| 08/05/2004 | 00:00 C'è preoccupazione, in carovana. E quello che è più incredibile, c'è preoccupazione nel nome di Marco Pantani. Dalla tragica notte di San Valentino, la notte in c ui Pantani se ne andò per sempre, infatti, gli organizzatori del Giro, molti cronisti e soprattutto l'ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò, hanno ricevuto numerose minacce via e-mail, minacce che riguardano soprattutto il Giro d'Italia, minacce che parlando di interventi, blocchi, azioni dimostrative e chi più ne ha più ne metta.
"Io non voglio parlare di questi miserabili che infangano il nome di Marco Pantani - ha spiegato Cannavò in un'intervista pubblicata oggi da Il Giornale -, perché quando penso a lui provo solo dolore per un ragazzo che ci aveva fatto sognare e che ora non è più con noi. Da mesi so che il direttore del Giro ed i suoi collaboratori sono al lavoro, in collaborazione le autorità di Sondrio, competetnti per territorio, per far sì che quella del Mortirolo sia una giornata di grande sport, ma io confido che alla fine prevalga il buon senso. Spero che la maggior parte dei tifosi di Marco lo voglia ricordare nel migliore dei modi, con rispetto e amore. E speriamo che anche da Cesenatico, dalla famiglia di Marco, arrivi un messaggio in tal senso. Nel nome di Marco".
Già, perché odio e risentimento, rancore e rabbia non riporteranno Pantani tra noi, ma servirebbero solo a rovinare il ricordo di un campione che davvero ci ha faatto sognare.
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