Una grande festa con tanti amici della Bretagna, del mondo e sopprattutto del ciclismo. È così che nei giorni scorsi Bernard Hinault ha festeggiato il traguardo dei 70 anni che taglia oggi, in splendida forma.
«Quando non si hanno malattie, o preoccupazioni particolari, vuol dire che sta andando tutto bene. e soprattutto continuo a pedalare: in questo aiuta, soprattutto in salita, la bici elettrica. Ne ho parlato con il mio amico Moser e la pensa come me».
Riassunto. «Sono stato fortunato: la natura mi ha donato il talento per andare forte in bici, io ho saputo coltivarlo e dunque me lo sono goduto. E non ho rimpianti, ho smesso presto, a 32 anni, ho potuto decidere io, quando mi era passata la voglia di continuare. Non capita a tutti» ha raccontato a Ciro Scognamiglio per La Gazzetta dello Sport.
Il ciclismo di oggi. «Lo seguo sempre, soprattutto quello su strada. Campioni come Pogacar, come Evenepoel, come Vingegaard... lo nobilitano. Amo anche il cross e guardo con interesse il ciclismo femminile, che è cresciuto tantissimo».
Roba da grandi. «Se non avrà incidenti, Pogacar supererà Hinault e Merckx senza troppi problemi. E a me, più di ogni altra cosa, impressiona il fatto che abbia vinto già tre Tour de France a 26 anni. E in quelli che ha perso, è arrivato secondo. Non è certo utopia pensare che possa arrivare a sei, almeno. I tre grandi giri nello stesso anno? Si può fare: tra un grande giro e l'altro ci sono almeno tre settimane per recuperare. Io credo che prima o poi ci proverà».
La Francia senza Tour. «Io ho vinto l’ultimo nel 1985 e non vedo nessun francese che possa aspirare a conquistare il Tour. Magari il mio erede è già nato, ma non va ancora in bicicletta».