LETTERA APERTA | 27/11/2013 | 09:17
Il caso è stato riaperto quest'estate da tuttobiciweb.it e immediatamente il mondo del ciclismo si era mobilitato. Tra questi l'ACCPI, l'asociazione corridori ciclisti professionisti italiani, che ora ha deciso di scendere nuovamente in campo per arrivare in tempi brevi ad una soluzione del caso Alessio Galletti. L'Associazione presieduta da Amedeo Colombo ha deciso di scrivere una accorata e circostanziata lettera aperta al nuovo presidente dell'Uci Brian Cookson. tuttobiciweb.it è in grado di proporvela in esclusiva. Eccola:
Gentile Presidente,
Le scriviamo per sensibilizzare la Sua attenzione su una vicenda di qualche anno fa, ma che riteniamo non possa e non debba essere dimenticata.
Alessio Galletti, corridore professionista in forza al Team Continental Professional Naturino-Sapore di Mare, ci ha lasciato il 15 giugno 2005, colpito da infarto nel finale della corsa “Subida al Naranco”. Quel giorno, Alessio ha lasciato la moglie Consuelo, un bimbo, Marcus, di nove mesi ed un figlio, Manuel, che doveva ancora nascere e che non ha mai conosciuto il papà.
L’esame autoptico effettuato dalle autorità spagnole ha certificato che il corridore è morto per cause naturali.
Qualche settimana dopo il tragico evento, la famiglia, privata del fondamentale supporto economico che proveniva dall’attività ciclistica di Alessio, si rivolge alla compagnia di assicurazione con cui il Team aveva stipulato la polizza prevista dall’art. 23 dell’accordo paritario, al fine di farsi liquidare la somma di € 100.000,00 prevista a titolo di indennizzo in caso di morte del corridore.
Purtroppo però, nonostante il Team Naturino avesse sottoscritto in favore dei suoi corridori (tra cui lo stesso Alessio Galletti) la polizza espressamente prevista dalla convenzione stipulata tra l’UCI e il broker assicurativo Taverna S.p.A, la compagnia risponde alla famiglia Galletti che alcun indennizzo è dovuto dal momento che la predetta polizza copre i soli infortuni e non anche, come invece richiesto dall’accordo paritario, la morte per cause naturali.
Nel 2007 l’Assocorridori italiana scrive all’UCI per informarla della situazione e chiedere come sia stato possibile che la stessa Federazione Internazionale abbia potuto stipulare tale convenzione e non accorgersi che si trattasse di semplice polizza infortuni.
Con fax in data 30 agosto 2007 l’UCI, attraverso il Manager del Dipartimento Strada Philippe Chevalier, risponde affermando che la questione è stata indirizzata al servizio giuridico dell’UCI e che presto sarebbe seguita una risposta.
A tale lettera però non segue alcuna risposta.
A questo punto, la vedova Galletti decide di incaricare nel 2009 un legale svizzero per sollecitare nuovamente l’UCI. Anche in questo caso, nonostante risultino inviate ben tre lettere, l’UCI resta del tutto silente.
Avviene però un fatto che costituisce, a nostro avviso, un’ammissione implicita di responsabilità (almeno parziale) da parte dell’UCI: da quel momento tutte le polizze dei Team Pro Tour e Professional vengono modificate, assicurando, conformemente all’accordo paritario, il rischio morte anche per cause naturali.
Ebbene, signor Presidente, crediamo che tutti noi ma, ancor più, la Federazione Internazionale debba sentirsi in debito con la famiglia Galletti.
Non possiamo fare finta di niente e limitarci a non rispondere alle legittime istanze di giustizia della famiglia.
Le chiediamo dunque di attivarsi, in nome di quel principio di lealtà e fratellanza che costituiscono i principi morali fondamentali a cui deve ispirarsi l’attività dell’UCI, affinché sia compiuto un gesto concreto di solidarietà nei confronti della famiglia Galletti, riconoscendo loro il giusto indennizzo e restituendo in tal modo dignità ad un corridore che ha perduto la propria vita mentre svolgeva con passione e professionalità il proprio lavoro.
Nel ringraziarla dell’attenzione e fiduciosi in un Suo positivo riscontro, cogliamo l’occasione per porgerLe i nostri migliori auguri per le ormai prossime festività natalizie.
Amedeo Colombo, presidente dell'ACCPI
Cristian Salvato vicepresidente Accpi
Gianni Bugno, presidente CPA
e tutti i professionisti italiani
Dear Mr President,
We are writing to you in order to draw your attention to an event that happened a few years ago, an event that we think should not – and must not be forgotten.
Alessio Galletti, a professional rider working for the Professional Naturino-Sapore di Mare Continental Team died of a heart attack on 15th June 2005 towards the end of the “Subida al Naranco” race. On that day, Alessio left his wife Consuelo behind, as well as a nine-month-old baby, Marcus, and a son, Manuel, who was not born yet and who has never had the opportunity to meet his father.
The post-mortem examination carried out by the Spanish authorities certified that the rider had died of natural causes.
A few weeks after this tragic event, the family – that had been deprived of the fundamental financial support coming from Alessio’s cycling profession – turned to the insurance company which the Team had taken out a policy with as per art. 23 of the joint agreement in order to be paid the amount of €100,000 as established for compensation in case of death of the rider.
Unfortunately, even though the Naturino Team had taken out an insurance policy for its riders (including Alessio Galletti) as expressly established in the convention agreed upon by the UCI and the insurance broker Taverna S.p.A, the insurance company answered the Galletti family that no compensation was due since the above-mentioned policy only covered accidents and not death from natural causes, as is required by the joint agreement.
In 2007 the Italian Assocorridori wrote to the UCI to inform them about this situation and ask them how it was possible that the International Federation had signed this convention and had not realized this was a simple insurance policy against accidents.
In a fax dated 30th August 2007, the UCI, in the person of the Manager of the Road Cycling Department, Mr Philippe Chevalier, answered that the matter had been submitted to the UCI’s Legal Department and that an answer would be given as soon as possible. But this fax was not followed by an answer.
The Galletti widow thus decided in 2009 to entrust a Swiss lawyer with the task of contacting the UCI once again. And once again, even though three letters were sent, the UCI kept silent. But a fact occurred that, in our opinion, can be considered as an implicit admission of responsibility (at least a partial one) by the UCI: from that moment on, all the insurance policies of the Pro Tour and Professional Teams were modified, so that the risk of death also from natural causes was insured, in compliance with the joint agreement.
Well, we believe that all of us, but more than anyone else, the International Federation, should feel indebted to the Galletti family. We cannot pretend nothing happened and do not satisfy the legitimate request for justice of this family.
Therefore we ask you to take action, in the name of those principles of loyalty and brotherhood that are the fundamental moral values on which the UCI’s activities are based, so that a concrete act of solidarity can be performed for the Galletti family, by paying a rightful compensation and by returning his dignity to a rider who lost his life while he was performing his job passionately and professionally.
We thank you for your attention and we are confident that you will provide a positive answer.
Our best wishes for the forthcoming Christmas holidays.
Amedeo COLOMBO, ACCPI President
Cristian Salvato, ACCPI VicePresident
Gianni BUGNO, CPA President
and all Italian riders
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