Tra il 2010 e il 2023 non c’è anno in cui Diego Ulissi non abbia messo il suo sigillo. E considerando che il 2010 è l’anno in cui è passato professionista con la Lampre-Farnese Vini, è piuttosto facile intuire che in carriera non è mai rimasto a secco.
La prima del 2023 è arrivata sul caldo traguardo delle Yitti Hills del Tour of Oman 2023, a pochi chilometri dalla capitale Mascate, che presentava un arrivo “alla Ulissi”, ovvero in leggera salita dopo una tappa nervosa, in cui ha potuto far valere il suo ottimo rapporto peso-potenza nello sprint finale. «Mi sentivo bene, ieri la salita era tosta, ho chiuso in Top 10 ma speravamo in qualcosa di meglio – ha raccontato il livornese subito dopo l’arrivo a braccia alzate -. Oggi è stata una tappa diversa da quella degli altri giorni, innanzitutto perché era di 200 km, e poi perché è stata ben più tirata, con i primi 70 km fatti a 50 km/h che nel finale si sono fatti sentire, favorendo maggiormente un corridore con le mie caratteristiche. Nel finale è stato tutto perfetto, prima con l'attacco di Ackermann negli ultimi chilometri e poi con Laengen e Formolo che mi hanno guidato al meglio verso la volata».
Il toscano della UAE Team Emirates ci aveva già girato attorno in questi giorni, palesando una condizione più che discreta: «Volevo partire forte quest'anno, però a gennaio son stato poco bene, sono rimasto fermo una settimana e al Challenge Maiorca l'ho accusato, sotto il diluvio non mi sono sentito particolarmente brillante ma avevo comunque percepito che la gamba stava migliorando. Qui in Oman ho trovato arrivi adatti a me e non mi sono voluto tirare indietro. Sono contento».
Come detto, in 14 stagioni tra i grandi non ha mai abbassato l’asticella, non solo vincendo almeno una gara ogni anno, ma ripresentando puntualmente una competitività per tutto l’arco della stagione, che ha fatto la fortuna prima della Lampre e poi della UAE. «Ogni anno è più difficile rimanere al top, perché il livello nelle ultime stagioni si è alzato incredibilmente e i giovani che passano professionisti hanno già le qualità per vincere. La concorrenza è altissima, ma io continuo a lavorare per farmi trovare pronto, che sia per essere capitano o di appoggio ai compagni, e negli anni sono riuscito a mantenere una certa costanza di rendimento e a trovare la mia dimensione di corridore».
Si dice che arrivando ai massimi livelli troppo presto poi si rischia di tramontare prima, ma Ulissi rappresenta un buon esempio contrario, dal momento che era un vincente a 21 anni e lo è ancora a 34. È un discorso che si fa anche su Tadej Pogačar, ma Diego frena subito, perché lo sloveno non può essere considerato un corridore normale. «Tadej meglio lasciarlo perdere, che al momento insieme ad altri 2-3 corridori fa proprio un altro sport, come avete potuto vedere anche ieri a Jaén. Per quanto mi riguarda penso che l'aver trovato un ambiente in cui sto bene mi abbia aiutato molto, alla fine come professionista sono nato e cresciuto in questo gruppo – continua Ulissi, che in squadra storicamente molto italiana è rimasto ormai l’unico tra i corridori a difendere il “Made in Italy” insieme a Formolo, Trentin e Covi -. Sono contento di aver potuto ripagare la fiducia con 45 vittorie spalmate nel corso degli anni. Ora non resta che vedere per quanto tempo voglia e motivazione continueranno a spingermi per restare a questo livello».
L’Oman rappresenta per Diego solamente un gradino dell’impegnativa prima parte di stagione, che lo vedrà poi al via di Trofeo Laigueglia, Tirreno-Adriatico, Milano-Sanremo, Giro dei Paesi Baschi e Giro d’Italia, in cui farà parte di un team davvero forte con Jay Vine, João Almeida, Davide Formolo e Alessandro Covi tra gli altri. Con la speranza, magari, di aggiornare ancora le sue grandi statistiche.