Due toscani, due intenditori di ciclismo, due personalità forti che ci regalano una chicca preziosa. Da oggi su Eurosport potete trovare l’intervista che vede come protagonisti due grandissimi: Riccardo Magrini, storico commentatore di Eurosport (iniziò nel 2005 quando a chiamarlo fu il suo amico e collega Andrea Berton) che ha fatto una lunga chiacchierata - un’intervista che non ha paura di affrontare la retorica - con Maurizio Sarri, allenatore della Lazio e grande appassionato di ciclismo.
Magrini e Sarri oltre alla passione per il ciclismo pedalato, condividono tanti ricordi e amici in comune, una sorte di Fil Rouge che lega due toscani DOC. L’idea di questa intervista, la prima si spera di una lunga serie del format Eurosport “A ruota libera”, è nata insieme ad Alessandro Brunetti (Editor Manager di Discovery ndr) mentre stavano tornando da casa di Nibali (anche in quel caso per realizzare un’intervista con lo Squalo) e nel tragitto di rientro è venuto fuori come molti sportivi amino il ciclismo, tra cui proprio Maurizio Sarri appassionato di ciclismo da sempre, in casa si respirava pane e ciclismo grazie alla sua famiglia: “L’anomalia per me è stata il calcio non il ciclismo”, racconta Sarri ai microfoni di Eurosport. Sarri ha anche corso in bicicletta quando era un bambino vincendo tre gare da Esordiente: “Ero un buon ciclista e un giocatore mediocre, ma l’andare a correre e l’aver dietro questa famiglia di ciclisti mi pesava un po’, ma non perchè qualcuno pretendeva dei risultati, ma ero io a voler vincere. Tutti i miei amici poi giocavano a calcio ed è per questo che ho iniziato con il pallone, ma l’amore per il ciclismo è rimasto immutato. Ero un passista veloce, mi divertivano tanto le discese e questo ancora adesso. Oggi in gruppo? Sarei un corridore da Classiche e non da Grandi Giri”. L'aneddoto sul soprannome 'Parapei': "Era quello di mio nonno. Qui in Toscana ci si conosce tutti per soprannomi e io me lo sono scritto anche davanti a casa. Poi è diventato il soprannome del mio babbo e io ero il 'Parapeino secco' perché ero l'ultimo arrivato e perché ero 187 cm e pesavo 69 chili. Ero il secco".
E’ raro, forse impossibile vedere mister Sarri emozionato, ma in questi 24 minuti che scorrono veloci c’è una persona che lo ha fatto commuovere, il suo idolo: Francesco Moser: “La fulminata per il ciclismo me l’ha data Francesco Moser, lo seguivo con una passione enorme. Quando giocavo, il giorno in cui si correva la Parigi-Roubaix, cercavo di calcolare le ammonizioni per essere squalificato. Lo trovai una volta in Versilia, aveva la maglia della Filotex e mi misi a seguirlo a distanza. L'avevo seguito anche quando era ancora un dilettante perché correva in Toscana al Bottegone e il mio babbo mi diceva sempre che c'era un ragazzo forte”.
“L’evoluzione del ciclismo è stato un bel processo, la strada resta sempre la stessa così come la fatica. Stiamo assistendo ad un periodo divertente di questo sport e abbiamo la fortuna di avere questi 3/4 corridori che regalano sempre spettacolo. Io le corse le guardo la notte, aprile che è il mese delle Classiche è il mese decisivo della stagione, maggio ancor di più e quindi cerco di non guardare niente per tutto il giorno e una volta terminato il lavoro mi guardo tutta la tappa. Mi sembra di conoscerti da vent’anni - dice il mister a Magro - tre ore al giorno sento la tua voce e quindi sei di casa. Fra una Parigi-Roubaix e una finale di Champions cosa guarderei? La Parigi-Roubaix tutta la vita”.
Il pensiero sul Record dell’Ora di Filippo Ganna: “Non si può relegare in terz’ordine una prestazione di questo genere. L’ho trovato un insulto allo sport. E’ una prestazione da esaltare. E’ stato sottovalutato in maniera enorme, quasi disturbante”.
Il ciclismo e le prestazioni attuali: “Nel ciclismo i ragazzi hanno delle attenzioni particolari che non esistono ancora nel calcio. Può essere fondamentale il fatto che nel calcio si faccia un gioco, nel ciclismo uno sport, quindi nel calcio può essere più importante l’abilità tecnica rispetto all’avere un’espressione fisica al 100%.
Nel ciclismo se non vai al massimo dell’espressione fisica non c’è soluzione. I ragazzi che fanno ciclismo sono molto più attenti ai particolari rispetto al calcio. Un esempio? L’alimentazione”.
Landismo e Sarrismo: Un paragone che rimanda a Mikel Landa e a un modo di correre libero e istintivo: “Sono quelle filosofie bellissime ma quasi sempre perdenti, il bello è il viaggio non la meta del viaggio”.
I suoi preferiti: “Tadej Pogacar e Wout Van Aert nelle corse di un giorno sono quelli che preferisco”.
Il Giro d’Italia e Tour de France: “E’ stato un bel Giro, bisognerebbe cercare di recuperare grandi interpreti come un Pogacar e Van Aert per farli partecipare anche alla Corsa Rosa. Mi rendo conto che è difficile, la differenza tra il Tour e il Giro è come tra la Premier League e la Serie A. Il Tour ha un potere economico e mediatico che sarà difficile da colmare, speriamo però che la grandi squadre abbiano più interesse per il Giro d’Italia”.
Il ciclismo italiano: “Siamo in un momento d’attesa, abbiamo corridori che possono far bene nelle corse di un giorno ma ci manca il corridore che da visibilità a tutto il sistema del ciclismo italiano per far avvicinare sempre più giovani alla bicicletta. Io sono innamorato di questo sport e il fatto che un corridore come Pogacar sia sloveno e non italiano mi cambia poco, mi appassiona e interessa lo stesso. E’ chiaro che per avere una spinta sarebbe importante avere un corridore italiano di riferimento”.
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