Con quella di quest’anno il Tour of Oman tocca quota 12 edizioni. Tolto il defunto Tour of Qatar, è ormai la corsa medio-orientale con la storia e l’identità più precisa e in questo 2023 si presenta con una veste ancor più interessante, dal momento che mai il percorso nei 5 giorni di gara era stato così duro come quest’anno. Se si pensa al deserto si pensano ai volatoni a strade larghe, ma qui la storia sarà ben diversa e i velocisti, addirittura, potrebbero tornare a casa a mani vuote. La corsa, infatti, farà continue escursioni sui Monti Hajar, rendendo così quasi ogni tappa significativa per il modellamento finale della classifica generale.
La cattiva notizia per gli appassionati è che anche quest’anno non ci sarà diretta televisiva, se non quella dei canali nazionali omaniti, lasciando così l’Europa nuovamente orfana televisivamente degli splendidi paesaggi che offre questa corsa. Localmente, infatti, non sono ancora attrezzati per garantire le immagini in diretta. ASO garantirà comunque gli highlights nel post-gara, mentre i più audaci potranno lanciarsi alla ricerca di qualche streaming della TV d’Oman. Noi saremo comunque in loco, pronti a raccontarvi la corsa con resoconti e interviste.
PERCORSO
Non solo deserto, quindi, nei paesaggi che si troveranno davanti i corridori, ma anche le imponenti rocce calcaree che formano la catena dei Monti Hajar, solcati dai tipici wadi omaniti, canyon creati dal corso dei fiumi. Si parte sabato dalla fortezza di Al Rustaq, la più alta del Sultanato e immersa nella natura, per arrivare all’Oman Convention and Exhibition Center, facilmente riconoscibile grazie alla sua forma rotonda e alla cupola ispirata ai petali di rosa, dopo 147 km di gara. Questa potrebbe essere l’unica occasione per gli sprinter puri, che dovranno superare lo strappo di Fanja (1,1 km al 9,1%) a 55 km dall’arrivo e poi uno zampellotto di un chilometro al 5,3% a 10 km dalla fine, oltre ad un ultimo chilometro che sale leggermente.
Già la seconda frazione si preannuncia piuttosto interessante, con partenza dal Sultan Qaboos Sports Complex e arrivo a Qurayyat, piccola cittadina famosa per la spiaggia sabbiosa e la sua fortezza, dopo 174 km. I primi chilometri metteranno subito fatica sulle gambe dei corridori, visto che si sale per 3,5 km al 9,2% verso Al Jabal Street, e potrebbe crearsi una fuga di corridori forti. A decidere la tappa sarà però la doppia scalata a Qurayyat, che misura 2,6 km al 7%, la prima volta a 52 km dall’arrivo e poi andando verso il traguardo. In questa giornata si potrà già capire chi può ambire alla classifica generale del Tour of Oman 2023.
Ancora più esigente l’arrivo della terza tappa, la Al Khobar- Jabal Haat di 152 km, con gli ultimi 4,6 km che salgono ad una media dell’8,5% verso uno dei punti più panoramici delle montagne d’Oman. Perfetta per i corridori esplosivi anche la quarta frazione, la più lunga della corsa coi suoi 205 km, che porterà il gruppo dalla città più antica d’Oman, Izki, fino alla costa, sulle Yitti Hills. Attenzione al finale, visto che negli ultimi 16 km sono previsti gli strappi di Wadi Al Kabir (1,2 km al 4,3%), di Al Jissah (3,2 km al 5,4%) prima dell’arrivo con un tratto di 800 metri al 5% al quale seguono 1,7 km al 6% fino alla linea d’arrivo.
Per la prima volta, infine, alla Green Mountain, l’Alpe d’Huez d’Oman, è stata riservata la tappa finale, per un’ultima frazione che si preannuncia scoppiettante. Si partirà dall’ “Al Feyhaa Resthouse” di Samail e si arriverà a Jabal Al Akhdar, il cui traguardo è posto a 1200 metri ma i cui picchi arrivano anche a 3000 metri. È detta “Green” perché le maggiori precipitazioni di questa zona permettono la crescita di erba medica, ma il paesaggio nel complesso, resta arido e desolato. La salita è di quelle toste, misura 5,7 km al 10,5%: qui ci hanno vinto, solo per citare alcuni nomi, Joaquim Rodriguez, Chris Froome e Vincenzo Nibali due volte. Per chi lo vorrà, ci sarà tutto lo spazio per ribaltare la classifica.
(altimetrie in copertina)
FAVORITI
L’edizione di quest’anno è pane per gli scalatori e i grimpeur. Non mancano i vincitori delle ultime tre edizioni, Alexey Lutsenko (Astana Qazaqstan), in maglia rossa nel 2018 e 2019, e Jan Hirt (Soudal-QuickStep) nel 2022, dopo il doppio annullamento per la morte del sultano Qabos nel 2020 e il covid nel 2021. Il ceco, in particolare, avrà una squadra adatta per andare a caccia del bersaglio grosso, visto che anche Fausto Masnada, secondo lo scorso anno, e Mauri Vansevenant hanno le carte in regola per provare a dire la loro. Anche Jesus Herrada (Cofidis) conosce bene questa corsa, dal momento che nel 2019 ha chiuso al terzo posto, e anche per lui il percorso offre tante opportunità di brillare insieme al compagno Axel Zingle.
Davide Formolo (UAE Team Emirates) vuole dare continuità al secondo posto del Saudi Tour e insieme a lui ci sarà l’amico Diego Ulissi, che ha nelle corde quanto meno una vittoria di tappa. A proposito di italiani, in ottica classifica generale andranno tenuti d’occhio Giovanni Aleotti (Bora-hansgrohe), che dovrà però smezzarsi i gradi di capitano con Emanuel Buchmann e il giovanissimo Cian Uijtdebroecks, e Giovanni Carboni (Equipo Kern Pharma). In salita ambizioni importanti le nutrono anche Louis Meintjes e Rein Taaramäe (Intermarché-Circus-Wanty), Ivan Sosa e Matteo Jorgenson (Movistar), Maxim Van Gils e Eduardo Sepulveda (Lotto Dstny) e Geoffrey Bouchard (AG2R Citroën).
Da segnalare anche l’esordio in maglia Astana Qazaqstan per Mark Cavendish, che però avrà solo la prima tappa per provare a lasciare il segno e dovrà comunque vedersela con Tim Merlier (Soudal-QuickStep), Pascal Ackermann (UAE Team Emirates), Matthew Walls (Bora-hansgrohe), Max Kanter (Movistar), Arne Marit (Intermarché-Circus-Wanty) e Kristoffer Halvorsen (Uno-X).
La schiera italiana, invece, è completata da Andrea Vendrame (AG2R Citroën), che proverà a conquistare un traguardo di tappa insieme al compagno Greg Van Avermaet, Simone Petilli e il giovane Francesco Busatto (Intermarché-Circus-Wanty), in prestito dal team satellite, Manuele Boaro e Leonardo Basso (Astana Qazaqstan), i quali saranno a disposizione di Cavendish e Lutsenko.
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