Al via della Vuelta a San Juan conosciamo Marco Frigo, uno dei volti nuovi del gruppo dei professionisti. Il 22enne di Bassano del Grappa cresciuto nella Seg Racing e alla Israel Cycling Academy, ora in forza alla Israel Premier Tech ha esordito ieri tra i grandi del ciclismo mondiale in Argentina (nella foto è affiancato al compagno Giacomo Nizzolo, ieri 3° nella prima tappa, ndr) e, prima del via, ci ha raccontato un po' di lui e dei sogni che ha intenzione di inseguire in sella alla sua bicicletta.
Sei emozionato al debutto ufficiale nella massima categoria?
«Sì, anche se ufficiosamente mi sembra di averlo fatto già un anno fa visto che anche nel 2022 ho avuto modo di fare diverse esperienze nella massima categoria con il vivaio del team attuale. Ho affrontato un bel percorso per arrivare fin qui quindi per me non è un salto nel vuoto, anche se sono consapevole che posso migliorare tantissimo. Quello del professionismo è un mondo che diciamo ho già assaporato e di cui è bello ora far parte a tutti gli effetti».
Su cosa devi lavorare maggiormente?
«A livello fisico ho ancora dei margini di miglioramento, sono 1.88 mt per 73 kg. Per andare forte in salita dovrei limare ancora qualcosina, ma è un processo che verrà con il tempo, senza troppo stress. In più devo migliorare a livello di tattica di gara e gestione dello sforzo. È chiamato mondo dei professionisti non a caso e vista la mia età ho tempo per imparare e crescere. Mi immagino corridore da corse a tappe, anche se non riuscissi a diventare un leader, vorrei esprimermi al meglio in questo tipo di gare».
Il programma del tuo primo anno tra i big cosa prevede?
«Principalmente corse a tappe di una settimana. A febbraio mi aspettano un paio di gare in Francia di un giorno, a marzo Tirreno-Adriatico, Coppi e Bartali, Giro di Svizzera e via andare. Non ho un obiettivo particolare, se non di accumulare esperienza e ricercare buone sensazioni per essere di supporto alla squadra e, perchè no?, ricercare un risultato personale».
La bicicletta come è entrata a far parte della tua vita?
«Ho iniziato a pedalare a 8 anni. Papà Fabio ha corso fino al dilettantismo ma non mi ha mai spinto verso il ciclismo. Mamma Marta invece ha preteso che imparassi a nuotare, una volta assimilati stile libero e dorso, mi sono avvicinato spontaneamente alle due ruote. Il supporto della famiglia non è mai mancato. Oltre ai miei genitori, ho sempre potuto contare sui miei due fratelli, Dario che ha 2 anni più di me e Davide, che è 7 anni più giovane. Entrambi sono appassionatissimi di ciclismo, il piccolo ha anche corso da allievo con il Veloce Club Bassano. In questi giorni da casa ho sentito una bella spinta, che mi sprona a fare bene, ma è solo l'inizio di un'avventura spero lunga e ricca di soddisfazioni».
Ai tifosi che ancora non ti conoscono, come vorresti presentarti?
«Sono un ragazzo molto tranquillo, generoso e senza troppi grilli per la testa. Mi ritengo consapevole dei miei mezzi e umile al tempo stesso, vedremo dove potrò arrivare... Sono diplomato in Elettrotecnica e ora sono iscritto a Ingegneria Gestionale all'Università, sto cercando di portare avanti sia gli studi che il ciclismo anche se è difficile tenere il passo con gli esami. Nei giorni scorsi avrei dovuto affrontare Disegno Meccanico, ma non è stato possibile per via del fuso orario. Avrei dovuto dare l'esame alle 3 del mattino e alla vigilia della mia prima gara tra i pro' era praticamente impossibile. Proverò a incastrarlo tra una gara e l'altra a marzo. Passioni extraciclistiche? Amo qualsiasi veicolo a motore, in particolare le auto da rally, e la montagna».
Campioni di riferimento?
«Sono cresciuto avendo come idolo Fabian Cancellara, oggi ammiro ogni corridore dal primo all'ultimo. Ognuno merita rispetto per la fatica che comporta questo lavoro. Secondo me i professionisti sono tutti campioni, chi più forte e chi meno, quindi tengo gli occhi aperti per imparare da chiunque e prendere ispirazione da chi raggiunge gli obiettivi che si è prefissato».
Chiudiamo parlando di sogni.
«Da bambino desideravo diventare professionista, ora che ho raggiunto questo traguardo se devo spararla proprio grossa dico che il sogno più grande sarebbe vincere il Giro d'Italia. Conquistare la maglia rosa magari è un desiderio irraggiungibile, ma portare a casa una tappa è un obiettivo che non ho pudore a rivelare».