Parabiago, a 23 chilometri da Milano. Dalle palafitte ai calzaturifici, dalla via romana Mediolannum-Verbannus all’incrocio di autostrade e superstrade, da “centro abitato vicino a una palude” alla città di due campioni del mondo di ciclismo. E molto altro.
“L’Italia che vola” è il libro che Parabiago ha voluto dedicare proprio a quei due che portano il suo arcobaleno nella storia dello sport: Libero Ferrario, che vinse a Zurigo nel 1923, e Beppe Saronni, che trionfò a Goodwood nel 1982. Due volate prepotenti, storiche, infinite. Per un anniversario lungo un anno, che è cominciato adesso con i 40 dalla vittoria a colori di Saronni e si concluderà con i 100 da quella in bianco e nero di Ferrario.
Claudio Gregori ha scavato negli archivi per resuscitare Ferrario: quando, a sette anni, scoprì il fascino delle corse assistendo alla Tre Coppe di Parabiago, primo Canepari, secondo Galetti, terzo Oriani; quando, a 17 anni, affrontò un bue ribelle e, a mani nude, lo domò; quando, nel 1919, a 18 anni, colse la prima vittoria emulando le gesta del suo eroe, Girardengo; e soprattutto quando, a 22 anni, in uno stato di grazia, si arrampicò in cima al mondo.
Io ho intervistato Saronni, ma anche gli altri protagonisti della vittoriosa trasferta in Inghilterra: il viaggio nel tempo di Alfredo Martini (e anche di Franco Vita e di Marino Vigna); la composizione della squadra azzurra, la Squadra, misurata e bilanciata per trovare l’equilibrio magico tra i due eterni duellanti, Moser e Saronni; la cura dei dettagli, in officina ma anche in cucina, nelle stanze dell’albergo ma anche lungo i bordi del circuito; la vigilia, con il secondo posto di Maria Canins nella prova riservata alle donne; la devozione dei gregari e il sacrificio delle altre punte; fino a quei 300 metri finali, pedalata per pedalata, pedalata dopo pedalata, quelle pedalate paragonate a una fucilata.
“L’Italia che vola” (Ediciclo, 176 pagine, 18 euro) è stato presentato domenica 18 settembre, alle 14.30, al campo sportivo Libero Ferrario di Parabiago. Dopo uno speciale annullo filatelico e i saluti delle autorità, Gregori e io, e soprattutto Saronni (in platea anche Roberto Ceruti, Giovanni Mantovani e Antonio Saronni), abbiamo raccontato quelle storie iridate. Ci saranno altre puntate.
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