Nel 2024 non pedalerà più a livello agonistico, dopo dodici stagioni nell’élite del ciclismo femminile, una vittoria e diversi piazzamenti, Lara Vieceli ha deciso di terminare la sua carriera. Nata nel 1993 a Feltre l’atleta veneta aveva accennato alla sua decisione nel corso della festa del Pedale Feltrino e oggi ufficializza la sua scelta ai microfoni di tuttobiciweb.
Lara, hai scelto davvero di fermarti?
«Confermo, è tutto vero, il 2023 è stato il mio ultimo anno in gruppo. Smetto e sono molto serena dopo questa decisione. Ho iniziato a correre a sei anni tra i Giovanissimi del Gruppo Sportivo Fonzaso, il paese dove abito, e per tanti anni mi sono dedicata alla bicicletta; con orgoglio e forza di volontà sono arrivata ai massimi livelli del ciclismo, ho corso con grandi campionesse, girato il mondo e fatto bellissime esperienze. Ora è arrivato il momento di pensare ad altro».
Come è maturata la decisione?
«Già nel 2022, al termine del contratto con Ceratizit, avevo pensato di concludere la carriera ma poi c’è stata l’opportunità di passare in Israel Premier Tech Roland e l’ho colta con piacere. Ho dato tutto, non mi sono mai arresa, non ho mai perso la motivazione, neppure dopo le cadute. Dopo l’infortunio di marzo alla Ronde van Drenthe (frattura del piatto tibiale, ndr) ho recuperato e sono tornata alle corse con l’obiettivo di partecipare al Tour de France Femmes. Ci sono riuscita ma dopo la prima tappa non sono stata bene e ho dovuto abbandonare. Lì qualcosa è cambiato…»
Basta ciclismo, giri pagina.
«Scendo di sella ma dire che giro pagina non è corretto. Lo studio è una delle mie passioni e, parallelamente alla mia carriera da ciclista, ho studiato lo sport: mi sono laureata in Scienze Motorie e nei prossimi giorni discuterò la tesi in Management Sportivo concludendo così il mio percorso universitario».
Nuovi progetti sempre nello sport quindi?
«Per ora diverse idee da sviluppare, ancora nessun progetto da annunciare. Sono sempre stata convinta che una volta finita la carriera mi sarebbe servito un periodo di tranquillità prima di iniziare la “nuova vita”. È così, per ora voglio pensare un po’ a me poi ragionerò sul futuro lavorativo».
Quale è stato il momento più bello della carriera?
«Forse andrò controcorrente. Non rispondo citando un ricordo, non dico “la vittoria, i successi delle compagne o la tal gara” ma piuttosto l’ambiente, il gruppo squadra, la condivisione di obiettivi e le esperienze che se non fossi stata una ciclista per tanti anni non avrei potuto fare. In particolare gli anni passati in Ceratizit rimarranno indimenticabili: si è creato un legame unico. E poi ho avuto una grande fortuna».
Cioè?
«Fin da quando correvo nelle categorie giovanili ho ammirato Lisa Brennauer, una grande campionessa. Ho avuto la fortuna di correre in squadra con lei e ricevere da lei consigli preziosi. Le devo un grande ringraziamento»
Qualche rimpianto in questi anni?
«Non è un vero rimpianto ma semplicemente la consapevolezza di essermi dedicata anima e corpo alla bici per tanti anni, sempre al 110% delle mie possibilità».
Un insegnamento che ti lascia il ciclismo.
«L’importanza di focalizzarsi sul processo e non sul risultato. Non è vero che se si desidera tanto una cosa la si ottiene, bisogna conquistarla. L’attenzione deve essere sul percorso, non solo sul traguardo che si raggiunge».
Chiudiamo con i ringraziamenti.
«Sono tanti gli anni passati in bici e tantissime le persone che devo ringraziare. Cito in particolare il Gruppo Sportivo Fonzaso con cui ho iniziato, il Breganze, la Società Ciclistica Michela Fanini e Brunello Fanini che mi ha fatto crescere fra le elite».
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