
In occasione della ricorrenza della scomparsa di Giancarlo Ceruti, avvenuta il 31 marzo 2020, Corrado Lodi ha voluto inviarci questo ricordo che è una sorta di lettera aperta.
La ricorrenza affettiva ed emotiva dell’anniversario della scomparsa dell’amico ed ex presidente federale Giancarlo Ceruti favorisce un momento di riflessione e al contempo la prolusione pubblica di pensiero proprio in concomitanza con l’inizio di un nuovo quadriennio federale che di recente ha preso le mosse con la riconferma del Presidente Cordiano Dagnoni.
Al suo fianco un consiglio federale che vede impegnati con ruoli di responsabilità tanti esponenti e dirigenti di molte regioni che di fatto daranno omogeneità allo sviluppo del ciclismo italiano. Un risultato che l’amico Giancarlo avrebbe molto apprezzato per la ricchezza di vedute e di approcci, culturalmente diversi, che tali dirigenti sapranno infondere nel nostro sistema sportivo.
A distanza di tanti anni, anche la presenza di suoi concittadini cremaschi, con ruoli tecnico sportivi e politici di assoluta importanza nell’attuale panorama ciclistico, sarebbe motivo di orgoglio per lui che aveva dato molto al suo territorio e che credeva profondamente nei percorsi esperienziali “sul campo” così come nei processi formativi, relazionali e professionali.
Uno sforzo è da fare sulla crescita e gestione dell’impiantistica sportiva dedicata alle due ruote in stretta sinergia con gli enti locali territoriali, anche per valorizzare l’impiantistica esistente ai soli fini promozionali, serrando i tempi per raggiungere un obiettivo realistico, a portata di mano, a cui la nostra Federazione dovrà mirare in maniera concreta e stringente, nel momento in cui il valore dell’impiantistica è un punto cardinale che indica la via per lo sviluppo del ciclismo italiano, a supporto e quale pilastro delle politiche inerenti la sicurezza stradale dei ciclisti, a cui l’ex presidente teneva molto.
L’occasione che si registra in questo momento con un formidabile avvicendamento di personale dipendente, senza tralasciare il bagaglio di conoscenze e competenze che potrebbero andare perdute (speriamo di no!) dovrà imporre una riflessione doverosa sul rinnovato e diverso ruolo di una federazione sportiva oggi, in un quadro d’insieme in cui le moltiplicate istituzioni sportive versano in grave crisi d’identità, perdendo di vista spesso il nuovo ordinamento legislativo che pone lo sport al centro di un nuovo ed epocale dettato costituzionale, a cui proprio tutte le istituzioni deputate, con vigore, dovrebbero mirare i loro sforzi!!!
Davvero uno scenario ricco di opportunità che il nostro Giancarlo avrebbe colto per cercare di stimolare un sistema più partecipato e condiviso che necessita oggi più che mai di una visione funzionale d’insieme allargata in cui la scuola, la famiglia e la società sportiva possano rappresentare i tre pilastri di una nuova struttura sistemica per consolidare un modello educativo da rafforzare.
Tuttavia è importante evidenziare che il nuovo modello di sviluppo del ciclismo comporta oggi nuove, molteplici e più impegnative relazioni sociali, personali, culturali e sportive, terreno nel quale l’amico Giancarlo affondava le proprie radici di uomo concreto, coerente, solidale e generoso, anche nei confronti dei più deboli. Anche il ricordo indelebile e vivace del nostro amico Roberto si unisce oggi in questo percorso della memoria.
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