TOUR DE FRANCE. NICOLO' CANOVA E QUEL MANIFESTO CHE RACCONTA LA CORSA DA FIRENZE A NIZZA. GALLERY

TOUR DE FRANCE | 29/06/2024 | 08:08
di Giuseppe De Carli

Dalla matita del torinese Nicolò Canova il via al Tour de France 2024

Che l’arte abbia percorsi imperscrutabili, che nascono dalla mente e dal cuore di “grandi visionari”, è risaputo. Che l’arte possa trovare applicazione in qualsiasi campo umano è un dato sotto gli occhi di tutti, come mezzo di comunicazione, come strumento pubblicitario, come rappresentazione della realtà e del sogno, come supremo racconto che da corpo alle parole nelle illustrazioni di un libro o nelle sale di una mostra.

Tutto questo e molto altro nasce dalle mani di un giovane torinese che da anni si impegna in un percorso artistico poliedrico e multicolore. Lo fa con quella consapevolezza di aver creato, così come tutti gli artisti, un proprio stile, una propria firma che sta diventando nel tempo inconfondibile. Stiamo parlando di Nicolò Canova. Nella sua carriera professionale, ha realizzato importanti collaborazioni anche a livello internazionale: griffe dell’alta moda -da Alviero Martini a Lancôme e Bulgari- ma anche “big” della comunicazione -come i giornali New York Times, Corriere della Sera e Il Sole 24 Ore- e colossi quali Disney, Huawey, SSang-Yong, oltre che per le Nazioni Unite di cui è art designer di AWorld, piattaforma ufficiale di ACTNOW, la campagna delle Nazioni Unite per promuovere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'agenda 2030.


Il Tour de France 2024


In questi giorni l’Italia è coinvolta, per la prima volta nella storia, nelle prime tappe del 111° Tour de France, in omaggio ai 100 anni dalla vittoria del primo italiano nella Grande Boucle (Ottavio Bottecchia) e di alcuni dei più famosi corridori azzurri che fecero loro in passato la più famosa corsa a tappe del mondo. Come da tradizione, la Direzione della corsa, affida ad un artista della Nazione in cui parte il Tour, l’incarico di realizzare il manifesto ufficiale della kermesse. Il nostro Nicolò, incuriosito ed animato dalla volontà di poter contribuire con un proprio progetto a questo evento storico (che passerà anche dal Piemonte e da Torino nella terza tappa), ha inviato il bozzetto all’agenzia milanese incaricata di selezionare le opere, e quell’opera ora fa parte della storia, essendo stata scelta come manifesto ufficiale.

Il manifesto

Realizzata in stile vagamente retrò, l’opera illustra l’avvio e la fine della corsa (che avverrà a Nizza) unendo virtualmente Firenze, le colline toscane, la Pianura Padana fino a Torino alla città di mare francese con il sole che domina tutta la scena illuminata da tanto giallo, il colore simbolo della corsa.

Abbiamo raccolto le emozioni di Nicolò, sicuramente molto coinvolto in questo evento sportivo che valorizza ancora una volta le bellezze di Torino.

Nicolò, cosa ha provato una volta appreso che il suo lavoro sarebbe diventato il manifesto ufficiale del Tour?

«Innanzitutto una gioia immensa perché essere scelto per illustrare la terza manifestazione sportiva più grande del mondo non ha eguali. Tra l’altro quest’anno non è stato organizzato un concorso ma un semplice scouting per realizzare il manifesto del Tour maschile (ndr: quello femminile invece è stato scelto tramite concorso). La scelta caduta sulla mia opera è stata una grande spinta anche alla mia autostima; dunque, l’ho considerata un premio ma anche una grande responsabilità».

Le sue opere ormai si sono diffuse in tutto il mondo, come le numerose e qualificate collaborazioni con brand e colossi della comunicazione planetaria; dunque, la vetrina internazionale non è una novità per te. Forse ti mancava il mondo dello sport, che è di per sé complesso. Tu segui il ciclismo?

«In verità non seguo il ciclismo da vero e proprio tifoso, ma in realtà nella mia famiglia questo sport è stato praticato, soprattutto da mio zio che poi purtroppo ha dovuto smettere a seguito di un incidente. Devo dire però che la tappa a Torino ed ora il Tour che passa nella mia città, nello stesso anno, hanno risvegliato l’interesse e la curiosità per queste due importanti kermesse».

Cosa ha stimolato la sua matita in fase di realizzazione del disegno? Si nota evidente un grande lavoro sui colori con quella solarità che rende fresco ed accattivante tutto il manifesto.

