Caro Direttore, dopo la prematura scomparsa di Gianluca Vialli, indiscusso e stimato campione di un calcio entusiasmante e vincente, sono comparse sui mass media dichiarazioni rese da calciatori più o meno affermati e noti. Tirano in ballo “integratori”, “medicine” e “pillole” che erano di comune assunzione nel corso della loro attività agonistica. Per la gran parte, si… ingurgitava e ci si iniettava ciò che era prescritto o “consigliato” dalle squadre in cui era militanza, ovviamente inconsapevoli di quanto veniva introdotto nel proprio organismo.
Si dice: qualche flebo, un po’ di pillole, il vecchio e caro Micoren e... altro di cui nulla si sapeva. Le finalità, manco a dirlo, erano quelle altrettanto scontate di attenuare e sostenere le fatiche del mestiere e di migliorare conseguentemente le performances pedatorie.
Si parla, ancorchè in forme sovente (e cautamente) interrogative di Doping nel Calcio, in maniera inequivoca e non a livello di… pissipissibaubau.
Una novità epocale, pressoché come lo sbarco su Marte. Roba da non credere : non era (ovvio, non lo è più !) solo il nostro amato Ciclismo lo sport d’elezione per sua maestà “la Bomba”. Insomma, non eravamo soli.
O, almeno, così si va dicendo e scrivendo.
Sarebbe in qualche modo anche consolatorio. Se non fosse che il Ciclismo, e solo i Ciclisti, sono stati massacrati e vilipesi per decenni con la storiella, o storiaccia, dei figli prediletti del Doping , degli Atleti dalle prestazioni frutto prevalente di pratiche artificiose e indicibili. Insomma solo i Corridori Ciclisti apparentemente belli, ma esclusivamente dannati.
Ora sembra scoprirsi che anche il dio Pallone fosse abbastanza “gonfio”, e non solo di gloria . Mi aspetto che segua la scoperta , altrettanto clamorosa, dell’acqua calda. Chi vivrà, vedrà.
Cordialmente.
Fiorenzo Alessi