RIFLESSIONI DALLO STELVIO, PER GUARDARE OLTRE GLI ESPULSI

APPROFONDIMENTI | 17/06/2023 | 10:26
di Silvano Antonelli

Nella 4ª tappa del Giro Next Gen 2023 - ma che strano nome, non era il Giro d’Italia Internazionale Under 23? - 31 corridori espulsi dalla corsa per essersi fatti trainare lungo i 21 km della salita dello Stelvio. A conti fatti, al netto dei ritirati, il 18% dei 172 partiti. Sarebbero stati di più se solo si fosse riusciti ad identificarli con certezza.


Un disastro, un autentico patatrac: per l’immagine del Giro, l’impegno degli organizzatori, l’etica sportiva, la qualità e la reputazione dei corridori protagonisti e di parte dei loro direttori sportivi, forse anche la reputazione del nostro ciclismo nazionale.


Chi grida alla vergogna, chi dice “dovete chiedere scusa e basta”, chi viene sepolto dagli improperi al solo accennare che, sempre, in questo genere di corse, si è usata tolleranza nei confronti dei meno preparati e, in particolare, nelle tappe più dure.

Se dette con educazione, se dette mettendoci la faccia, io credo che tutte le opinioni vadano ascoltate per poi, se possibile, trarne il dovuto insegnamento, piuttosto che alzare troppo i toni, senza avere mai il pudore di riconoscere che spesso si diventa “giudici” o “bravi maestri” soltanto quando certi filmati non possono più nascondere ciò che i nostri occhi avevano già visto molte altre volte in precedenza, senza che mai ci fosse, per pigrizia o convenienza, un nostro atto di rifiuto o di denuncia.

Amo il ciclismo, e insieme alle sue virtù credo di conoscere anche molte delle sue debolezze, ma non me la sento di gridare allo scandalo né di essere sorpreso, come si fosse raggiunto un punto di non ritorno, da cui riscrivere praticamente tutto o quasi. Dispiaciuto si, ma distante da quelli che definiscono i nostri Dilettanti come dei “bamboccioni” da pedali, per i quali addirittura proporre agli organizzatori di non usare più nessuna indulgente attenzione, tacendo che oggi le corse a tappe come il Giro d’Italia Under 23 (perdonate se mi ostino a chiamarlo in questo modo) non sono più gare per Dilettanti, come vorrebbe la sua anima originale, ma gare ad appannaggio dei team Professional e Continental. Di fatto corse a tappe per Professionisti (o quasi) di età massima di 22 anni, dove i normali Dilettanti, espropriati del loro naturale terreno di crescita, rischiano di essere aggiunti per fare numero, umiliati dai colleghi che, per vincere, hanno spesso abbandonato la scuola e ogni proposito di darsi una istruzione per il domani.

Senza con questo negare che un pizzico di formazione sportiva ed etica in più, al posto dei soli watt del computerino, non guasterebbe. Fors’anche utile ai loro tecnici e manager.

Ma torniamo al “fattaccio”. Quasi tutti i commenti portano ad una unica sintesi: hanno sbagliato i corridori ed i loro direttori sportivi, un comportamento inaccettabile, da non ripetersi assolutamente più. Punto e basta!

Allora io mi domando, possibile che in tutto questo “calderone”, la responsabilità sia soltanto di chi ha errato e non anche di chi, avendone la facoltà, poteva preventivamente o tempestivamente intervenire per evitare che si arrivasse a tanto?

Escludo gli organizzatori, che oltre a non doversi interessare del controllo tecnico-disciplinare della corsa non hanno convenienza che troppi corridori siano rispediti a casa col rischio di finire il Giro con meno della metà dei corridori. Ma il Collegio dei Commissari lo vogliamo tirare in ballo, oppure, applaudirlo solo per il suo indefesso rispetto delle regole?

Alla riunione tecnica preliminare al Giro, i Commissari avevano opportunamente richiamato i direttori sportivi ad essere corretti e disciplinati in ogni circostanza, e tale raccomandazione anche in occasione del briefing degli addetti alla scorta e alla sicurezza. Come è normale che sia e che avvenga ogni volta, col giusto piglio di chi vuole che le cose nascano nel modo più opportuno.

