FILIPPO CONCA. «IO SPERO ANCORA IN UNA CHIAMATA, VORREI FAR VEDERE QUANTO VALGO. ALTRIMENTI...»
INTERVISTA | 03/12/2024 | 08:18 di Francesca Cazzaniga Filippo Conca ha coronato il sogno che hanno tutti i corridori, quello di correre tra i professionisti. Passato tra i grandi nel 2021 con i colori della Lotto Soudal, il lecchese classe 1998 dopo due stagioni in forza alla squadra belga ha firmato per le stagioni 2023 e 2024 un contratto con la Q36.5 Pro Cycling Team. In quattro anni nella da professionista per Conca non sono arrivate vittorie, alcuni buoni piazzamenti come il quinto posto nella nona tappa della Vuelta di Spagna 2022, la top10 al Trofeo Laigueglia nel 2020 e quest’anno alla Coppa Agostoni. Non sufficiente, almeno per il momento, per trovare una squadra con cui poter correre il prossimo anno.
Filippo, come stai vivendo questo periodo di incertezza? «Sono tranquillo, ho già idee per il futuro. Sto programmando il mio post carriera, anche se spero che ci sia qualcuno che possa darmi un’ulteriore possibilità perchè so quanto valgo. Non sono un campione, è vero, però trovo assurdo che, nonostante il lavoro fatto in questi anni per le squadre, io sia a piedi. Ci sono parecchi corridori che rischiano di smettere quest’anno perchè sono al vento e non hanno trovato squadra e io rischio di far parte di questo gruppo. Non posso che continuare a sperare e vedere come si svilupperanno le cose».
Ti stai allenando? «Sto continuando ad allenarmi per mantenere la forma, alterno le uscite su strada alla palestra. Una preparazione come tutti gli altri inverni, anche se il non aver un obiettivo rende il tutto più complesso. E’ una situazione difficile, molte squadre hanno chiuso il loro budget e quindi comincio a pensare di sfruttare la mia laurea in economia».
Qual è il bilancio del tuo 2024? «A livello di risultati non ho raccolto molto, ma è anche vero che quest’anno non ho avuto un programma ben definito e spesso sono stato chiamato all’ultimo momento. Sono sempre stato a disposizione della squadra e dei miei compagni e ho cercato di farmi trovare ogni volta pronto con la condizione. Mi sarebbe piaciuto avere un po’ più spazio, ma ormai è andata così».
Accetteresti di correre in una squadra Continental e quindi di fare un passo indietro? «Sì, assolutamente. Il mio obiettivo è quello di continuare a correre, so che non sarà facile ma sento di aver qualcosa da dare ancora a questo sport. Non dovessi riuscire a trovare squadra, mi lancerei sul gravel soprattutto per avere degli obiettivi in termini di preparazione e ritrovare la giusta motivazione, perchè allenarsi senza avere un obiettivo definito diventa estenuante, così come lo è stata quest’ultima stagione, affrontata senza un programma definito e quindi senza sapere per cosa stavo lavorando».
Ma nel tuo post carriera cosa vedi? «Abito sul lago di Como e sto già pensando di avviare un’attività nel settore del turismo».
Lasceresti il ciclismo con il sorriso? «Lascerei con il sorriso perchè so il tipo di persona che sono, ma anche con il rammarico di non aver potuto dare quello che avrei voluto. Credo che mi sia mancata la continuità per poter dimostrare i frutti del mio lavoro. In Lotto mi hanno aiutato tanto, ho fatto una grande esperienza e per me sono state due stagioni fondamentali, gli ultimi due anni invece avrebbero dovuto andare diversamente. Sono migliorato in termini di numeri e performance, ma non basta solo questo, bisogna anche avere la possibilità di dimostrare il proprio valore , perché no?, anche avere un po’ di fortuna e centrare la performance giusta al momento giusto. Guardo però il bicchiere mezzo pieno e sono sicuramente delle grandi esperienze».
Hai qualche rimpianto? «Il primo anno da professionista ho avuto vari problemi di salute che non mi hanno permesso di avere la giusta continuità di rendimento. Sono cose che non sono sotto il nostro controllo, ma che ti possono cambiare una carriera; non voglio cercare scusanti, anzi rifarei tutto quello che ho fatto».
Chi sono i tuoi amici del ciclismo? «Simone Petilli e Marco Tizza, persone su cui so di poter contare».
Il momento più bello in questi quattro anni da prof? «Ce ne sono diversi: le due fughe alla Vuelta 2022, il Campionato Italiano dello scorso anno e quest’anno all’Agostoni, la corsa di casa, in cui sapevo di essere senza squadra per il prossimo anno e con la consapevolezza che quella potesse essere la mia ultima corsa. Ho corso dando tutto me stesso, anima e cuore».
Ci speri ancora, vero? «Aspetto fino all’ultimo e se non dovesse arrivare nessuna chiamata proverò con il gravel e una squadra che mi da questa possibilità c’è. La speranza è l’ultima a morire. Lascio comunque la porta aperta alla strada, per poi tornare dopo un anno, o quando e se arriverà una chiamata».
Come lui chissà quanti corridori Italiani abbiamo o rischiamo di perdere senza forse aver visto quanto potevano dare, spiace che chi è al timone guardi solo le medaglie e il resto non conta.
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