L’Alpe d’Huez non è solo una cima delle Alpi Francesi nel dipartimento dell’Isère e non è solo una parte del Massiccio del Grandes Rousses. Per noi italiani ha un valore speciale, perché quando questa cima nel 1952 fece la sua prima apparizione al Tour de France, ad impadronirsi della sua vetta fu Fausto Coppi.
Negli anni successi, altri italiani hanno conquistato l’Alpe d’Huez e lo abbiamo visto fare a Gianni Bugno nel 1990 e 1991 e poi le due imprese di Marco Pantani nel 1995 e 1997. Nel 1994 fu la volta di Roberto Conti e Giuseppe Guerini, nel 1999, che è stato l’ultimo azzurro a tagliare per primo il traguardo su una delle salite più iconiche del ciclismo.
Ma ogni volta che il Tour torna su questa salita e i nostri occhi increduli guardano i 21 tornanti, è impossibile non ricordare quel tardo pomeriggio di venerdì 4 luglio 1952, quando 88 corridori partiti da Losanna si stavano dirigendo verso l’Alpe d’Huez. Nei 252 km di gara e 8 ore di corsa, i corridori non avevano dato un grande spettacolo e a soli 14 km dalla cima il gruppo decise di fermarsi per riempire le borracce alle fontane e per un po’ scherzare anche con l’acqua. Fu il francese Jean Robic, il vincitore del Tour 1947 soprannominato “testa di cuoio”, per via del suo casco, a fare la prima mossa, attaccando dalla parte più bassa della salita. Robic venne seguito dal belga Alexandre Close e poco dopo dal compagno di squadra Raphaël Geminiani. Poi, mentre la salita iniziava a farsi sentire, dal gruppo come un vero eroe, uscì fuori Fausto Coppi.
L'italiano aveva deciso di rilanciare e cambiare per sempre la storia del Tour de France con un attacco potente ed efficace. Raggiunse rapidamente Geminiani e passò dritto prima di raggiungere Robic. Coppi era al comando della corsa, ma c’era ancora una battaglia da portare a termine, quella tra due straordinari campioni, tanto forti quanto diversi uno dall’altro.
Coppi era snello e leggero e gli bastava sfiorare i pedali per salire veloce. Robic era invece piccolo e incurvato, faceva smorfie e il suo occhio era feroce e le mascelle serrate e saliva dondolando mentre cercava disperatamente di rimanere alla ruota del piemontese.
Sulla strada non c’è tanta gente perché quella era la prima volta che la Grande Boucle toccava quei paesi alpini.
Robic era finito e la sua testa guardava verso il basso e si girava per vedere chi altro avrebbe potuto superarlo. Coppi invece era lì sulla strada che saliva con il suo passo leggero e sereno. Vedeva il traguardo e ancora non sapeva di aver scritto una delle pagine più epiche della storia dello sport. Quando si stava avvicinando alla linea d’arrivo, smise di pedalare e si allentò le cinghie degli scarpini. Non c’era la folla ad attenderlo e a portarlo in trionfo, era il primo arrivo sull’Alpe d’Huez e quel giorno nessuno sapeva, che proprio quella montagna avrebbe cambiato la storia della corsa gialla.
L’Airone fu protagonista di un volo unico che lo portò a guadagnare 1 minuto e 20 secondi su Robic e a prendere quella maglia gialla che non avrebbe più tolto.
Coppi era arrivato al Tour del 1952 in buona forma e con lui c’era anche Gino Bartali in quella squadra azzurra scelta da Alfredo Binda. Coppi raggiunse Parigi il 19 luglio dopo aver conquistato cinque vittorie di tappa, comprese quelle sulle tre montagne della corsa, con un vantaggio di 28 minuti e 17 secondi su Stan Ockers, secondo. Quel giorno per la seconda volta nella storia del ciclismo, il Campionissimo, si assicurò la doppietta Giro-Tour, che fino al 1949 era stata considerata impossibile, ma che sempre Coppi aveva reso possibile.
Per quanto riguarda l'Alpe d'Huez, la salita non sarebbe riapparsa fino al 1976. L’esperimento del 1952 non era stato considerato un successo, perché la tappa non aveva richiamato folla ed era passata abbastanza in sordina. L'organizzatore del Tour Jacques Goddet decise, che visti i risultati non c’era bisogno di forzare troppo per arrivare così in alto, ma si sbagliava e l’Alpe d’Huez ancora oggi è uno dei simboli più straordinari del Tour de France.
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