La bici sembra appoggiata a un muro. Il telaio è nero con riflessi blu e rossi. Il manubrio – se ne vede solo metà -, così slanciato, pare fuori serie. La sella è pensata per avere pietà di chi pedala. S’intravvede una pista color terra, un giardino verde, forse un marciapiede giallo, la strada fucsia: quattro strisce da sinistra verso destra, una sorta di arcobaleno. E un albero, piantato nel mezzo, nudo e scheletrico come la bici.
E’ un’opera di Bob Dylan. Il cantante, il musicista, l’autore, il poeta. E anche scultore e pittore. Stavolta non corde e penna, ma pennelli e tavolozza. La bici – una city bike, si direbbe – fa parte della mostra “Bob Dylan – retrospectrum”, al Maxxi di Roma, aperta fino al 30 aprile (da martedì a domenica, ore 11-19, ingresso 11-13 euro) e appartiene a quei disegni e schizzi battezzati “The Drawn Blank Series” realizzati fra gli anni Ottanta e Novanta. Robert Zimmerman, in arte Bob Dylan, 81 anni, premio Pulitzer per il giornalismo e premio Nobel per la letteratura, da Duluth, Minnesota, al mondo, alla storia, forse all’eternità. Anche con questa bici.
Bob Dylan pedala nelle sue canzoni. Il suo secondo album ufficiale, anno 1963, s’intitolava “The Freewheelin’ Bob Dylan”, a ruota libera, e conteneva, tra l’altro, “Don’t Think Twice, It’s Allright”, non pensarci due volte, va tutto bene. In una canzone d’amore, “Buckets of Rain”, secchi di pioggia, del 1975, canta: “Se mi vuoi / tesoro piccola, io sarò qui / mi piace il tuo sorriso / e la punta delle dita / come il modo in cui muovi i fianchi / Mi piace il modo freddo in cui mi guardi / Tutto di te mi sta portando sofferenza / Piccolo carro rosso / Piccola bicicletta rossa / Non sono una scimmia ma so cosa mi piace / Mi piace il modo in cui mi ami forte e lento / Ti porto con me”. In un viaggio in Russia, nel 1985, Dylan ebbe il privilegio di pedalare sulla bici di Lev Tostoj nella sua dacia a Yasnaya Polyana, grazie all’intercessione di una guida turistica. E in una foto reperibile su Internet è ritratto mentre pedala, con la dovuta prudenza, su una bici in Slovacchia, nel 2010. C’è anche un ritratto fotografico, firmato da Mark Seliger, in cui Dylan posa appoggiandosi a una vecchia bici da città. E si tramanda il racconto di Bob Dylan che, soprattutto in Olanda, noleggia una bici e pedala dalla mattina alla sera. “Blowin’ in the wind”, soffiando nel vento.
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