I Commissari hanno anche fatto altro, e con molto buon senso, proprio per la tappa dello Stelvio, hanno portato il tempo massimo fino al 18% del tempo del vincitore, qualcosa come 37 minuti, un tempo sensibilmente più altro di quello inizialmente previsto.

Le attenzioni preliminari quindi non sono mancate. Ma come ciascuno di noi rispetta il codice della strada più per il timore delle multe che del nostro senso di responsabilità, andava previsto che poi, in gara, si dovesse vigilare per evitare che non accadesse quello che tutti (se dotati di un minimo di esperienza) potevano supporre sarebbe accaduto.

Parliamo di un Collegio che dispone di 4 auto e 3 moto. Un apparato ampiamente sufficiente per svolgere una razionale vigilanza e per effettuare, in prima battuta, i previsti ammonimenti verbali per far cessare sul nascere i comportamenti scorretti ancor prima che questi possano portare a provvedimenti pesanti come la penalizzazione o addirittura l’espulsione.

Che cosa è avvenuto invece? Che molti corridori, troppi, almeno una quarantina, ad un certo punto della salita, sono rimasti lontani da ogni presenza dei Commissari, tanto da – questo è quello che mi sento di sostenere - dare ai corridori e ai loro direttori sportivi l’impressione che anche questa volta, come per altre occasioni, sarebbe stato possibile fare i “furbetti” facendosi trainare secondo il «fai ma non vedo» e il detto-non-detto «tanto questi non portano via il pane a nessuno, lasciamogli almeno la soddisfazione di finire la gara». A conti fatti, quasi un terzo dei corridori è salito senza alcun controllo.

Se non che, ecco la grande-falsa differenza, come nelle cose più prevedibili di questo mondo, qualcuno ha filmato il transito di questi attardati, facendo diventare il fatto di pubblico dominio attraverso la rete e quindi obbligare, a questo punto, e soltanto a questo punto, il Collegio dei Commissari a prendere gl’inevitabili provvedimenti per non macchiarsi a sua volta di incapacità o ipocrisia. Per giunta in due volte, uno alla sera e uno alla mattina dopo, mano a mano si visionavano i filmati che riportavano ciò che in gara solo altri avevano osservato.

Peccato che in questo “zibaldone” ci siano cascati anche alcuni poliziotti della Stradale, dando luogo anche a commenti ingiusti rispetto alla loro normale serietà, professionalità ed impegno. Magari se avvertiti in tempo dai direttori di corsa, si poteva evitare anche questo.

Siamo al paradosso. Senza quei filmati galeotti, non si sarebbe discusso di nulla se non del solito tran-tran, oppure, continuato a tacere di “certe cose”. Con quei filmati, invece, si è provocato il finimondo.

Penso quindi che, senza trascurare le responsabilità dirette di chi ha infranto i regolamenti e l’etica sportiva, se un futuro migliore possiamo costruirlo, meglio sarebbe trasformare un guaio in una utile occasione per riflettere sulle fragilità e sui limiti di ciascuno di noi, anche quando si hanno incarichi importanti, di prestigio, in ogni caso decisivi.

Per me, lo Stelvio è, e resta, una lezione per tutti, anche per quelli che non sono stati espulsi.

Copyright © TBW
COMMENTI
Agghiacciante
17 giugno 2023 12:12 alerossi
Articolo agghiacciante, che conferma che l'italia del ciclismo non può aver futuro.

mi scuserà
17 giugno 2023 12:20 fransoli
se senza alzare i toni le faccio notare che quanto da lei esposto sia piuttosto contraddittorio. Prima si punta il dito sui commissari, che dovevano fare il possibile per evitare il fattaccio. Poi però si conviene che i commissari in effetti avevano alzato il tempo massimo e richiamato tutte le parti alla massima corretezza. Poi si conclude che i corridori devono essere considerati alla stregua dei bambinetti dell'asilo e sorvegliati 24h... ei bimbo questo non si fa altrimenti ti mando in castigo dietro la lavagna.

Quindi Antonelli?
17 giugno 2023 13:05 lupin3
da domani che facciamo, sulla base della "lezione"?

