Indovina chi viene alla Coppa Dino Diddi, la classica del ciclismo Allievi che richiama ogni anno ad Agliana i migliori ciclisti di questa categoria provenienti dall'Italia e dall'estero. Come è accaduto negli anni recenti anche stavolta Mirko Pogacar, papà di Tadej, si è presentato ad Agliana con il Pogi team UAE Generali, ricettacolo di giovani ciclisti sloveni di belle speranze e soprattutto Bastian Petric, sesto all'arrivo e Vania Kuntaric Zibert non hanno affatto sfigurato, come ci conferma papà Pogacar:«Sono contento della loro prestazione, vincere non è mai facile e per me è importante che i nostri ragazzi si siano fatti vedere, in un contesto di concorrenti così qualificato e numeroso. Torneremo ad Agliana, la gara mi piace molto».
Anche Tadej ha partecipato alla Coppa Diddi?
«Sì, nel 2014, ma a quel tempo non ero l'accompagnatore della squadra slovena. Comunque mi raccontò che era stata una bella esperienza e che aveva dato battaglia».
Cosa sta facendo adesso Tadej?
«Sta riposando, non disdegnando di allenarsi in bicicletta, in previsione del finale di stagione con il Giro di Lombardia a cui tiene parecchio, avendo vinto le ultime due edizioni».
La fidanzata ciclista, Urska Zigart, è con lui?
«Sì, sono molto legati e il fatto che pratichino lo stesso sport a livello professionistico li unisce ulteriormente, parlano la stessa lingua...».
La vostra famiglia abita a Komenda, una cittadina di 5.200 abitanti a 25 km da Lubiana: è un luogo ideale per i ciclisti?
«Direi proprio di sì, siamo a quasi 400 metri di altitudine e abbiamo molto verde intorno. Tadej è cresciuto qui, in piena libertà».
Lo ha indirizzato lei al ciclismo?
«No, affatto,, io desideravo che praticasse comunque uno sport e il ciclismo in Slovenia è soltanto la quarta disciplina sportiva più popolare, preceduto da Basket, Calcio e Pallavolo. Il ciclismo è stata una sua scelta, maturata seguendo l'esempio di alcuni amici».
In famiglia è lui l'unico ciclista?
«Il fratello Tilen si è dedicato a questo sport, mentre Barbara, la sorella, non ne ha voluto sapere».
La sconfitta al Tour ha pesato sul morale di Tadej?
«Assolutamente no. Finire secondo al Tour è un risultato di grande prestigio e mio figlio lo ha accettato con il sorriso sulle labbra, Lui è un vero sportivo, rispetta gli avversari e sa riconoscere il loro valore, gli ho inculcato io questi insegnamenti»-
Ma a lei Vingegaard è simpatico?
«Non è questione di simpatia o di antipatia. Diciamo che il danese mi sembra troppo freddo caratterialmente, mentre mio figlio è aperto, empatico, sa farsi voler bene dal pubblico con il suo sorriso e la sua giovialità».
C'è forse il Giro d'Italia nei programmi 2024 di Tadej?
«No, in Italia verrà per le prime tre tappe del Tour. Ovviamente cercherà di battere Vingegaard, punta alla rivincita».
Quest'anno però non c'è riuscito...
«L'infortunio alla Liegi ha penalizzato il suo periodo di preparazione. Poi, al Tour, un virus lo ha messo KO proprio durante le tappe decisive, Insomma, ha avuto troppa sfortuna anche se non si disconosce il valore di Vingegaard».
In Slovenia avete altri Tadej?
«Può darsi, La nostra Federazione Ciclistica presta molta attenzione alla crescita e allo sviluppo del ciclismo giovanile, organizziamo gare educative e percorsi formativi che stanno coinvolgendo molti ciclisti in erba. Mi sembra proprio che siamo sulla via giusta per sviluppare al meglio il nostro amato ciclismo».