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Sì, il servizio radiocorsa bilingue è perfetto e dalla voce della speaker svizzera, con grande esperienza internazionale nelle principali corse mondiali, escono, come d’uopo i numeri.Anche se la fuga assume contorni importanti, andare in avanscoperta rispetto ai corridori nella quinta tappa del Tour du Rwanda è oiltremodo istruttivo, non certo sminuente rispetto ai fatti di gara.
C’è un fermo immagine iniziale in quel di Rusizi, località posta sul versante del lago KIvu dove purtroppo, in territorio congolese, la situazione si è fatta drammatica. Avevamo già visto sul visore di un cellulare la fotografia di un edificio di quattro piani fuori terra, ora sappiamo dove si trova, nello stesso posto in cui nel 2024 venne posto un arrivo di tappa. Trovarsi di fronnte quel palazzo dal vivo ha un altro effetto, anche perchè pure a bordo strada, due ore ed un quarto prima lo start la folla si è assiepata ovunque, mentre le attività commerciali nel centro di frontiera sono aperte, compresi una quincaillerie ed un bar resto anche lui dal nome francese. La gente si assiepa dietro alle transenne rivestite con i marchi di sponsor silver, platinum e gold, che anche da questi particolari si giudica una manifestazione. Si parte, innalzandosi presto di quota, già per raggiungere il chilometro zero dopo il quale gli attaccanti di giornata non si faranno trovare impreparati. Così parlò radio tour…du Rwanda.
Procedendo si ha la conferma che le divise degli scolari, tantissimi, offrono un colpo d’occhio cromatico di forte impatto, forse anche qui con autonomia scolastica in vigore, visti grembiulini celesti, gialli, verdi, rossi. Sorpassate persone che portano in testa ananas e sacchi di patate con assoluta nonchalance, ci si imbatte (again) nei campi di the, mai come prima di un verde così acceso. Con discrezione verso chi lavora, un amico motociclista con bandiera, drapeau jeaune, si ferma e chiede permesso per qualche foto.
Mentre i cinque di testa hanno ancora un margine importante, lo scenario cambia decisamente all’attacco del terzo valico di giornata, Nyungwe National Park, 8,7 km al 5,1 per cento, mentre in precedenza era stato affrontato Gisakuura, 5,8 km al 7,1 per cento. Non saranno toponimi che forse - sottolineiamo forse - guadagneranno clamore, ma tanto per dire l’ascesa del parco nazionale conduce a 2484 metri. L’asfalto, largo e bellissimo, può attendere, perchè quanto vi è attorno è una foresta fittissima, dove non le ha messe l’ente del turismo scimmie ed una gazzella ad appena due metri dal nastro utilizzato dai corridori.
Senza farsi sorpassare dalla testa della corsa, c’è tempo di salutare una comitiva di francesi agghindati di tutto punto ed intenti ad effettuare un trekking, tanto per il gusto di bloccare anche qui il traffico e rispondere un pò perfidamente per difetto alla domanda canonica “a che ora passano?”. Il quintetto di contrattaccanti riesce a transitare primo anche sull’ultima ascesa quando - se Visit Rwanda ci ha messo lo zampino male non fa - le vetture della stampa si fermano e riprendono un ensemble di danze e percussioni di fronte ad una location turistica in versione eco-chic. Si va verso l’arrivo, imparando a conoscere il cognome del belga Marivoet, memorizzandolo considerato il suo scatto verso la affermazione. A Huye, scesi di quota, il vialone su cui si attendeva una volata ospita l’arrivo solitario del ragazzo della Uae Gen Z. Sotto le tende dell’Amstel e di Canal Plus quelli del pass chiaccherano in convivialità, mentre poco distante inizia l’animazione. L’albergo per la maggior parte delle squadre è appena ad un centinaio di metri dalla linea d’arrivo. Oggi trasferimento di un’oretta per portarsi al via di una tappa che condurrà di nuovo nella capitale Kigali, antipasto al gran finale di domenica tutto incentrato in proiezione campionato mondiale.
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