ACCPI, azione legale contro Danilo Di Luca

DOPING | 22/01/2014 | 15:37
Come annunciato in seguito alla notizia della sua positività, l’Associazione Corridori Ciclisti Professionisti Italiani conferma che procederà legalmente nei confronti di Danilo Di Luca. Accertata dalle controanalisi la sua positività all’Epo, dopo il controllo a sorpresa effettuato il 29 aprile alla vigilia del Giro d’Italia 2013, l’ACCPI per mandato dei suoi associati ricorrerà alle vie legali per il gravissimo danno d’immagine provocato dal suddetto atleta all’intera categoria.
Alla luce delle anticipazioni del suo intervento previsto per stasera nel programma di Italia 1 “Le Iene”, i corridori italiani tornano a ribadire che non accettano di essere insultati da un ex collega colpevole di recidiva e tra i pochissimi nella storia dello sport ad aver ricevuto come pena la squalifica a vita, l’unico radiato nella storia del ciclismo.
Dispiace e addolora sapere che altro fango verrà gettato sul mondo delle due ruote, anche se da un soggetto privo di ogni credibilità. Nessuno può smentire i grandi sforzi profusi dal ciclismo in questi anni che hanno consentito peraltro di mettere in luce i gravi comportamenti posti in essere da soggetti quali, ad esempio, lo stesso Danilo Di Luca.
Il gruppo non intende in alcun modo accettare che il comportamento spregiudicato e la ricerca spasmodica di popolarità di un elemento danneggi, con il contributo consapevole di una trasmissione televisiva, l’immagine dell’intero movimento. Per questo, in aggiunta all’azione precedentemente annunciata, l’Assocorridori anticipa che si muoverà legalmente nei confronti di Di Luca e della trasmissione suddetta in merito alle affermazioni diffamatorie che dovessero essere dallo stesso pronunciate.

comunicato stampa ACCPI

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COMMENTI
Unico radiato nella storia del ciclismo...
22 gennaio 2014 16:19 fedbandini
Sì, va be', ma se fate i comunicati con gli errori dentro...

CALMA!!!!!!!
22 gennaio 2014 16:26 ewiwa
A mio parere l'associazione dei corridori dovrebbe abbassare un po' i toni e fare più esami di coscienza....ma l'affare Armstrong non ha insegnato nulla con tutte le connivenze e protezioni? chi figlio e chi figliastro e Di Luca mica è l'ultimo dei corridori o forse si espone perchè è superficiale?....forse lo era anche Anquetil? che diceva le stesse cose? ...e che l'associazione è stata pizzicata dalla tarantola?

Curiosità, presumo...
22 gennaio 2014 16:44 Fra74
che questa azione sia l'unica intentata contro un ciclista squalificato per doping, se non sbaglio?!? Uhm...
Francesco Conti-Jesi (AN).

che verginelli
22 gennaio 2014 19:28 sasa
Anche loro, come Di Luca, avrebbero potuto starsene zitti. Qualcosa di vero Di Luca dice nella sua intervista: si parla di doping in corsa, sanno tutti chi fa uso o meno di sostanze dopanti. Signori ciclisti, anzichè indignarvi per quanto detto da Danilo, abbiate il coraggio di denunciarele mele marce, la pulizia del ciclismo deve avvenire da dentro. Inutile fare i verginelli e strapparsi le vesti, il 90 per cento siete tutti Di Luca.

Chiamiamolo "atto dovuto"...
23 gennaio 2014 17:15 Bartoli64
… ma che non porterà a nulla.

Di Luca, infatti, oltre ed essersi tenuto molto sul generico (non ha fatto nessun nome e così come non ha fatto riferimento a nessuna circostanza), tutto sommato a detto solo delle “ovvietà”.

Dopo intere “enciclopedie” scritte a seguito di rivelazioni rese da ex corridori ed ex tecnici sull’uso di sostanze dopanti nel ciclismo professionistico (e non solo in quello purtroppo), davvero non si capisce come queste ultime dichiarazioni del “killer” possano aver significativamente leso l’immagine del ciclismo professionistico italiano e della stessa F.C.I.

A tal riguardo sarà bene ricordare la famosa vicenda in cui fu implicato l’ex Procuratore Torri, allorquando la stampa riportò una sua dichiarazione secondo la quale tutti i ciclisti erano dopati (e la frase non era nemmeno quella).

Risultato finale? Un bel buco nell’acqua derivante da un reato inesistente (con contestuale gran figura di “m” per chi lo aveva denunciato).

In poche parole l’ACCPI - dopo più di qualche caso in cui doveva farsi “sentire” ma poi non l’ha fatto - ora si trova a intentare questa causa sulla “fuffa” dichiarata da Di Luca ma che, in quanto “fuffa”, non ha nemmeno un estremo che possa associarla a una vera e propria diffamazione.

La domanda che mi pongo allora da semplice appassionato è questa: ma l’ACCPI serve davvero a qualcosa?

Bartoli64

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