Il più ripubblicato è “Coppi e il diavolo” di Gianni Brera: la prima volta nel 1981 per Rizzoli, l’ultima nel 2022 da Rusconi.
Il più fotografico è “Fausto Coppi – la grandezza del mito”: oltre 500 immagini dall’archivio di Walter Breveglieri in 400 pagine, nel 2018 per Minerva.
Il più autobiografico è “Non ho tradito nessuno”: Gabriele Moroni per Meri Pozza nel 2019 ha raccolto e allineato gli scritti del Campionissimo, il primo nel 1949, l’ultimo – postumo – nel 1960.
Il più antico – del 1942 - fu quello scritto da Vincenzo Baggioli per la Nuova Aurora di Milano: 20 pagine, 14 foto e 17 vignette. Il più recente – del 2022 – è questo: “Il libro dei libri – Due”, in cui Ezio Zanenga censisce per la seconda volta (la prima nel 2015) la bibliografia di Fausto Coppi, stampata in proprio in 200 esemplari, destinata ad amici, collezionisti ed estimatori (per informazioni: eziozanenga@libero.it). Non solo segnalazioni, indicazioni e riassunti dei 326 titoli di libri, ma anche di 30 calendari, 11 “folders” filatelici, 35 titoli stranieri, 123 autori e un amarcord che unisce la Treviglio di Zanenga alla Castellania di Coppi, fra disegni e illustrazioni, premi e testimonianze, cerimonie e reportage.
Coppi – i diritti d’autore a Bruno Raschi e Gian Paolo Ormezzano – il più grande. Anche la più grande fonte di ispirazione storica e letteraria, biografica e geografica. C’è chi lo ha esplorato nella sua terra (“Fausto Coppi e la sua Castellania” di Domenico Massa e Piero Coppi, Nuova Editrice Genevose, 1998), chi in Liguria (“Coppi in Riviera” di Carlo Delfino, Grafica DGS, 2001) e chi sui Monti Pallidi (“Fausto Coppi e le Dolomiti” di Bruno Cavalieri e Giancarlo Benatti, Centro commerciale La Rotonda, 2001), c’è chi lo ha ritratto a strisce (“Fausto Coppi a fumetti”, Arti Grafiche Confalonieri, 1947) e chi a testimonianze (“Il Campionissimo e la Via Emilia” di Roberto Fiorini, Associazione Fausto e Serse Coppi, 2014), c’è chi lo ha eletto “Il Dittatore” (autori vari, Il Giornale d’Italia, 1949), chi “Il Campionissimo” (di Vincenzo Ledonne, Arti Grafiche Chiappetta, 1967), chi “Faustissimo” (Silvio Franceschini, Il Fiorino, 2009). C’è chi è arrivato a lui passando per il suo scopritore Biagio Cavanna, o per suo fratello Serse, o per i suoi gregari, o per le sue due mogli, o per le sue biciclette, e ovviamente per Gino Bartali (in questo caso, “Coppi contro Bartali” di Claudio Gregori per Diarkos, 2021). C’è chi gli si è dedicato con una passione esistenziale, da Rino Negri (la prima volta addirittura nel 1948 con “Coppi direttissimo bianco-celeste”, Edizione Triplesport) ad Andrea Maietti (“L’ultima fuga di Coppi e Mariellina”, Edizioni Diabasis, 2022, e “Due soli al comando” – Coppi e Hemingway all’Harrys Bar di Venezia -, Associazione Fausto e Serse Coppi, 2022).
A tentare di raccontarlo, descriverlo, spiegarlo, svelarlo, scavarlo, i più grandi corridori e poi commissari tecnici (da Alfredo Binda ad Alfredo Martini), i più grandi giornalisti (da Mario Fossati a Jean-Paul Ollivier, da Orio Vergani a Indro Montanelli), i più grandi scrittori (da Curzio Malaparte a Dino Buzzati).
Su Coppi hanno volato perfino i più grandi poeti. La quarta di copertina riporta “L’Airone” di Alda Merini: “Nessuno resterà soffocato dal tempo / l’indomito cavallo d’acciaio / continuerà metro dopo metro / a solcare le innumerevoli ascese / lungo un calvario d’infinite fatiche...”.
Parole definitive. Ma non saranno le ultime. Coppi continuerà a volare e pedalare. Nero su bianco.
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