«Devo ammettere che sono stato subito favorito dagli organizzatori che mi hanno consegnato la cosiddetta “carta bianca” se non un’indicazione che richiamasse le tappe italiane ed il traguardo finale a Nizza. Dovevo trovare attraverso le immagini un concetto che unisse questo quadro d’insieme ed allora mi sono lasciato ispirare dal colore giallo (simbolo del Tour) e dalla forza del sole, che caratterizza sia l’Italia che la Costa Azzurra dove il giro incoronerà il vincitore. Tra l’altro sono stato a Nizza e mi aveva colpito la statua gigante di Apollo, Dio del Sole. Da qui l’ispirazione perché il sole è vita, è energia, un elemento comune sia all’Italia che nel sud della Francia. Anche i ciclisti sono lanciati verso il sole e nello studio dell’uso dei colori ho utilizzato molto il verde (che ricorda la Toscana ma anche i colli bolognesi e torinesi) così come l’arancione che metaforicamente rappresenta le Alpi per terminare poi con le sabbie della Costa Azzurra».

Le sue opere sperimentano diverse tecniche e mezzi (invitiamo a visitare il sito (https://www.nicolocanova.com/) che rappresenta plasticamente il suo estro e la sua ecletticità, ma tendono tutte a portare in luce il mondo interiore in una bonaria battaglia con il mondo esterno. Ne escono dei piccoli capolavori che bisognerebbe analizzare uno ad uno. Pensa di aver già sperimentato tutto o la sua è una continua ricerca?

«Assolutamente sono ancora alla continua ricerca di nuove sperimentazioni. In effetti il mio lavoro è caratterizzato proprio dallo scontro tra mondo interiore e mondo esterno, con le vicende che ruotano intorno a me come protagoniste della mia arte. Da questo punto di vista ho ancora molto da sperimentare e la curiosità mi aiuta in questa sorta di “missione” che va oltre i lavori commissionati. Quando preparo mostre o altri eventi similari riesco ad esprimermi con quella dinamica fatta di esperimenti e di curiosità che lascia libero spazio all’interpretazione dell’immagine. Anche rispetto alle tecniche, sono spinto a sperimentare e quindi in futuro non mi precludo neppure questa opportunità».

La sua collaborazione con le Nazioni Unite per il progetto AWord l'ha proiettata in una dimensione che guarda soprattutto al futuro e, vista la sua giovane età, a una prospettiva a lungo termine. Può, secondo lei, l’arte migliorare ancora il nostro mondo?

«Lo spero, lo spero vivamente! L’arte è comunicazione e permette di affrontare tematiche anche profonde, come quelle sociali, ed in questo il lavoro dell’artista riveste anche aspetti di responsabilità comunicativa. Smuovere l’immaginazione delle persone può rappresentare un po’ un’ancora di salvezza per evitare di rimanere legati a schemi: in questo l’arte può sicuramente fare la sua parte».

Sappiamo che lei è molto innamorato di Torino e che ama particolarmente un monumento, ovvero la statua del Frejus in Piazza Statuto (che non casualmente è una zona “confine” tra la luce e l’inizio delle tenebre un po’ come la sua ricerca dell’interiore svelato alla luce del sole). Quel “genio alato” che rappresenta la vittoria della Ragione sulla forza bruta ed in un certo senso anche l’arte può rappresentare la vittoria sulla superficialità. Può essere una chiave di lettura delle sue opere?

«Condivido questa chiave di lettura e devo dire che mi piace. Di base non condanno la superficialità ma l’obiettivo dell’arte ed anche della mia produzione, mira ad andare oltre le apparenze. Stimolare, come dicevo prima, il pubblico a riflettere è un obiettivo che perseguo e che sono convinto può migliorarci tutti, per elevarci nell’anima ed anche nelle cose apparentemente semplici o modeste».

Lasciamo Nicolò ai suoi colori, ai suoi schizzi che presto prenderanno forma e si libreranno nel cielo torinese per impreziosire chissà quale progetto, felice di poter rappresentare l’arte italiana anche Oltralpe e nel mondo (visto la risonanza mediatica del Tour del France). Perché lo sport è anche arte, e l’arte è fratellanza, è pace, è condivisione del bello, tutti più che buoni propositi che ci auguriamo trovino sempre spazio nell’umanità.

Il ciclismo è energia e vita: Nicolò Canova lo ha rappresentato perfettamente.

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