat Mc Quaid and their associates will pay. If we really want to start over, we have to put a point. Quit with the past and start again clearly with few and certain rules. But the foundation of everything, it takes credibility. And the UCI, if it really want to be credible, must begin first by itself.
Pier Augusto Stagi