Ah.. questi giovani..
17 giugno 2023 13:37 pianopianopocopoco
Certamente vanno educati ad una etica non solo sportiva ma generale. Invece i signori polizziotti che multano chi fa dietro moto sulle strade provinciali. Sono gli stessi che presenziano agli esami per l'abilitazione a SORTA TECNICA!!!!..GIUDICANO LE RISPOSTE AI TEST E FANNO COLLOQUI DI APPROFONDIMENTO. ancora una volta CHI SA FA!.....CHI NON SA INSEGNA
moto 8 e moto 13 MAI PIU ad una corsa ciclistica!! Solo dirigere il traffico a piedi

Ho riletto
18 giugno 2023 00:12 lupin3
l'articolo dopo il mio primo commento a caldo e confermo che non ho capito assolutamente niente... sarà un mio limite ma ho solo individuato qualche decina di contraddizioni, per cui ripeto: Antonelli, puó spiegare la sua posizione?

Hai dimenticato i tuoi dati, clicca qui.
Se non sei registrato clicca qui.
TBRADIO

00:00
00:00
Seconda vittoria in Coppa del Mondo per Ceylin Del Carmen Alvarado. L'olandese della Fenix Deceuninck è la regina di Zonhoven, in Belgio, dove conquista la prima posizione in solitaria. Dopo aver recuperato terreno sulla scatenata britannica Backstedt e sulla connazionale...


Wout Van Aert deve fare i conti con i malanni di stagione ed è costretto a rinunciare all'esordio nel ciclocross, previsto per domani a Mol. «Purtroppo Wout van Aert si è ammalato e non si riprenderà in tempo per la...


C'è la top-ten per Stefano Viezzi (Alpecin Deceuninck Devo) e Giorgia Pellizotti (SS Sanfiorese) a Zonhoven (Belgio) nella prova valida per la Coppa del Mondo di Ciclocross. Il friulano di Majano è classificato al nono posto tra gli under 23...


All'indomani del secondo posto ottenuto ad Hulst (Olanda), Mattia Agostinacchio trionfa a Zonhoven, in Belgio, dove si è da poco conclusa la terza manche della Coppa del Mondo di Ciclocross per la categoria juniores. L'azzurro, nonchè campione europeo, firma una...


Per Natale è arrivato un regalo postumo anche a Bruno Zanoni, la maglia nera più buona che la storia del ciclismo rammenti e che da abitante di Laigueglia aveva alimentato “il muretto dei ciclisti”, arricchito in questi giorni di una...


C’è chi dicembre lo dedica ai ritiri in Spagna e chi, invece, zitto zitto, ha già ripreso a gareggiare. Mattia Predomo ha cominciato il suo 2025 la scorsa settimana, con un weekend di sprint e progressioni al Track Cycling Challenge...


La conferenza stampa del presidente federale Cordiano Dagnoni e il Giro d’Onore hanno rappresentato anche un grande happening di commissari tecnici e collaboratori delle varie Nazionali azzurre. Il ct azzurro degli Under 23 Marino Amadori ha idee chiare in merito...


Due volte la Sei Giorni di Berlino, due volte quella di Rotterdam, ma anche quella di Ginevra e quelle di Fiorenzuola e Pordenone. E pazienza se oramai si riducono sempre più spesso a quattro, tre o persino due giorni. Nell'Italia...


«Il 2024 è stato un anno meraviglioso che mi ha fatto riscoprire tante cose belle e apprezzare ancora di più le persone che mi vogliono bene e mi stanno accanto». A rilevarlo è stato Francesco Lamon, azzurro dell'inseguimento a squadre...


I suoi record non si trovano sugli annuari del ciclismo né sul Guinness dei primati. Eppure – primo record – pochi sono stati chiamati tutta la vita con un altro nome. Eppure – secondo record – pochi, forse nessuno durante...


TBRADIO

-

00:00
00:00





DIGITAL EDITION
Prima Pagina Edizioni s.r.l. - Via Inama 7 - 20133 Milano - P.I. 11980460155




Editoriale Rapporti & Relazioni Gatti & Misfatti I Dubbi Scripta Manent Fisco così per Sport L'Ora del Pasto Le Storie del Figio ZEROSBATTI Capitani Coraggiosi La Vuelta 2024