Anche il ciclismo piange Margherita Hack

LUTTO | 29/06/2013 | 20:27
L'astrofisica Margherita Hack è morta la notte scorsa all'ospedale di Cattinara dove era ricoverata da una settimana. Aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. Era stata ricoverata sabato scorso in seguito al riacutizzarsi dei problemi cardiaci che la affliggevano. Astrofisica di fama mondiale, la Hack era nata a Firenze nel 1922 e si era trasferita a Trieste nel 1963, dove viveva in una casa nel quartiere di Roiano. Senza figli, donna impegnata socialmente, vegetariana da sempre, grande divulgatrice, la Hack era anche una appassionata animalista: aveva otto gatti e un cane. Amava la bicicletta, il mezzo di locomozione ecologico e salutare per eccellenza.

Renato Di Rocco (presidente della Fci): "La scomparsa di Margherita Hack colpisce profondamente il mondo del ciclismo. Scienziata, astronoma, personaggio eclettico, è sempre stata un’appassionata della bicicletta, che iniziò ad amare in giovane età e riscoprì poi in età matura. Il ciclismo oggi perde una grande amica, sensibile verso l’ambiente, ironica verso la vita e se stessa: “Non avrò una quarta giovinezza – disse in un’intervista rilasciata solo qualche mese fa a Michele Bernelli per la rivista BC e riportata integralmente sul nostro sito –, dovrà decidermi ad attaccare la bicicletta al fatidico chiodo”.
La grande famiglia del ciclismo la ricorda proprio così: in sella per trovare "l'ebrezza del movimento ed il vento in faccia che porta il profumo delle piante"; la ricorda, cioè, come una vera ciclista".

Alfredo Martini (presidente onorario della Fci) nell'incontro avuto con Margherita Hack ricorda di essere rimasto colpito dalla "sua semplicità ed onestà" oltre che dal profondo rispetto verso la scienza.

LA SIGNORA DELLE STELLE, UNA MANAGER DELLA RICERCA (www.ansa.it)
Tracciando un bilancio della sua attività scientifica, Margherita Hack è stata soprattutto una straordinaria manager della ricerca: prima donna a capo di un osservatorio astronomico in Italia, è stata il motore che ha portato gli osservatori italiani in prima fila a livello internazionale.

Per 23 anni ha diretto l’Osservatorio di Trieste, dal 1964 al 1987, portandolo a diventare partner di grandi progetti di ricerca internazionali, come il Very Large Telescope (Vlt) dell’Osservatorio Europeo Meridionale (Eso), il Large Binocular Telescope (Lbt) sul Monte Graham in Arizona, il satellite Planck dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa) e lo European Extremely Large Telescope. Con la stessa apertura internazionale Margherita Hack ha diretto anche il Dipartimento di Astronomia dell'università di Trieste dal 1985 al 1991 e dal 1994 al 1997.

La sua storia scientifica era iniziata al femminile, con una tesi sulle stelle variabili studiate nel 1912 da una donna, Henrietta Leavitt, e chiamate Cefeidi dal nome della prima stella di questo tipo ad essere identificata, Delta Cephei.
“Sono caratterizzate dall’estrema regolarità delle loro variazioni luminose”, spiega la stessa Hack in uno dei suoi libri divulgativi, e “la loro grande importanza consiste nel fatto che c’è una stretta relazione fra il periodo di variabilità e il loro splendore intrinseco”. Grazie a quelle osservazioni oggi le stelle di questo tipo sono considerate punti di riferimento fondamentali per misurare la distanza delle galassie alle quali appartengono e le distanze trovate con questo metodo sono considerate tra le più accurate attualmente possibili.

Un altro grande contributo scientifico di Margherita Hack riguarda l’astronomia agli ultravioletti, possibile soltanto dallo spazio in quanto i raggi ultravioletti vengono assorbiti dall’atmosfera terrestre. A Margherita Hack va il merito di portato l’astronomia italiana in questo campo fin dagli anni ’70, con la partecipazione alla missione del satellite International Ultraviolet Explorer (Iue), lanciato il 26 gennaio 1978 da Nasa, Agenzia Spaziale Europea (Esa) e Gran Bretagna, attivo per 16 anni, fino al 30 settembre 1996.
Come Hack spiegava nelle sue conferenze divulgative, il cielo può essere osservato in molti modi diversi, dalla luce visibile ai raggi X. Guardarlo ai raggi ultravioletti significa poter osservare fenomeni altrimenti invisibili, i cui protagonisti sono oggetti molto caldi, come le stelle nascenti o quelle che stanno per morire. Grazie alla partecipazione al progetto dell’Italia, coordinata da Margherita Hack, i ricercatori del nostro Paese hanno potuto studiare le migliaia di immagini relative a 10.000 oggetti celesti fra pianeti, comete, stelle, gas interstellare, supernovae, galassie e quasar.

da federciclismo.it
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COMMENTI
grazie
29 giugno 2013 21:09 drinn
Un grandissimo grazie a Margherita che ha parlato del piacere e dell'amore per la bicicletta come libertà e possibilità di raggiungere obiettivi importanti.
Leggete la sua biografia e capirete quanto era il piacere di andare in bicicletta di questa grande Donna fin dalla sua gioventù e durante la guerra mondiale.
Roberto Damiani

Grande
29 giugno 2013 23:53 leghi78
Appoggio a pieno Roberto! Di donne così coriacee (con tutto il rispetto x tutte),ne troveremo ben poche!
Christian

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