Steff Cras e Jay Vine attraverso i social hanno iniziato a darte aggiornamenti e a raccontare del terribile incidente al Giro dei Paesi Baschi. Entrambi dopo aver visto le immagini della caduta, oggi si definiscono dei miracolati perché hanno pensato di non poter più riabbracciare i propri cari o di rimanere invalidi per sempre. Steff Cras è rientrato in Belgio e il danno riportato al polmone lo ha costretto per sicurezza a viaggiare con un mezzo della squadra e non in aereo. Jay Vine invece, è sempre ricoverato in ospedale e per tornare a casa dovrà aspettare ancora, perchè i danni subiti alle vertebre non gli consentono ancora di muoversi.
Il ventottenne australiano, che corre per la UAE Emirates, si è rotto una vertebra cervicale e due vertebre toraciche e solo ieri ha iniziato a muovere i primi passi in camera con l’aiuto di un deambulatore.
«Quando ho visto le riprese dal vivo e lui non si muoveva, non sapevo se avevo ancora un marito - ha detto sua moglie -: avevo paura della notizia peggiore. Non c’è dubbio che si sia trattato di un incidente spaventoso. Il ciclismo può essere molto pericoloso e questa ne è un’ulteriore prova».
L’australiano avrà dei tempi lunghi di recupero e ad oggi non è possibile prevedere quando potrà iniziare la riabilitazione, considerando che per circa 6 settimane dovrà portare uno speciale tutore per la frattura della vertebra cervicale.
«Il sostegno è stato incredibile. Grazie mille per tutti i messaggi - ha detto Vine -. Aggiornamento medico: cammino bene come può essere in una situazione come questa. Sono riuscito a camminare nella mia stanza con l'aiuto di un deambulatore e fare il primo passo è stato piuttosto emozionante dopo quello che ho passato. Ora sono in attesa di tornare a casa ad Andorra, ma il personale dell’ospedale è stato A+ per le cure che ho ricevuto».
Vine dopo l’incidente aveva paura di rimanere paralizzato e di non essere più in grado di giocare con i propri figli. Fortunatamente i danni neurologici sono stati esclusi e adesso deve solo attendere l’inizio della riabilitazione.
«Non riesco proprio a credere che un giorno potrò ancora camminare e giocare con i miei bambini – ha continuato il corridore dell’UAE Emirates - È stato abbastanza spaventoso per me nei primi giorni perché non eravamo sicuri se sarebbe stato necessario un intervento chirurgico o se sarebbero sorti problemi neurologici. C’è ancora molta strada da fare per il mio recupero, ma non vedo l’ora di iniziare questo processo».
Cras nella sua caduta ha riportato un pneumotorace, diverse costole rotte, due fratture vertebrali e toraciche e anche per lui la strada del recupero sarà lunga. «Sono arrivato vicino alla morte - ha detto il belga della TotalEnergies a La Derniere Heure - Non sono riuscito a respirare per trenta secondi. Avevo solo un polmone funzionante e sono morto di paura».
L’impatto dei corpi a terra con la caduta è stato importante perché arrivavano ad alta velocità, ma nessuno dei corridori per fortuna è andato a sbattere contro le grandi pietre che stavano nel luogo dove è avvenuto l’incidente. «Mi sono reso conto, quando ho visto i blocchi di cemento al bordo della strada, che sarei morto se fossi caduto 20 cm più in là. Onestamente sono stato molto fortunato».
Il belga spera di poter tornare presto alle corse, in particolare al Tour de France, dove spera di poter fare qualcosa di buono. Intanto i corridori caduti nelle ultime settimane, oltre a dover rimarginare le ferite fisiche, dovranno fare i conti con la paura e lo shock psicologico, inevitabile dopo una caduta e adesso a gran voce, chiedono tutti maggiore sicurezza in corsa.