Doping. Il caso di Vania Rossi non è chiuso

| 03/04/2010 | 12:19
Clamoroso: il caso-Vania Rossi non è chiuso. La 26enne riminese era stata trovata positiva al Cera — l’Epo di terza generazione — il 10 gennaio a Segrate in occasione dei tricolori di cross all’Idroscalo di Milano (fu 2ª alle spalle di Eva Lechner). Ma le controanalisi non hanno confermato la posività. Ed ora il caso verrà esaminato dalla Procura Antidoping del Coni.

Scalpore
La notizia della positività — arrivata il 29 gennaio — aveva suscitato grande clamore. E non poteva essere altrimenti, soprattutto per due motivi oltre alle considerazioni sulla marginalità della disclipina. La Rossi è la compagna di Riccardo Riccò, lo scalatore modenese espulso dal Tour 2008 a causa di una positività proprio al Cera e squalificato per 20 mesi. E inoltre è una neo-mamma: il 6 luglio 2009 era nato Alberto, carnagione e capelli chiari proprio come papà Riccardo. Già tricolore di cross, la Rossi aveva ripreso a gareggiare con la maglia dell’Esercito. E a vincere, appena 4 mesi e mezzo dopo il parto, conquistando poi il Giro d’Italia del cross prima del 2° posto ai Tricolori.

Sicurezza
«Pensavo fosse uno scherzo. E’ assurdo, io allatto ancora e non posso prendere neanche un’aspirina, figuriamoci il Cera. Il ciclocross per me non è più di un divertimento». Queste le dichiarazioni a caldo di Vania, che non ha mai smesso di garantire sulla propria innocenza — «Sarei da galera se avessi fatto una cosa del genere» — scegliendo come avvocato il penalista di Rimini Floriano Alessi e come consulente il professor Santo Davide Ferrara, dell’Università di Padova.

Sorpresa
Ieri il Coni ha reso noto con un comunicato il risultato delle controanalisi, effettuate dal laboratorio di Roma, parlando di «non confermata positività». Testualmente: «Nel campione (...) non sono stati rinvenuti i livelli minimi di Cera indispensabili a soddisfare i criteri della Wada». Da rilevare che è la prima volta che accade, da quando è stato istituito il nuovo laboratorio antidoping.

Parametri
«Prima non lo sapevamo — ha detto il direttore Francesco Botrè —, ora sì e per questo abbiamo subito informato la Wada di una novità che ha evidenti connotati scientifici: nelle urine il Cera si degrada prima che nel sangue. Questo non significa nel campione B, quello analizzato in questi giorni, il Cera non ci fosse, anzi. Solo che non è sufficiente a soddisfare i parametri minimi richiesti dall’agenzia mondiale». Botrè ha anche detto che, d’intesa con la difesa dell’atleta, è stato effettuato anche un ulteriore test «ma nel relativo gel si è evidenziato un segnale seppur debole nella zona del Cera. Tutto questo indica un processo di degradazione del Cera in urina che, essendo risultato più rapido rispetto ad altri campioni positivi per la stessa sostanza, riduce l’intensità del segnale».

Scenari
E adesso? Come detto, il caso verrà esaminato dalla Procura Antidoping. «Utilizzeremo nostri esperti — ha spiegato il capo della Procura, Ettore Torri — per una valutazione completa ed eventuali provvedimenti».

Francia
Va segnalato che sia per il campione A, sia per il campione B gli esiti analitici dei test sono stati confermati — come da normativa Wada — anche dal laboratorio di Chatenay-Malabry. E le valutazioni che arrivano dalla Francia lasciano comunque pensare all’assunzione di qualcosa di illecito. Ecco perché non è da escludere che la Procura possa deferire in ogni caso Vania Rossi al Tribunale Nazionale Antidoping, chiedendone la squalifica. E allora si ritorna all’inizio: il caso non è chiuso.

da «La Gazzetta dello Sport» del 3 aprile 2010
a firma Ciro Scognamiglio
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COMMENTI
Coni
3 aprile 2010 13:15 AleCinisello
Il caso è molto complesso.
Mi faccio una semplice domanda, non è che il Coni e Torri calano l'ultima e disperata carta per squalificare la Rossi al fine di salvaguardasi da un eventuale richiesta danni che in un momento in cui le casse dello stesso Coni non sono delle migliori (dimostrazioni della richiesta di tagli oltre il 20% per ogni federazione) sarebbe una legnata da evitare in tutti i modi possibili.

Quindi si sceglie la stada meno indolore, screditare il laboratorio (vanto del Coni e dell'Italia). Botre vuole farmi credere che hanno avvallato un procedimento per scoprire la Cera senza aver fatto dei test in più riprese? Un uomo con la sua esperienza si è dimenticato che le controanalisi si fanno sempre dopo le analisi? Non ci credo. Qui la verità è tutta da scoprire.

x ale
3 aprile 2010 19:58 ciba
concordo pienamente con lei!!

SIETE DEI PAGLIACCI!!!!!!
3 aprile 2010 20:01 trentiguido
Non si può più credere a nessuno, e come già da molto tempo sostengo, chi mi dimostra che tutti questi esami, non possono essere MANOVRATI!!!!! Siete patetici e solo a pensare che ci sono ancora dei TIFOSI che vi credono, perchè purtroppo non informati della "verità"!!!!!!, non fate altro che gettare fango sempre sul CICLISMO!!!!! Nel 2010 dovrebbe essere così: o sei POSITIVO o NEGATIVO!!!!! le mezze vie non interessano a nessuno!!!!! CHIAREZZA E SE NO CAMBIATE LAVORO PERCHE' IL VOSTRO SBAGLIO ROVINA UN ATLETA, UNA SQUADRA, ED UN MOVIMENTO, ed infine.......IL VERO CICLISMO!!!!!!! PER CHI SBAGLIA OPTEREI PER UNA PENA CHE RICOPRE LE PERDITE ECONOMICHE DI TUTTI!!!!!!! QUESTA E' LA VIA DA SEGUIRE NON SOLO E SEMPRE CONTRO GLI ATLETI!!!!!!!! www.guidotrenti.it

Allattare???
3 aprile 2010 20:25 gass53
Bhoooooooooooo da quanto mi dicono(MEDICI) una mamma che fa sport a quel livello non potrebbe allattare, non quel quello che eventualmente prende,(aspirina)ma per quello che il fisico produce sotto sforzo:
in effetti in qualche vecchio intervento avevo letto che Lei non stava allattando, ora qui leggo che Lei dice che allattava.
Aloora se nemmeno su questo punto si sa dove la verita' figuriamoci per il resto!
P.S. il coniuge (oggi) che gli ha fatto il regalo per riavicinarsi??????????????
che Banda

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