Romain Bardet è corridore introspettivo e mai banale. Il 33enne francese si è fatto apprezzare negli anni come uno dei “saggi” del gruppo, per il suo modo di analizzare la realtà nelle gioie e nei dolori, sempre con garbo e pacatezza. Giunto alla sua 13ª stagione tra i professionisti, il corridore del Team dsm-firmenich PostNL fa parte di quella generazione di mezzo rimasta un po’ schiacciata tra la vecchia e la nuova. Da giovane promessa si è ritrovato ad essere, quasi all’improvviso, un corridore coi migliori anni alle spalle.
«La professione del corridore mi piaceva di più una decina di anni fa - ha spiegato Bardet in una bella intervista con Eurosport -. L’elemento umano era più importante e io ho sempre apprezzato l’aspetto da autodidatta del ciclismo. Questa parte è ormai del tutto scomparsa a favore della programmazione e della formazione. Ho l’impressione che siamo sempre più semplici performer, perché la scienza ha preso il sopravvento su tutto. Riusciamo a studiare e comprendere la performance nei minimi dettagli ed è per questo che i giovani arrivano subito al massimo. Per corridori autodidatti, che hanno seguito più che altro passione e istinto, come ad esempio Thibaut Pinot, c’è sempre meno spazio».
Ciò non toglie che l’ex AG2R di voglia e determinazione ne abbia ancora da vendere, anche se le ambizioni di vittoria sono diverse rispetto a qualche anno fa: «Prepararmi per una gara e poi l’adrenalina della competizione continuano a piacermi - spiega ancora il transalpino -. In più sento di avere un dovere nei confronti dei giovani. È un piacere lavorare con in testa non solo le ambizioni personali, ma anche quelle rivolte alla crescita del collettivo. Nel 2024, però, prevedo ancora un dominio di quelle 2-3 squadre che abbiamo visto negli ultimi anni. Per gli altri sarà complicato».
Bardet non parla apertamente di calendario, ma dalle sue parole emerge il desiderio di fare qualcosa di buono al Giro d’Italia, che ha chiuso 7° nel 2021 e nel 2022 si è dovuto ritirare mentre era in piena lotta per il podio. «Mi piacerebbe davvero vincere al Giro. È un obiettivo prima di ritirarmi. Ho poca esperienza col Giro, l’ho fatto solo due volte e terminato una, ma sono contento di avergli dato più spazio in questi ultimi anni. Lottare per una Top 5 in un Grande Giro è sempre più complicato, al momento sono spesso tra il 5° e il 10° posto. Sono realistico, se a Giro e Vuelta, con una condizione al top, posso ancora arrivare tra i primi 5, al Tour è davvero dura. Preferirei quindi puntare a una bella tappa. Vorrei ritrovare il livello che avevo al Giro 2022 e che l’anno scorso non sono riuscito raggiungere al Tour».
Da quando è passato professionista Bardet ha centrato 10 vittorie, tra cui tre tappe alla Grande Boucle (e una maglia a pois nel 2019), con un 2° posto finale nel 2016 e un 3° nel 2017, e una frazione alla Vuelta a España. Il 2024 è l’ultimo anno di contratto con la squadra olandese e il futuro è tutto da scrivere: «Vediamo come va la stagione, non ho una direzione chiara al momento, continuare oppure smettere. Sono fortunato che con la squadra le cose stanno andando bene, quindi sono riflessioni che farò nel corso dell’anno».