Pensare per i piedi, che non significa pensare male, anzi. Diciamo pure pensare per i piedi e non solo. La Sidi di Davide Rossetti, ceo dal 25 ottobre 2022, è un laboratorio del pensiero, una fabbrica di progettualità che non si limita a pensare a nuove scarpe per ciclisti o motociclisti, ma ha in atto una trasformazione industriale che ha l’ambizione di creare un nuovo modo di pensare l’azienda, che coinvolge tutti.
Il suo ufficio è al primo piano, ma Davide Rossetti ha da qualche mese settimana una scrivania anche in produzione, dove di tanto in tanto passa e si ferma per incontrare le maestranze. «Non è certo per controllare quello che fanno – dice -, ma per essere al loro fianco. Così facendo se ci sono delle criticità si affrontano subito. Non serve chiedere udienza, salire nel mio ufficio: io sono lì, a disposizione di tutti».
Un laboratorio di pensiero che pensa in green e lavora per la parità di genere. Un “think-tank” pieno zeppo di ragazzi della Generazione Z e di stagisti che si mettono in gioco con le loro idee. «Io e i miei diretti collaboratori siamo in modalità ascolto. Noi abbiamo responsabilità, esperienza e storia, ma loro hanno l’energia per poter cambiare le cose. Noi a loro chiediamo spunti e idee».
A che punto è la notte?
«Siamo all’aurora, c’è già una gran bella luce ma siamo solo all’inizio della trasformazione – prosegue Rossetti -. L’azienda è in piena evoluzione: è in fermento. Stiamo portando avanti quanto di buono è stato fatto per oltre sessant’anni, ma c’è da mettere l’azienda in modalità futuro. Per questo ho al mio fianco cinque manager di assoluto livello come Davide Slongo (R&D and Product Development), Massimiliano Mirabella (Marketing), Matteo Agostini (Operations), Giovanni Carturan (Vendite), Claudio Crespan (CFO). A prima vista potrebbe sembrare una struttura sovradimensionata, ma non è pensata per l’oggi, ma per il domani. È la base di un’azienda che ha tutta una serie di progetti sottostanti che sono fondamentali per avere una logica espansiva: più It, più dati, più logistica, più marketing e comunicazione che sarebbero stati insostenibili con le poche risorse che c’erano prima».
È una Sidi che ha al centro le persone: sia il cliente che i propri collaboratori.
«Assolutamente si – aggiunge e precisa Rossetti -. Se vogliamo una Sidi 3.0 è necessario che tutte le componenti siano coinvolte nel progetto, con tutta una serie azioni che vadano nella direzione di una riqualificazione del personale con una serie di momenti di condivisione. Non a caso, mediamente ogni due mesi, a fine giornata ci prendiamo un’ora e mezza per parlarci, per provare anche ad uscire dalle nostre rispettive comfort-zone. Il cambiamento non deve spaventarci e al contempo non può essere guidato da una sola persona, e neanche da un team ristretto di persone, ma deve coltivare il culto dell’iniziativa condivisa. Non devo solo dire io cosa non va, ma puoi essere pure tu a venire da noi a sottoporre le varie criticità. Noi dobbiamo abbattere la cultura, molto latina, dell’errore e della colpa. Quello a cui dobbiamo puntare è alle soluzioni e ai rimedi».
Una mentalità molto umanistica: fare business, ma con il rispetto dell’uomo, che come dicevamo prima è al centro del villaggio Sidi.
«A novembre sono partiti anche i corsi di yoga. Così come abbiamo creato una bellissima sala mensa e uno spazio per il dialogo. Abbiamo un gruppo WhatsApp tra i dipendenti Italia su tematiche diverse. Inoltre, abbiamo avviato già da gennaio 2023 numerose collaborazioni con Università e scuole locali e abbiamo in previsione - dal 2025 - di coinvolgere università estere per avere quello che viene chiamato il “talent garden”. Oggi abbiamo un numero significativo di ragazzi giovani che arrivano dalle università, una parte di questi sono in pratica la premessa di nuove assunzioni. Il messaggio è semplice quanto chiaro: ragazzi qui da noi ci venite quando volete, vi trovate quando vi pare, ma siate parte del cambiamento dicendoci anche voi, che siete i consumatori del futuro, i progetti che potremmo fare e mettere a terra assieme a voi. E sa perché facciamo tutto questo, perché è sotto gli occhi di tutti che abbiamo a che fare con ragazze e ragazzi bravissimi: altro che bamboccioni: hanno una forza e una concretezza dirompente».
