Manzonianamente chiamatela la Conversione di Dipiazza, ciclisticamente potrebbe diventare il colpo più grosso degli ultimi anni a Nord Est: c’è una trattativa per portare la grande partenza del Giro d’Italia 2025 in regione, e in particolare a Trieste, con anche il coinvolgimento di Gorizia-Nova Gorica, che non a caso il prossimo anno saranno capitale europea della cultura.
Ma che c’entra Dipiazza? C’entra eccome, e bisogna fare un passo indietro a venerdì 8 maggio 2009. Lui era già sindaco, da Venezia il giorno dopo sarebbe partito il Giro d’Italia del Centenario, che poi la domenica sarebbe passato per Trieste con una gran volata di Alessandro Petacchi.
Quel venerdì le Rive e le zone limitrofe erano interessate dai preparativi per la tappa. Transenne ovunque. E anche disagi per gli automobilisti.
Dipiazza, davanti alle telecamere del Tg3 Fvg, sbottò con una memorabile invettiva: «Del Giro d’Italia non me ne frega niente. I cittadini sono in fila, dalla periferia al centro, perchè il Giro pretende di tutto e di più». Con tanto di calci alle transenne.
Dopo 15 anni eccola la Conversione, con scatto tipico del velocista o, visto che è regionale e ieri alla Tirreno ha vinto, uno sprint “alla Milan”. «A Trieste nel 2025 ci sarà una crono del Giro, la Regione investirà più di 7 milioni di euro, dobbiamo fare in fretta per chiudere i lavori al porto».
Sette milioni per una crono? No, quella è la cifra che solitamente una regione o uno stato, vedi un anno fa l’Abruzzo o nel 2022 l’Ungheria, investono per avere la Grande Partenza con almeno tre tappe.
Partenza che non è solo avere una o due frazioni sul proprio territorio, ma è la possibilità, tra preparativi e operazioni preliminari, di ospitare i protagonisti del grande ciclismo dal lunedì al week-end delle gare.
«Il Fvg posso assicurare che avrà nel 2025 ancora il Giro», aveva detto venerdì sera a Mortegliano il presidente, Massimiliano Fedriga alla presentazione della tappa che il 24 maggio si concluderà a Sappada.
E se si considera l’importante ruolo di Gorizia nel 2025, ecco che Dipiazza ha aperto il vaso di Pandora. Guardando cosa accadde nel 1981, unico precedente di una partenza del Giro da Trieste e dalla regione, l’ipotesi è un cronoprologo (roba buona anche per la prima maglia rosa del “nostro” Milan, per come è andato l’altro giorno alla Tirreno) e poi una tappa, magari transfrontaliera, con arrivo a Gorizia, il massimo sarebbe nel luogo simbolo della città riunificata e cuore dell’Europa, Piazza Transalpina.
Finita qui? No, perché molti sono gli indizi che portano a una partenza o a un arrivo di una terza tappa in Friuli. Se i soldi sono quelli “spifferati” dal sindaco convertito alla maglia rosa, manca una tappa all’appello. L’Abruzzo lo scorso maggio ospitò la crono di Ortona e la tappa di San Salvo (vinta proprio da Milan), pagando 6 milioni anche per l’arrivo in salita a Campo Imperatore alla fine della prima settimana di gara. Il Fvg spinge per un’ulteriore frazione magari nella settimana conclusiva.
Ma è meglio non correre troppo: le diplomazie sono al lavoro da mesi per far sì che un progetto ambizioso diventi realtà. Aggiudicarsi una partenza del Giro non è cosa da poco, l’Abruzzo un anno fa ha fatto un figurone, le concorrenti sono tante. Certo, Promoturismo gongolerebbe per avere i riflettori della regione puntati per una settimana, ma il dado non è ancora tratto. Il project manager delle tappe in Fvg, Paolo Urbani (che segue la trattativa con il portavoce di Fedriga, Edoardo Petiziol), colto di sorpresa dalla Conversione di Dipiazza, è infatti guardingo e preoccupato: «Puntiamo a qualcosa di grosso, ma abbiamo diversi concorrenti che potrebbero batterci sul filo di lana».
Dipiazza farà la fine di Bitossi al Mondiale del 1972 o sarà il Basso della situazione?
Tratto dal Messaggero Veneto e Il Piccolo