Remco EVENEPOEL. 10 e lode. Fa quello che vuole, con il sacro cuore della classe di cui dispone, nel circuito del Sacro Cuore per l’occasione in versione Stade de France. Uno spettacolo sontuoso, non di rara bellezza perché di questi tempi ci abbeveriamo dalla fonte d’ispirazione di questa generazione di fenomeni. Rischia la vita il 15 agosto del 2020 lungo la discesa della Colma di Sormano, rischia grosso al Giro dei Paesi Baschi lo scorso aprile cadendo con Vingegaard, anche se si ricorda e si parla solo dell’infortunio del danese. Remco talento del calcio, capisce che ha talento per tutto. È nato per correre, ma è nato per farlo in proprio. L’Olimpiade è l’esaltazione della solitudine, dove il gioco di squadra conta fino ad un certo punto. Oggi sceglie un piccolo cambio di pendenza per far pendere il piatto della bilancia dalla sua parte: prende e va, da solo, verso la storia: oro nella prova a crono e in quella in linea nella stessa edizione. Nessuno come lui. Nella generazione Pogacar anche RE Remco ha un ruolo di primo piano assoluto. Gioca con la bicicletta, gioca con gli avversari, e si prende i Giochi: oro+oro. Da oggi è indiscutibilmente un Golden Boy.
Valentin MADOUAS. 10. Il 28enne corridore transalpino si supera, come del resto la sua Francia, perfetta e squadra come poche. È semplicemente extraordinaire, il primo di un’altra categoria, anche se davanti c’è uno che è “hors categorie”.
Christophe LAPORTE. 9. Porta a casa e alla Francia anche la medaglia meno pregiata, due metalli per una prova olimpica di assoluto valore tecnico. Una squadra mignon: ma la Francia è grandissima.
Attila VALTER. 8,5. L’ungherese arriva ad un passo dal podio, ma non c’è rimpianto, non c’è amarezza, per lui è un piazzamento di assoluto onore.
Ben HEALY. 7. Il folletto irlandese fa una corsa pazzesca, su un tracciato che esalta la sua follia. Finisce nella top ten, non farà storia, ma per lui fa curriculum.
Julian ALAPHILIPPE. 7. Corre per la squadra e alla fine termina appena fuori dalla top ten (11°). Corsa di livello, in linea con i tricolori di casa.
Mathieu VAN DER POEL. 4. È chiaro che è il grande sconfitto. Sa che c’è un solo uomo da curare e si fa sorprendere.
Thomas PIDCOCK. 4. Ha un talento visibile ad occhio nudo, ma sulle strade levigate sembra perdere velocità.
Alberto BETTIOL. 5. Si vede poco, quasi niente. Non fa il miracolo. Su quel circuito veloce e mozzafiato finisce ansimante nelle retrovie. Il nostro ciclismo è in affanno, ma non lo scopriamo oggi.
Wout VAN AERT. 7. Gamba dei giorni migliori e fa vedere cose alla Van Aert. Quando parte RE Remco lui resta passivo, poi si francobolla alla ruota di Van der Poel, mettendo in atto quel vecchio adagio che dice grosso modo così: magari non vinco, ma di sicuro ti posso far perdere. Così è. Fa il suo, alla grande. P.S. Arriva dopo la ventesima posizione perché nel finale cade.
Mads PEDERSEN. 17. Nel momento meno opportuno, quando la corsa sta per prendere forma, lui fora: non è stagione.
Elia VIVIANI. 6,5. L’uomo che non doveva esserci c’è e fa il suo. Prende e va, facendo il proprio compito, rispettando il proprio ruolo.
Luca MOZZATO. 4. Finisce la sua prova al 50° posto: c’è poco da dire.
Christopher ROUGIER-LAGANE. 6,5. Il corridore che difende i colori delle Mauritius parte quasi subito, seguito da Thanakhan Chaiyasombat (Thailandia), Charles Kagimu (Uganda) e Eric Manizabayo (Ruanda). Sono loro a dare un senso alla prima fase di questa prova olimpica.
Derek GEE. 27. Il canadese oggi ha compiuto 27 anni. Le candeline e la torta questa sera, oggi lui si è dovuto fare qualche gavettone.
PARIGI. 10. Ma quanto bello è stato il percorso olimpico? Quanto bella è stata la gara e il circuito finale? Quando bella è la fotografia finale, con RE Remco oro sul traguardo con alle spalle la Torre Eiffel? Vale oro anche quella foto e ce l’ha RE Remco. Anche qui, lontano da Roma, che ci piaccia o no c’è una Grande Bellezza.