Umanesimo e rispetto per l’individuo, visione e futuro, ma ci sono anche i numeri che dicono in modo chiaro e inconfutabile che la strada intrapresa da Sidi e la nuova proprietà (Italmobiliare, ndr) è quella giusta.
«Rispetto al 30 settembre dello scorso anno siamo a più 23,4%. E in pancia un portafoglio ordini importante per consolidare un 2024 che incornicia il passo della nuova Sidi. Fatturato dei primi 9 mesi oltre i 20 milioni di euro, numeri che ci riportano al 2022, ma quello che è radicalmente cambiata è la forza propulsiva, l’inerzia. E poi i nuovi prodotti sono usciti a settembre, all’Italia Bike Festival: i veri risultati si vedranno il prossimo anno, ma gli indicatori in nostro possesso ci fanno pensare che la strada intrapresa è quella giusta».
Una realtà che sta seguendo tre macro direttici: innovazione, digitalizzazione e sostenibilità.
«Innovazione non vuol dire produrre la una nuova suola – precisa Rossetti -, ma riguarda tutto: un’innovazione di processo, commerciale, produttivo e di sviluppo. Digitalizzazione significa passare ad un modello di business che sia molto più “data-driven”, guidata dai dati. I numeri sono premessa necessaria per poter trarre qualunque tipo di valutazione e decisione. Sostenibilità sia economica che finanziaria, ma anche sociale, non per niente abbiamo aderito alla SBTi - Science Based Targets iniziative - che prevede la riduzione della nostra impronta di carbonio fino ad arrivare all’obiettivo per ridurre l’impronta di carbonio a zero nel 2050. Per arrivare a fare questo stiamo lavorando con l’Università di Trento, dove stanno analizzando tutti i materiali, che sono divisi in tre macrocategorie: quelli dove è già stata fatta una transizione; quelli dove c’è un’alternativa disponibile, ma per motivi vari non sono ancora in atto; black-list, materiali di cui oggi non possiamo fare a meno. Una volta che sarà completata tutta questa analisi dei materiali, per ogni prodotto produrremo un’etichetta che dirà chiaramente al cliente finale quale è l’impatto del carbonio per la realizzazione di quel prodotto. Questo ovviamente porta a indirizzare le azioni e a cercare di neutralizzare quello che è il nostro impatto, cercando di avere materiali da fonti sostenibili, cercando di ridurre e minimizzare i trasporti logistici, cercando di limitare al minimo l’utilizzo dell’aereo per ridurre le emissioni. Se poi riesco ad avere anche fornitori virtuosi che nei loro processi seguono lo stesso approccio (energie da fonti rinnovabili, gestione corretta di acque e rifiuti etc), siamo a cavallo».
Analogamente state lavorando anche sulla gestione del personale.
«La cosiddetta parità di genere: per noi significa pari opportunità, pari diritto all’informazioni, pari diritto a stare a casa in maternità, pari stipendio e via elencando. Tutto quello che stiamo però facendo necessita di una cosa: di una formazione per creare una nuova cultura e una nuova consapevolezza. Come sono solito dire, la cultura si mangia la strategia a colazione. Se non si crea una cultura non si va da nessuna parte».
Cultura e consapevolezza di quello che si è e da dove si viene: la storia.
«È la Sidi di storia ne ha davvero tanta. Per una Sidi ha archiviato tantissime cose, con scrupolo, amore e attenzione: quello che ci ha lasciato è davvero un prezioso patrimonio aziendale, oggi siamo pronti a digitalizzare tutto, per fare in modo che tutto sia fruibile in modo immediato e in tempo zero».
Se sei giá nostro utente esegui il login altrimenti registrati.