Ci siamo conosciuti al Giro d’Italia, lui direttore della carovana pubblicitaria, io inviato della “Gazzetta dello Sport”. Ci siamo riconosciuti in giro, lui testimone, io moderatore, una delle prime volte ad Abbiategrasso, con Renzo Zanazzi, fra ricordi e racconti, avventure e disavventure. Prima o poi, ho detto, bisognerebbe raccogliere le vostre storie. L’ho fatto prima con Renzo, “Diavolo di un corridore” (Italica, 2015), che è anche il mio elogio di uno sport che ha costruito e unito l’Italia, così storico e geografico, così terrestre e novecentesco. L’ho fatto poi, con lui, “Se cadono tutti vinco io” (Ediciclo, 2023), che è anche il mio inno a uno spettacolo che ci ha riempito i cuori, così fisico e sentimentale, così teatrale e circense. E adesso proviamo a presentare queste “cento storie vere al novanta per cento”, la prima data a Rubano (Padova), domani, mercoledì 6 dicembre alle 18 nell’auditorium comunale, ingresso libero fino all’esaurimento dei posti, la prima fila è riservata al sindaco, agli assessori e soprattutto alle sue amatissime e tifosissime sei sorelle.
Dino Zandegù. Cronoman e velocista, stradista e seigiornista, primattore e cantante, gregario e duellante, protagonista e affabulatore. Quella volta che conquistò una cronosquadre mondiale. Quella volta che fece vincere una cronosquadre a un’altra squadra. Quella volta che per una spinta ricattò un prete. Quella volta che per un’altra spinta corruppe un alpino. Quella volta che tradì la propria parola con Eddy Merckx. Quella volta che contro la propria volontà fece vincere Marino Basso. Quella volta che tentò di baciare la moglie di un sindaco. Quella volta che fu baciato da una cantante del Festival di Sanremo. Quella volta che cominciò una sei giorni da corridore e la finì da cantante. Quella volta che ordinò vini di qualità a volontà e poi dovette pagare il conto. Quella volta che preparò “una bomba” con il brodo di gallina. Quella volta che entrò in una bottega per comprare una maglia e ne uscì con la moglie. Quella volta che… Insomma: cento volte. E cento storie.
Dino Zandegù che è nato a Rubano e non a Cantù. Dino Zandegù che per nostra fortuna si innamorò di una bici e non di una gru. Dino Zandegù che andava più forte giù che non su. Dino Zandegù che cantava dal palco anche quando il cielo non era blu. Dino Zandegù che è a metà strada fra Gesù e Belzebù. Dino Zandegù che è un ciclismo del tempo che fu. Dino Zandegù che se non fate in fretta, di posti liberi non ce n’è più.
La verità è che con “Se cadono tutti vinco io”, almeno due hanno già vinto: io, che ho compiuto quanto mi ero promesso, e anche Zandegù, così carico che pedalerebbe fino in Perù.
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