VANEGAS. «Caro procuratore Sottani...»

LETTERA APERTA | 17/10/2014 | 13:25
Buongiorno direttore,
sempre se buon giorno si può definire, oggi è venerdì 17, ma per mia fortuna non sono scaramantico.
Come ogni mattina ne approfitto per sfogliare online i principali quotidiani nazionali e leggo con stupore che la Procura di Forlì ha deciso di approfondire il caso della morte del Pirata.
E’ qualcosa di straordinario, ne sarà felice la famiglia Pantani, ma ne è meno entusiasta il sottoscritto, perché ho paura che sia l’ennesima presa in giro, l’ennesimo escamotage per sfruttare l’immagine di una persona che meriterebbe di riposare in pace ed essere ricordato solo per il Grande Campione che è stato.

A questo punto, indirizzo questo mio sfogo al Sig. Sergio Sottani, Procuratore di Forlì che ha riaperto il caso:

Caro Sergio, sei di nuovo in prima pagina, oggi ne parlano tutti i quotidiani, peccato che il destino sia stato un pochino beffardo e sulla Gazzetta dello Sport ti abbiano chiamato Carlo Sottani.
Spero che tu non ci sia rimasto troppo male.
Caro Sergio, ora che hai riaperto il caso Pantani ti chiedo a cuore aperto di andare fino in fondo e trovare una vera risposta a tutti i quesiti di una povera madre che ha perso il figlio. Per favore, non ti fermare solo ad oggi, non ti prendere i meriti di queste prime pagine su tutti i giornali per poi lasciare tutto nel dimenticatoio. Vai fino in fondo, fallo per il bene del ciclismo, ma soprattutto per il bene della giustizia. Se davvero dietro tutta questa vicenda c’è la camorra, sgomina tutto e ridona un briciolo di pace a chi da anni continua a lottare per la verità.

Caro Sergio, io purtroppo non ho mai avuto il piacere di conoscerti, eppure quattro anni fa chiesi di essere interrogato volontariamente da te, ma hai preferito ovviare.
Ti ricordi? Quattro anni fa, il 21 Settembre 2010 eri solo un PM di Perugia, ma eri stato anche il grande condottiero della fantomatica Operazione Cobra-Red. Che di Cobra non aveva un bel niente, visto che Riccò non compare mai in alcun modo. Ma ora capisco che all’epoca il Cobra faceva tanto audience.

Caro Sergio, chi ti scrive è Nicolas Vanegas Sanchez, all’epoca avevo 26 anni e da ex ciclista ero riuscito a costruirmi un inizio di carriera brillante sempre nel mondo del ciclismo che ho tanto amato, finché non mi hai mandato in galera. Ben 17 giorni in cella, con accuse molto pesanti. Ma io non ho mai voluto perdere la testa, perché ho sempre creduto e confidato nella giustizia.
Ma sai cos’è rimasto dell’Operazione Cobra Red? Solo i titoloni che ti facevano onore il 21 Settembre 2010 e poi basta, non se n’è parlato più, non mi hai voluto interrogare.

Il mio avvocato dice che finirà tutto in prescrizione, che non bisogna agitare le acque, ma io me ne frego della prescrizione, perché io fino ad oggi ho sempre preteso la piena assoluzione.
Sai cosa è triste? I principali quotidiani nazionali non hanno dato alcuno spazio alle grandi gesta di Nibali al Tour, ma quando si parla di doping e cronaca nera, lo spazio lo si trova sempre. Anzi, ci si guadagna pure la prima pagina.

Caro Sergio, e non Carlo, volevo dirti però che io ti perdono, l’esperienza che mi hai fatto vivere mi ha maturato, oggi sono un ragazzo di 30 anni che si è ricreato un futuro e una famiglia. Quindi, ora concentrati con tutte le tue forze sulla riapertura del caso Pantani e fammi ricredere. Dimostrami che mi sto sbagliando, che ci darai importanti risposte in merito e, che le mie sono solo le supposizioni di un folle frustrato per ciò che ha vissuto.

Nicolas Vanegas Sanchez
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COMMENTI
bravo Nicolas
17 ottobre 2014 19:19 SERMONETAN
Condivido in pieno il tuo sfogo,perche\' so che sei un bravissimo ragazzo,e se adesso il Sig.procuratore ha le P...E le tirasse fuori.
Ciao da PEPPE di LATINA
PS.RICORDI AL GIRO D\'ABRUZZO QUANDO PER UN BIS DI PASTA IL TUO D.S. SE NON ERRO CAPPELLETTI TI RIMPROVERO' BRUSCAMENTE.

Giro d'Abruzzo 2007
20 ottobre 2014 11:09 NicolasVanegasSanchez
Caro Peppe,
Non potrò mai dimenticare quel Giro d'Abruzzo 2007, non tanto per quel bis di pasta negato, ma perché segnò la fine della mia avventura nel ciclismo pedalato.
Il mio colpo di fulmine per il pedale scattò nel 1999, in tv seguivo le gesta di Marco, ma quell'anno alla Liegi mi innamorai soprattutto della classe di Frank Vandenbroucke, capace di scattare sui pedali con una veemenza tale che, al giorno d'oggi, per farti capire, la potrei paragonare solo al miglior Philippe Gilbert.
Tornando a noi, a quel Giro d'Abruzzo 2007 ci andai con tanto entusiasmo, avevo il compito di scortare il mio capitano, nonché maglia Tricolore Marco Cattaneo. Ma dentro di me l'unico pensiero era quello di conoscere e pedalare al fianco di Frank che in quell'anno indossava la maglia Acqua & Sapone.
In mezzo al gruppo conobbi Frank, ma lui non conobbe me, lo salutai, ma lui non mi rispose. Pedalava con lo sguardo perso, un fantasma in mezzo al gruppo che si staccava sulle prime asperità, come il più goffo dei velocisti.
Quella sera in albergo a Pescara piansi, avevo già pianto per la scomparsa di Marco, ma vedere Frank in quello stato fu qualcosa di troppo forte. Tra le lacrime scrissi una lettera al direttore rivista di bici, raccontai la mia passione, ma anche le mie paure riguardo un ciclismo troppo esasperato, volevo smettere, Frank mi aveva fatto innamorare e... otto anni dopo disinnamorare per l'agonismo.
Per mia fortuna quella lettera fu accolta e compresa e un mese dopo, nel giugno 2007 mi trasferii a Roma per iniziare la mia avventura nel mondo dell'editoria senza dover abbandonare del tutto il mio amore per il ciclismo.
Frank era solo come un cane già nel 2007, Frank morì due anni dopo, dimenticato da tutto e da tutti.

Nicolas Vanegas Sanchez

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