Antonelli: Anas-Fci, una convenzione sbagliata

APPROFONDIMENTI | 02/08/2013 | 11:29
Dopo la firma della convenzione tra Anas, FCI e RCS Sport, Silvano Antonelli - responsabile del Gs Progetti Scorta - propone una critica forte all'accordo e alcune riflessioni. Che vi proponiamo per aprire una discussione.

La convenzione siglata il 1° agosto tra Anas, FCI e RCS Sport, più che un risultato «atteso da molte società» come scritto nel comunicato stampa della FCI, a noi pare un sorprendente errore politico, economico, con qualche sbavatura formale, che avrà  pesanti ripercussioni sugli organizzatori di gare ciclistiche.
Di fronte all’indebita pretesa dell’Anas di far pagare il rilascio dei propri nulla-osta – ad una  cifra assurda di € 245,70 (anche per un semplice attraversamento di una strada statale), nonostante l’art. 9 del codice della strada lo preveda come un atto dovuto  senza oneri  per gli organizzatori - molto meglio sarebbe stato per le società ciclistiche che la FCI avesse fatto opposizione, magari con scarsi risultati nel breve periodo, ma evitando in ogni caso di firmare una convenzione la quale, dando legittimità alla richiesta dell’Anas, si espone ora al rischio di favorire analoga richiesta da parte di tutti gli altri Enti proprietari, facendo così salire i costi delle autorizzazioni a cifre assurde, impossibili per chiunque.
Una opposizione non difficile da sostenere nel merito, perché l’Anas per le gare ciclistiche enfatizza la necessità di sopraluoghi specifici (previsti solo per la gare motoristiche) che non hanno bisogno di istruttorie particolari ma solo di ordinaria conoscenza dello stato delle strade e degli interventi programmati, tanto più alla luce di quello che l’Anas precisa poi nel nulla-osta vero e proprio: «prima dello svolgimento della suddetta manifestazione, gli organizzatori dovranno accertare direttamente lo stato manutentivo del tratto di statale interessato dalla gara sia idoneo allo svolgimento della stessa, in particolare lo stato del piano viabile e le opere di protezione».
E poco importa che la FCI, “grazie” alla convenzione, abbia ottenuto dall’Anas la gratuità dei nulla-osta per 300 gare. Non è questa  una mediazione che possa far dire di «avere alleggerito gli oneri economici», quanto piuttosto di avere istituzionalizzato gli aumenti, con l’aggiunta di un autentico pasticcio gestionale: quello che le 300 gare saranno calcolate in ordine cronologico, su base nazionale, come dire che chi organizza da una certa data in poi ne sarà automaticamente escluso, a meno che, ulteriore pasticcio, la FCI non comunichi, entro il 31 marzo di ciascun anno, criteri diversi. Col rischio che, a lato pratico, si finisca col fare figli e figliastri.
Senza tacere che questa esenzione delle 300 gare,  più che un risultato in sé, è un semplice baratto, visto che gli “esentati” dovranno concedere all’Anas il diritto di inserire il proprio logo o altre “informazioni” su depliant, striscioni, cartelloni, etc.
Ci sono poi due questioni di tipo formale, che aggiungano ulteriori perplessità.
La prima, la convenzione è sottoscritta anche dalla RCS Sport, che a sua volta, con la clausola di accettazione dei mezzi di rappresentanza dell’Anas nelle proprie competizioni, viene esentata dal pagare i nulla-osta per tutte le proprie gare professionistiche.
Niente da dire che la RCS Sport cerca accordi economici a beneficio della proprie manifestazioni, ma la domanda che sorge spontanea è: perché una convenzione federale accoglie e regolamenta gli interessi economici di un solo organizzatore  lasciando esclusi tutti gli altri?
La seconda osservazione invece, porta ad essere perplessi sulla conoscenza del codice della strada da parte dell’estensore e dei firmatari della convenzione, là dove si scrive che «le gare con chiusura totale del traffico sono autorizzate dai prefetti e quelle con sospensione temporanea dalle province».
E’ infatti dal 2002 che i prefetti hanno perso la facoltà di autorizzare gare ciclistiche, a prescindere da come venga regolata la circolazione, e che a non saperlo siano anche autorevoli rappresentati della FCI è davvero una sorpresa.
La convenzione contiene infine l’impegno congiunto «per il raggiungimento di obiettivi destinati a migliorare la sicurezza stradale degli eventi sportivi».
Che però non vengono chiariti, lasciando tutto intero lo scetticismo di quanti fino ad oggi hanno conosciuto l’Anas come un Ente soltanto infastidito dalle gare ciclistiche, che per le normali corse non ha mai asfaltato un metro di strada che non fosse già programmato e che consente ai propri solerti cantonieri di staccare (o di multare) le frecce indicanti i percorsi di gara, perché non previste dal codice della strada.
Per i comuni organizzatori, non c’è dubbio, sarebbe stato meglio partire da qui!

Silvano Antonelli
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COMMENTI
2 agosto 2013 16:33 angelofrancini
Caro Silvano, mi fa piacere leggere le tue note. Mi ricordano le battaglie condotte su tali argomenti nelle numerose riunioni fatte al Ministero degli Interni (tu Presidente della Comm.ne D.C. ed io referente del C.F.).
Ricordi i problemi legati oltre che a questi fatti (eravamo solo all'inizio in tale materia) anche quelli sul tempo massimo, la corsa come cantiere in movimento, ecc.
Ebbene dopo 15 anni siamo arrivati a farci imporre quello che mai ci era stato chiesto: questo è un grande risultato di quella inutile massa di burocrati che fanno parte del Centro studi. Persone che il ciclismo lo leggono solo sui giornali, ma delle cui problematiche nulla conoscono.
Ma questa, come tu ben denunci, è la situazione attuale: assurda e vergognosa.
Ma cedrai che pochi alzeranno la voce per reclamare e gridare contro questo scandalo.

2 agosto 2013 19:53 enrico
E chi organizza più!
Se l'FCI vuole abolire il ciclismo, mi sembra ci stia riuscendo,
dopo la faccenda medici delle squadre, tutti sospesi da un mese a due anni e mezzo, lasciando le società in grosse difficoltà, premesso che alcuni magari se lo meritavano pure ma la maggior parte si è trattato di errori formali dovuti a un sistema informatico federale non all'altezza. Però: una grande notizia finita sulla Gazzetta dello Sport e a me sembra il classico: "facciamo vedere che facciamo qualcosa e lasciamo i problemi agli altri"
E ora anche questa.
Che disperazione.

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