SIERRA DE CAZORLA. Roglic devastante, Mas resistente, Landa indomito, Tiberi grande, Vergallito bravo, O’Connor presuntuoso, Almeida - e la sua Uae - sconfitti e probabilmente affondati. Il terzo arrivo in salita della Vuelta, sulla bellissima Sierra de Cazorla, chiarisce le idee su questa corsa finora tatticamente abbastanza incomprensibile.
Primoz Roglic, il grande sconfitto a Yunquera, mostra i muscoli e lascia capire che quello di giovedì non è stato un errore tattico della Red Bull ma una scelta. Lo sloveno scardina la corsa con quattro accelerazioni sulle durissime rampe di oggi. Due chilometri e mezzo per ribadire che il più forte è lui. Rogla, alla 14a vittoria in questa corsa, la 6a in stagione e la 86a in carriera, vuole la quarta maglia rossa. «Oggi ho avuto le gambe giuste - afferma lo sloveno -. In questi giorni con lo staff abbiamo lavorato molto sul mio corpo e ora mi sento meglio. Importante viste le tappe dure che ci aspettano». Inevitabile in sala stampa una domanda sul clima: «Fa molto caldo e io cerco combatterlo in corsa bevendo il più possibile. Però io preferisco il grande caldo al grande freddo».
Oggi solo Eric Mas è riuscito a tenergli la ruota. Lo spagnolo è anche scaltro in volata, ci mette esperienza sulle strette curve finali. Ma Rogla è di un altro pianeta. Mas resta l’eterna promessa, vincerà un’altra volta. Ha 29 anni e solo 6 successi in carriera, l’ultima al Giro dell’Emilia 2022, e va fortissimo, per carità. A Madrid molto probabilmente sarà sul podio, ma non sul gradino più alto.
Un altro che va fortissimo è Mikel Landa, oggi 3°, ma anche a lui le occasioni sfuggono. Oggi si muove tardi, insegue, ha grinta da vendere e condizione eccellente. Per Madrid bisognerà fare i conti anche con lui. E Tiberi? Se siamo d’accordo che Antonio non è uno scalatore puro, ma un passista-scalatore, la tappa di oggi non era per lui. Eppure è arrivato 4° a soli 17” da Primoz.
Oggi una parte importante della scena se l’è presa Luca Vergallito, in fuga per quasi tutta la tappa e 12° al traguardo. Il corridore dell’Alpecin è al suo primo grande giro e si sta mettendo in bella evidenza. «La fuga è andata via dopo 60 km e io non avevo un piano particolare, mi sono buttato dentro. Ci sono giornate in cui dobbiamo lavorare per Groves ma quando Kaden non punta alla vittoria siamo più liberi».
Luca ha anche accarezzato il sogno della vittoria. «Durante la fuga è stato un susseguirsi di pensieri. Ci sono stati momenti in cui speravamo di farcela e altri dove invece vedevo al fine segnata. Ai -20 però ho capito che arrivare sarebbe stato quasi impossibile, la fatica aumentava e dietro il gruppo (sovente tirato da un Marco Frigo ancora in evidenza, ndr”) era in forte rimonta”».
Le parole di Vergallito fanno pensare che ci riproverà: «Anche la prossima potrebbe essere una tappa adatta, ma oggi ho speso tanto e non credo potrò essere al cento per cento». Le buone prestazioni potrebbero portarlo al rinnovo di contratto, che è molto vicino. «Qui c’è un livello altissimo, sono nell’elite del ciclismo - prosegue -. Io ci metto tutto me stesso e sono orgoglioso di quello che sto riuscendo a fare. Vorrei restare e credo che l’accordo sia abbastanza vicino».
Passiamo ora a chi oggi ha pagato. La maglia rossa O’Connor ha inizio salita finale ha commesso un errore, forse di presunzione. Sfidare in un mano a mano Roglic su questi percorsi può essere fatale. Affiancare lo sloveno quando scatta, poi voltarsi indietro per vedere cosa succede, non è una scelta tanto furba. Alla fine ha perso 46 secondi, più 10 di abbuono, in circa 2,5 km. Se corre così, e già domani avremo la controprova, addio sogni di gloria. «Ha fatto molto caldo e non è stato la mia migliore giornate. Nel finale ho pagato un po’, sono cose che capitano in un grande giro. Sono molto orgoglioso del lavoro che ha fatto la squadra per me, soprattutto Gall è stato prezioso».
E sulla tappa di domani? «Domani è una delle giornate più dure e importanti di questa Vuelta. Non termina in salita ma ci sono montagne molto dure. Spero di potere fare una corsa aggressiva e recuperare il tempo perso oggi». I rivali? «Sono ancora tanti. Io devo pensare solo ad arrivare al traguardo il prima possibile».
Chi invece ha alzato bandiera bianca è Joao Almeida. Il portoghese, capitano designato della Uae («Siamo qui per vincere la Vuelta con Almeida», ci ha detto venerdì Mauro Gianneti) ha preso una legnata durissima: 60° a 4’53”. Un atteggiamento, già dai primi metri di salita quando ha regalato la borraccia a un ragazzo a bordo strada, arreso. Ora il team emiratino, che dopo la doppietta Giro-Tour di Pogacar, voleva fare tris dovrà inventarsi qualcosa. Dare un senso alla loro Vuelta. La squadra più forte del mondo, senza il suo faro, sta andando alla deriva. Il primo bianconero, il giovane messicano Del Toro, è 17° a 6’32”.