Quando si corre il giro delle Fiandre, in Belgio è Pasqua anche se la domenica non coincide: il rito pagano del ciclismo porta un milione e passa di persone sulle strette stradine della campagna fiamminga, fra boccali di birra e profumi di grigliate. Classica di livello e bellezza assoluta, la Ronde è un viaggio che in 273 chilometri propone da metà in poi diciannove ‘muri’ per la maggior parte in pavé, due dei quali in grado di segnare la corsa in modo decisivo: il vecchio Kwaremont, che viene affrontato tre volte, e il Paterberg, esame doppio nonché l’ultimo prima dell’arrivo a Oudenaarde. Non c’è l’iconico muro di Grammont, la novità è la partenza da Bruges dopo sette anni, la ricetta è quella di sempre: forza, resistenza e abilità nel correre davanti sugli strappi, oltre a una buona dose di fortuna che aiuta sempre contro cadute e guai meccanici. Pronostico ristretto soprattutto ai tre tenori Van Aert, Van der Poel e Pogacar, fin qui padroni ovunque, tutti gli altri sono da catalogare alla voce outsider o sorpresa. Ecco le tre facce (più sette) che è possibile ritrovare in cima al podio.
Mathieu Van der Poel. Vince perché è la classica che ama di più, perché in quattro partecipazioni ha raccolto due vittorie, un secondo e un quarto posto, perché quando apre il gas sui muri in pochi sono in grado di tenergli testa. Non vince perché uno fra Van Aert e Pogacar trova il modo di mettergli la ruota davanti.
Wout Van Aert. Vince perché è in un momento di forma strepitosa, perché può sfruttare un superlativo Laporte e una squadra tostissima, perché è una corsa che ha già sfiorato e lo scorso anno ha dovuto saltare per covid. Non vince perché uno fra Van der Poel e Pogacar trova il modo di mettergli la ruota davanti.
Tadej Pogacar. Vince perché è in grado di farlo su qualsiasi terreno, perché un anno fa al debutto si è fermato ai piedi del podio, perché più le classiche sono dure più lui si diverte. Non vince perché uno fra Van der Poel e Van Aert trova il modo di mettergli la ruota davanti.
Sep Vanmarcke. Vince perché sembra aver ritrovato il feeling con le classiche di casa, perché questa è la classica che ha corso più di tutti, perché finire due volte sul podio ti dà la certezza di esser pronto per il risultato pieno. Non vince perché con quei tre fenomeni in circolazione le chances si riducono.
Julian Alaphilippe. Vince perché di grandi classiche in carriera ha conquistato solo la Sanremo, perché ha preparato in maniera speciale questo appuntamento, perché dopo un anno storto la squadra ha bisogno dei suoi risultati. Non vince perché nelle prove monumento gli manca sempre qualcosa per fare centro.
Mads Pedersen. Vince perché questa è una classica che gli va di misura, perché non arrivi secondo per caso quando la corri per la prima volta, perché nelle gare che contano è ormai una presenza fissa. Non vince perché chi resterà con lui farà di tutto per evitare di portarlo allo sprint.
Tom Pidcock. Vince perché sulle strade del Nord trova sempre l’ispirazione, perché ha le caratteristiche giuste per affrontare la fatica sui muri, perché alla Tirreno-Adriatico ha già pagato la tassa della salute. Non vince perché non corre da tre settimane e la mancanza di ritmo alla fine ha sempre il suo peso.
Matej Mohoric. Vince perché nelle classiche dure un posto nei dieci lo trova spesso, perché così in forma a questa corsa non era mai arrivato, perché quando parte con un obiettivo sa anche come arrivarci vicino. Non vince perché un conto è star davanti, un altro arrivare davanti a tutti.
Valentin Madouas. Vince perché è tagliato per questa classica, perché un anno fa ha chiuso al terzo posto, perché alle Strade Bianche ha dimostrato di essere uno che sul podio non finisce per caso. Non vince perché correre da sorpresa non è la stessa cosa che correre da osservato speciale.
Michael Matthews. Vince perché è uno che pietre e strappi li digerisce bene, perché a forza di andarci vicino prima o poi una grande classica la centra, perché dopo due settimane senza corse si è ripresentato subito in prima fila. Non vince perché lo stop per covid prima della Sanremo alla lunga pesa.